Distinguere le infezioni dalle infiammazioni: un nuovo metodo


La nuova tecnica radiomica consente di capire senza interventi chirurgici se una protesi è infetta e offre soluzioni anche per la cura dei tumori.
C’è un nuovo metodo per capire quando le protesi si infettano davvero e così distinguere tra infezioni e semplici infiammazioni: arriva dal Centro diagnostico italiano di Milano, che ha applicato l’intelligenza artificiale per capire, attraverso una nuova tecnica chiamata radiomica, quando un paziente al quale sono state impiantate protesi, chiodi o placche in ossa o articolazioni sviluppa un’infezione che richiede un intervento di rimozione.
Finora distinguere tra infezione e semplice infiammazione era molto complesso, a meno di intervenire chirurgicamente, mentre ora grazie alla nuova metodica sviluppata a Milano si potranno evitare procedure invasive e seconde operazioni inutili.
La notizia è riportata oggi da Adnkronos Salute tra le novità in vetrina al congresso internazionale ‘Radiomics and Artificial Intelligence 2020 from Technology to the Patient‘, promosso da Cdi (Gruppo Bracco), università degli Studi di Milano e università Campus BioMedico di Roma, e in programma venerdì 15 novembre nel capoluogo lombardo all’Excelsior Hotel Gallia.
Il principio alla base della radiomica – spiegano dal Cdi – è che le immagini ottenute da esami come Tac (Tomografia assiale computerizzata), Pet (Tomografia a emissione di positroni) o Rmn (Risonanza magnetica nucleare) “non sono altro che matrici di numeri, dalle quali software dedicati di intelligenza artificiale riescono a ricavare caratteristiche invisibili all’occhio umano”.
Effettuando sulle immagini diagnostiche “un’analisi non solo qualitativa come quella svolta dal radiologo, ma anche quantitativa”, la radiomica promette “predittività e personalizzazione delle cure”, afferma Sergio Papa, direttore di Diagnostica per immagini al Cdi.
In futuro – prospetta il medico – grazie all’applicazione dell’intelligenza artificiale alle immagini della Tac, della Pet e della Rm abbinata all’analisi del patrimonio genetico della persona, saremo in grado per esempio di capire quanto è aggressivo un tumore in uno specifico paziente, e di individuare tra le numerose terapie d’avanguardia oggi a disposizione quale sia la più efficace.
Tra le possibili applicazioni della radiomica di cui si discuterà durante il summit milanese ci sono dunque i tumori – specie di prostata, polmone e seno – ma anche patologie neurodegenerative come il Parkinson e l’Alzheimer. Al meeting si confronteranno esperti provenienti da Stati Uniti, Belgio e Spagna, oltre ai principali specialisti italiani.
A confronto su una svolta tecnologica che consente “l’analisi approfondita di centinaia, migliaia di immagini diagnostiche – precisano dal Cdi – e di analizzare approfonditamente dettagli di dimensioni molto piccole, come quelle di un pixel, che possono ricorrere in casi gravi o nei pazienti che rispondono a un determinato farmaco, fungendo quindi da campanello d’allarme in situazioni analoghe. Una rivoluzione tecnologica che potrà avere
molteplici applicazioni in diversi distretti dell’organismo e importanti ricadute cliniche”.