Facebook non informa che raccoglie i dati dei consumatori e li utilizza per finalità di marketing: per l’Antitrust è una pratica commerciale scorretta.
Facebook ‘è gratis e lo sarà per sempre”: lo sappiamo tutti e la scritta continua a comparire sulla home page del noto social, ma molti consumatori non sono consapevoli che c’è un costo da pagare in termini di raccolta ed utilizzo dei propri dati, che con l’iscrizione ed il consenso dell’utente vengono automaticamente ceduti alla piattaforma, che poi li utilizzerà per scopi commerciali.
Ora, è l’Antitrust a rilevare questa circostanza e a sottolineare la carenza informativa della società verso i consumatori, poiché non evidenzia “con chiarezza e immediatezza” il fatto che i propri dati vengono raccolti ed utilizzati con finalità remunerative.
Facebook era stato già avvisato dall’Antitrust, con un provvedimento del 29 novembre 2018, ma non ha sinora attuato quanto prescritto. Così ora l’Antitrust ha rilevato l’inadempienza ed ha avviato un procedimento di inottemperanza per Facebook. Lo annuncia la stessa autorità con una nota, diffusa dalla nostra agenzia stampa Adnkronos, in cui spiega che ” il procedimento avviato potrà condurre all’irrogazione di una sanzione amministrativa pecuniaria fino a 5 milioni di euro“.
“Con tale decisione l’Autorità aveva accertato la scorrettezza della pratica commerciale di Facebook di omessa adeguata informativa agli utenti consumatori, in sede di registrazione al social network, della raccolta e dell’utilizzo a fini commerciali dei dati da essi forniti e, più in generale, delle finalità remunerative sottese al servizio, viceversa enfatizzandone la gratuità. Con la conseguenza di indurre i predetti utenti ad assumere una decisione di natura commerciale che, altrimenti, non avrebbero preso”.
La decisione, spiega l’Antitrust, si fondava sulla valutazione che il patrimonio informativo costituito dai dati degli utenti di Facebook, in ragione della profilazione dei medesimi ad uso commerciale e per finalità di marketing, acquista un valore economico idoneo a configurare l’esistenza di un rapporto di consumo, anche in assenza di corrispettivo monetario.
Peraltro, il provvedimento è stato confermato sul punto dal Tar. Oltre a sanzionare Facebook per 5 milioni di euro, l’Autorità aveva vietato l’ulteriore diffusione della pratica ingannevole e disposto che la società pubblicasse una dichiarazione rettificativa sulla homepage del sito internet aziendale per l’Italia, sull’app Facebook e sulla pagina personale di ciascun utente italiano registrato; ma risulta che Facebook non ha provveduto a farlo.