Cellulari e cancro: ci sono prove del collegamento?


Secondo gli esperti il rischio è potenziale ma mancano prove concrete dell’esistenza di un legame; sono necessarie ricerche per capire cosa accade.
All’indomani della sentenza che ha stabilito un legame tra l’uso eccessivo e prolungato nel tempo del telefono cellulare e l’insorgenza di tumori, gli esperti del mondo scientifico pongono un freno: non c’è prova certa di questo rischio.
Oggi un medico oncologo interpellato dall’agenzia stampa Adnkronos Salute – il direttore del reparto di Oncologia pediatrica del Policlinico Gemelli Irccs di Roma, Antonio Ruggiero – dice che “Esiste una potenziale correlazione tra l’uso dei telefonini e il rischio di sviluppare un tumore, ma ad oggi non esiste un’evidenza scientifica che permette di porre effettivamente in relazione l’esposizione a fonti elettromagnetiche e le neoplasie cerebrali. Questo perché ci sono degli studi con pochi casi e uno scarso ‘follow up’, dove ci sono molte variabili che entrano in gioco per capire effettivamente il ruolo singolo delle onde elettromagnetiche“.
Secondo Ruggiero, è necessario quindi “fare delle ricerche con ampie casistiche per vedere quello che accade a distanza di anni”. La scorsa estate uno studio dell’Istituto superiore di Sanità non aveva trovato prove concrete di un collegamento tra il cancro e l’uso del telefonino.
Sulla questione aperta interviene anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, che risponde così ai giornalisti di Adnkronos: “Le sentenze si rispettano sempre e in ogni caso. Sulle materie di natura scientifica, per quanto mi riguarda è vincolante quello viene affermato dagli istituti scientifici internazionali a partire dall’Oms e in Italia dall’Iss“.
Lo stesso avvocato Renato Ambrosio, difensore del lavoratore nel caso deciso ieri con la sentenza della Corte d’Appello di Torino che ha stabilito il nesso tra un tumore cerebrale e l’uso prolungato del telefonino dichiara all’Adnkronos “La sentenza della Corte d’Appello di Torino è storica, così come lo è stata quella del Tribunale di Ivrea nel 2017. Quello che mi aspetto ora è che serva ad aumentare la
sensibilità su tutto ciò che non si conosce con certezza sul l’influenza delle onde elettromagnetiche sulla salute delle persone, in particolare dei minori”.
“Perché questa sensibilità aumenti – aggiunge il legale che insieme al collega Stefano Bertone ha assistito il lavoratore – occorre che ci sia molta serietà nelle valutazioni che devono essere fatte da soggetti indipendenti dal qualsiasi condizionamento diretto o indiretto, come è stato nel caso delle sentenze della Corte d’Appello di Torino e del Tribunale di Ivrea. Il cellulare si può usare ma occorrono regole certe date a livello nazionale dai ministeri competenti”, conclude Ambrosio.
Anche un neurichirurgo di fama internazionale, Alessandro Olivi, direttore dell’Uoc di Neurochirurgia della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs di Roma spiega all’Adkronos Salute che la ricerca scientifica non dimostra un nesso causale tra cellulari e cancro: “Mi sono occupato del possibile legame tra telefonini e tumori cerebrali, e sono allineato con le dichiarazioni dell’Istituto superiore di sanità che, sulla base di
tutte le ricerche scientifiche fatte finora a livello nazionale e internazionale, non stabilisce un nesso causale tra i cellulari e i tumori” ed aggiunge che “la conferma arriva anche dal fatto che, con l’incremento vertiginoso nell’uso dei cellulari degli ultimi decenni, non c’è stato un parallelo aumento di incidenza di tumori celebrali sia maligni che benigni. Ovviamente sull’uso sensato e morigerato del telefonino siamo tutti d’accordo, ma trovo questa sentenza spregiudicata e le conclusioni prive di fondamento”, conclude Olivi.