Abolizione ticket: cos’ha deciso il Governo


La riforma annunciata dal ministro Speranza resta a metà: sì all’abolizione del superticket ma niente riordino immediato in base al reddito.
Il riordino del ticket sanitario dovrà aspettare. In compenso il Governo ha confermato l’abolizione del superticket sanitario. È una delle misure contenute nella manovra che deve essere ancora approvata in via definitiva ma che ha già alcuni punti saldi. Uno di questi, appunto, l’addio ai 10 euro in più che si pagano in alcune regioni. Significa che se oggi, ad esempio, per fare una mammografia si paga 36,15 euro di esame più 10 di superticket, con il provvedimento preso nella manovra si pagheranno «soltanto» 36,15 euro.
Il superticket non verrà abolito subito: si dovrà attendere il 1° settembre 2020. Per compensare le minori entrate, verrà incrementato il fabbisogno standard della sanità italiana: 185 milioni di euro in più per il prossimo ano e 554 milioni di euro per il 2021.
Si concretizza in questo modo uno degli obiettivi annunciati dal ministro della Salute Roberto Speranza. L’altro, invece, quello di un riordino della compartecipazione alla spesa sanitaria, resta nel cassetto in attesa di una valutazione più approfondita. L’intenzione di Speranza è quella di far pagare agli utenti del Ssn un ticket in base al reddito, cioè con un criterio di progressività.
Per capirci: oggi, fare una Tac o una risonanza ha un determinato costo, che il cittadino sia ricco oppure che faccia fatica ad arrivare alla fine del mese: il ticket da pagare è quello e non ci piove. Quello che, invece, si vorrebbe fare è adottare un meccanismo tale per cui chi ha di più paga di più e chi è in difficoltà o non paga o paga di meno.
La riforma – se e quando arriverà, e sempre nelle intenzioni del ministro – terrà conto anche delle esenzioni: «Ci sarà un peso maggiore del fattore condizione economica», ha già avuto modo di spiegare Speranza. Non ci dovrebbero essere dei cambiamenti per quanto riguarda le esenzioni per patologie gravi, per chi ha più di 65 anni e meno di 6 e per chi ha un reddito al di sotto dei 36mila euro l’anno.