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Nuova Irpef con tre soli scaglioni

15 Gennaio 2020 | Autore:
Nuova Irpef con tre soli scaglioni

Tre aliquote al posto delle attuali cinque; gli interventi maggiori sui redditi tra i 15 mila ed i 55 mila euro. Con l’obiettivo della semplificazione fiscale.

È in vista una grossa riforma dell’Irpef: il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha aperto il dossier della riforma fiscale e l’obiettivo – come ha spiegato ieri egli stesso – è quello di arrivare «ad aprile con una legge delega sulla riforma fiscale ispirata a 4 principi: semplificazione e razionalizzazione del sistema fiscale a partire dalle detrazioni, alleggerimento del carico per i redditi bassi e medi, concorso alla semplificazione del sostegno alla famiglia e contributo alla transizione ambientale».

I tecnici del Mef sono già al lavoro per stabilire le ipotesi: la nuova legge interesserà 41 milioni di contribuenti italiani che pagano l’Irpef sui propri redditi in base a un complesso sistema composto da cinque scaglioni progressivi di aliquote Irpef  e si muovono in una complessa giungla di deduzioni e detrazioni, per arrivare a stabilire l’ammontare complessivo finale dell’imposta dovuta ogni anno. Per questo il ministro ed i suoi due sottosegretari Castelli e Misiani vogliono semplificare il sistema attuale. E dichiarano anche che attraverso questo intervento la pressione fiscale scenderà, in favore del sinora tanto bistrattato “ceto medio” che ha sopportato il carico maggiore dell’imposizione complessiva.

Gli scenari in campo si muovono nella direzione della semplificazione: l’ipotesi più probabile è quella che prevederà solo tre scaglioni di reddito e tre correlative aliquote. Ci si muoverà essenzialmente nel campo dei redditi bassi e medio- bassi , dunque nelle fasce intermedie, quella tra i 15 mila ed i 28 mila euro di redditi annui e quella dai 28 mila ai 55 mila. Sono gli attuali secondo e terzo scaglione, gli altri non verrebbero toccati dagli interventi. Si prevede in questo ambito di accorpare le aliquote esistenti in modo da abbassare la pressione fiscale.

Un’ipotesi che prende corpo è quella di introdurre un’aliquota unica per le prime due fasce – nella misura del 20% – che farebbe assomigliare l’Irpef ad una flat tax, almeno per i contribuenti del ceto medio (le fasce di reddito minime e quelle più alte rimarrebbero inalterate oppure verrebbe incrementata leggermente l’aliquota sui redditi più alti, oltre i 75 mila euro). Questo intervento era stato anticipato dallo stesso premier Giuseppe Conte nei giorni scorsi.

Funzionerebbe così: lo scaglione di reddito fino a 15 mila euro, che ora paga il 23%, ed il successivo scaglione tra i 15 ed i 28 mila euro di reddito, che adesso è tassato al 27%, sarebbero unificati in una sola aliquota al 20%. La terza fascia, quella dai 28 fino a 55 mila euro, beneficerebbe invece dell’aumento del Bonus Renzi che arriverebbe a 100 euro ma trasformato in detrazione fiscale. In questa fascia interverrebbe – per tutti i contribuenti e non solo per i lavoratori dipendenti – anche un meccanismo di decalage che opererà sulle aliquote Irpef e sulle correlative detrazioni in maniera “a scalare”, per suddividere questo ampio settore in cui ricadono circa 14 milioni di conribuenti, in “gradini” che salgono di mille euro ciascuno allo scopo di rendere progressiva l’imposizione ed evitando lo scalino improvviso tra chi percepisce un reddito appena al di sotto del limite e chi, invece, lo supera di poco.



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