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Reddito di cittadinanza: i difetti trovati dall’Ocse

13 Gennaio 2020
Reddito di cittadinanza: i difetti trovati dall’Ocse

Il rapporto dell’Ocse sugli inconvenienti e i difetti dell’attuale Rdc: dal rischio abusi e finti divorzi al disincentivo a trovare lavoro.

Il Reddito di cittadinanza finisce nel mirino dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che raccoglie 34 Paesi e studia i problemi comuni agli Stati aderenti per elaborare strategie. In un rapporto diffuso oggi dall’agenzia stampa Adnkronos, emerge che l’Ocse, pur riconoscendo i progressi fatti dall’Italia nella lotta alla povertà, individua parecchie criticità nella misura voluta dal Movimento 5 Stelle, introdotta in Italia lo scorso anno e confermata anche per il 2020.

L’Ocse individua il rischio di abusi nella percezione, a partire dai falsi divorzi fino al disincentivo a cercare un lavoro; inoltre, sottolinea che il Rdc non aiuta in maniera adeguata le famiglie più numerose, che sono quelle più esposte al rischio povertà. Il Reddito di cittadinanza, infatti, ha, secondo l’Ocse, il difetto congenito che l’importo del sussidio previsto e gli stringenti criteri di ammissibilità, creano ”forti disincentivi per i membri delle famiglie a basso reddito ad entrare nel mondo del lavoro o ad accrescere il reddito lavorando più ore”. Da qui le “ricette” suggerite per evitare che la misura assistenziale diventi un incentivo a stare a casa oppure fornisca occasione per perpetrare truffe e frodi eclatanti come alcune scoperte di recente.

Dalle elaborazioni compiute dall’organizzazione internazionale e contenute in un working paper messo a punto a fine novembre scorso, risulta che la misura è più generosa con le famiglie monoparentali e meno per i nuclei più numerosi; ciò avviene perché limitare la scala di equivalenza a 2.1 comporta  che i trasferimenti e le soglie di idoneità non aumentano in proporzione per le famiglie più grandi – ad esempio, quelle con 2 adulti e 3 bambini – che invece sono a maggior rischio di povertà rispetto alle piccole famiglie. Questo genera la possibilità di abusi, incoraggiando le famiglie a dividersi per accedere alla misura: è il fenomeno delle false separazioni per avere il reddito di cittadinanza.

Il caso della Grecia insegna: Atene nel 2017 aveva introdotto uno schema simile a quello italiano, e si era verificata, al momento delle richieste di adesione al reddito, una decuplicazione delle famiglie monoparentali rispetto alla popolazione: un chiaro indice del fatto che c’erano abusi, false divisioni dei nuclei familiari per poter ottenere più facilmente il reddito. Per questo, afferma l’Ocse,”L’ esperienza della Grecia suggerisce innanzitutto che le domande delle famiglie monoparentali necessitano di un’attenta verifica e, in secondo luogo, i parametri dovrebbero essere a vantaggio delle famiglie più numerose.

Il Rdc ha inoltre, secondo il rapporto Ocse, un altro grave difetto: crea “forti disincentivi per i membri delle famiglie a basso reddito ad entrare nel mondo del lavoro o ad accrescere il reddito lavorando più ore”.  Pensiamo poi alle distorsioni del meccanismo applicativo, come quando il reddito di cittadinanza viene sospeso per chi lavora.

Infine, l’Ocse afferma che”Quando un singolo l’individuo viene ammesso al Rdc, l’importo del trasferimento viene calcolato in modo da raggiungere l’obiettivo di reddito minimo di 6mila euro l’anno per una sola persona”. Può bastare? Se le separazioni sono fasulle, sembrerebbe di sì; ed in tal caso il reddito scoraggia anche la ricerca di lavoro da parte dell’altro coniuge.

”Le attuali norme fiscali e previdenziali generano un livello elevato di aliquote fiscali effettive per il secondo lavoratore nel nucleo familiare che guadagna meno. Questo scoraggia ulteriormente i disoccupati e inattivi a cercare lavoro”. oppure, si potrebbe aggiungere, favorendo il lavoro in nero nelle famiglie con due coniugi.



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