Alla base della scelta di delocalizzare la produzione all’estero ci sono le nuove tasse introdotte dalla manovra 2020, spiega l’amministratore delegato.
Dopo la decisione della Coca Cola di delocalizzare la produzione trasferendo i propri stabilimenti italiani in Albania, ora altre imprese la seguono: la prima è la Sibeg, l’azienda catanese che imbottiglia le bevande a marchio Coca-Cola, che nei giorni scorsi ha annunciato, a causa della plastic tax e della sugar tax, di voler licenziare dipendenti ed investire non più a Catania ma nell’impianto che ha già a Tirana, in Albania.
Il suo amministratore Luca Busi ha spiegato oggi ai giornalisti dell’agenzia stampa Adnkronos i motivi della decisione: “Da oggi preferiamo fare investimenti nell’impianto di Tirana. Depotenzieremo al massimo l’impianto di Catania e amplieremo l’impianto di Tirana. Tutto scatterà da ottobre, da quando aumenteremo i prezzi e crolleranno i fatturati dei 12 mesi successivi. Il grosso del taglio delle persone verrà fatto da novembre fino ad aprile maggio”.
“Queste sono tasse per fare cassa – ha aggiunto – senza pensare alla salute dei nostri consumatori e senza pensare all’ambiente, sono tasse solo per distruggere il settore. Sono insostenibili”. “La Sibeg sarà costretta ad aumentare i prezzi al consumo del 20 per cento e di conseguenza saremo costretti a perdere fatturato. La nostra valutazione di perdita di fatturato è del 27 per cento in un anno. Per sopravvivere saremo costretti a salutare 151 persone”.
“Avevamo due investimenti importanti – ha osservato – da fare sull’impianto di Catania nei prossimi tre anni, quindi nuovi posti di lavoro per Catania, e questi nuovi investimenti li faremo nel nostro impianto di Tirana, in un territorio ‘amico’. Le due linee in Albania producevano sia per la Sicilia sia per quel Paese, quindi abbiamo la flessibilità per mettere in uno dei due impianti”.