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Spese da pagare all’avvocato in ogni caso

14 Gennaio 2020 | Autore:
Spese da pagare all’avvocato in ogni caso

Se vinci la causa e il giudice condanna la controparte al pagamento delle spese processuali, il tuo avvocato può chiederti un ulteriore compenso? È legittima la parcella del difensore se questi è già liquidato dall’avversario?

Hai avuto una causa contro una persona. Al termine del giudizio, il giudice ha condannato il tuo avversario al pagamento delle spese processali, compresa quindi la parcella del tuo avvocato. Ora, quest’ultimo chiede a te, che hai vinto, un ulteriore compenso di mille euro. Di tanto, però, non era stato pattuito nulla per iscritto al momento del conferimento dell’incarico. Come stanno le cose? Sei tenuto ad adempiere oppure puoi scaricare la patata bollente sulla parte soccombente? Quali sono le spese da pagare all’avvocato in ogni caso? 

Non sempre è chiaro come funziona il pagamento dell’onorario del difensore al termine della causa, complice anche un atteggiamento poco trasparente da parte di alcuni legali. Proprio per questo, la legge ha imposto ora di presentare un preventivo scritto al momento del conferimento dell’incarico. Chi non vi adempie rischia sanzioni disciplinari, ma non per questo non va pagato per l’opera prestata. In che modo, allora, se non ci sono accordi scritti o verbali? Qui di seguito proveremo a fornirti le risposte che stai cercando. Ecco quali sono le spese da pagare all’avvocato in ogni caso.

Pagamento avvocato: come funziona l’anticipo?

Prima di accettare il mandato, l’avvocato deve porre al cliente un preventivo scritto. In esso, va indicato il costo presumibile della causa. L’avvocato deve essere chiaro nello stabilire le spese che deve sostenere il cliente (onorari, rimborso spese vive, ecc.), sia in caso di esito positivo che negativo della causa.

Se il preventivo non viene fornito e le parti non trovano un accordo sull’ammontare della parcella e il cliente dovesse rifiutarsi di adempiere, l’avvocato può rivolgersi al giudice il quale però quantificherà la parcella secondo dei parametri prefissati dalla legge (in particolare, dal Dm n 124/2012).

Cosa succede alla fine di una causa?

Con riferimento alla fine di una causa, il giudice può:

  • condannare la parte sconfitta a pagare le spese all’avversario;
  • oppure compensare le spese legali tra le parti, sicché ciascuno non potrà chiedere all’altro il rimborso di quanto pagato e di quanto c’è ancora da pagare. 

La valutazione viene fatta dal magistrato tenendo conto di una serie di circostanze. Di solito, la condanna alle spese viene fatta solo quando c’è una vittoria netta di una parte sull’altra. Maggiori chiarimenti sul punto nell’articolo sulle spese processuali: quando si dividono tra le parti.

Di norma, il rimborso delle spese processuali viene fatto direttamente alla parte che, se non ha ancora pagato l’avvocato, dovrà così liquidarlo. Altrimenti, tali importi vengono trattenuti dall’assistito a titolo di rimborso su quanto già corrisposto al professionista.

Unica eccezione è il caso di avvocato distrattario: in buona sostanza, il difensore potrebbe chiedere al giudice di condannare la parte soccombente a pagare le spese processuali direttamente a lui piuttosto che al cliente. 

Può l’avvocato chiedere una parcella ulteriore rispetto alla condanna alle spese?

Il rimborso delle spese legali eventualmente disposto dal giudice con la sentenza di condanna non toglie nulla agli accordi stipulati precedentemente tra l’avvocato e il proprio cliente. Sicché, se il primo aveva inizialmente richiesto – con il preventivo scritto – un compenso superiore rispetto all’ammontare liquidato dal giudice, spetterà al cliente – per quanto risultato vincitore nella causa – corrispondere la differenza. 

Viceversa, se le parti non avevano concordato nulla, difficilmente il legale potrà pretendere un ulteriore compenso. Ciò perché la condanna alle spese processuali fatta dal magistrato viene effettuata sulla base delle tariffe stabilite dal DM del 2012 che, come visto, si applicano quando avvocato e assistito non concordano un compenso in anticipo. Pertanto, se anche l’avvocato agisse in giudizio contro il cliente, non potrebbe ottenere alcuna somma in più rispetto a quella che gli è stata riconosciuta con la sentenza.

Di norma, quindi, nulla toglie che il professionista possa esigere un compenso superiore rispetto a quello riconosciuto dal giudice con la condanna alle spese della parte soccombente, ma solo se ciò è stato previamente concordato con il cliente.  



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