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Stipendi: 1200 euro in più in busta paga

25 Gennaio 2020 | Autore:
Stipendi: 1200 euro in più in busta paga

Per rendere definitivi gli aumenti già varati, ma solo per il secondo semestre 2020, il Governo annuncia gli obiettivi e spiega i prossimi passi da compiere.

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge con aumenti in busta paga di 100 euro mensili per i lavoratori dipendenti con redditi annui lordi da 26.600 euro a 28.000 euro, aumentando anche, per i redditi fino a 26.600 euro, il bonus Renzi di 80 euro a 100 euro mensili. Tutto ciò però diventerà efficace dal prossimo 1° luglio, con una dotazione finanziaria complessiva di 3 miliardi di euro e, soprattutto, con validità di soli 6 mesi per questi incrementi, cioè fino al 31 dicembre 2020.

Il Governo è stato di parola nel realizzare il taglio delle tasse in busta paga come aveva annunciato, ma non del tutto: i primi commentatori si sono accorti subito che la misura era temporanea anziché strutturale. Così ora il Governo – per non rischiare che la mossa diventasse un mezzo passo falso – rilancia e attraverso il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, annuncia: la misura appena varata non è sperimentale, anzi, vogliamo renderla stabile e definitiva con la riforma fiscale; quella, più complessiva e che non riguarderà solo il lavoro dipendente, ma tutti i redditi soggetti ad Irpef, che il Governo intende predisporre entro aprile.

In concreto, il ministro vuole dire che il bonus diventerà permanente, in modo che gli aumenti di 100 euro mensili – che si rivelano 600 euro in totale nel 2020,  perché efficaci nei 6 mesi da luglio a dicembre prossimi – diventino 1.200 euro in più in busta paga nel 2021, quando, secondo le sue intenzioni, il provvedimento andrà a regime permanente. Ma ora, come rendere definitivi gli aumenti in busta paga?

Il fatto è che mentre il primo aumento, quello del 2° semestre 2020, è già stato messo nero su bianco nel decreto legge appena varato l’altroieri, il secondo, quello strutturale previsto per il 2021 e gli anni successivi, rimane ancora nelle intenzioni del Governo, e dovrà passare attraverso la più ampia riforma Irpef che non sarà semplice realizzare. Per questo, il ministro Gualtieri, subito dopo aver sottolineato che quanto già realizzato con il decreto legge “è un passo importante, concreto“, vuole accelerare i tempi, e annuncia che “Il mio obiettivo è portare al Consiglio dei ministri un disegno di legge delega”, che dovrà realizzare “un sistema più semplice e più equo” e non toccherà “il principio di progressività delle imposte”.

Così, nel frattempo, ci si deve accontentare e sperare: il taglio del cuneo fiscale che già si è realizzato, per stessa ammissione di Gualtieri, non basta e il cammino più arduo rimane ancora da intraprendere. Quanto ai finanziamenti, i 3 miliardi già stanziati per il 2020 dovranno raddoppiarsi l’anno successivo e arrivare «a regime saranno 6 miliardi, pure un po’ di più». Certo, per raggiungere un obiettivo così importante e che interessa molti milioni di italiani i soldi non dovranno mancare, e il Governo li ha già programmati.

Il vice ministro dell’Economia Laura Castelli aggiunge qualcosa che spiega le ragioni di questo intervento realizzato per ora soltanto in modo dimezzato rispetto alle previsioni iniziali: “La riduzione delle imposte in busta paga era la priorità. Dovevamo intervenire al più presto ma soprattutto dovevamo farlo senza complicare la vita ai lavoratori e ai datori di lavoro. Per questo abbiamo scelto- temporaneamente ed in attesa di realizzare una riforma strutturale del sistema fiscale – di utilizzare in parte uno strumento che abbiamo ereditato: quello del bonus. Siamo assolutamente consapevoli del fatto che questo crei forti distorsioni”.

Meglio fare subito qualcosa che niente, dunque; infatti – prosegue Castelli – “avevamo due possibilità: chiuderci a riccio e non utilizzare i tre miliardi stanziati in manovra per la riduzione del cuneo, oppure dare un po’ di respiro ai lavoratori usando un veicolo già esistente. Abbiamo optato per la seconda, potenziandolo per estendere il massimo beneficio a quanti più lavoratori possibili”.

Ecco perché, sottolinea Castelli, la misura “sarà temporanea prima di realizzare una storica riforma dell’Irpef, su cui siamo a lavoro, ma che richiede più tempo. Ma gli effetti di questo taglio rimarranno anche in futuro,anzi si accentueranno”. Facciamo le cose che servono. Nessuna incoerenza, abbiamo percorso l’unica strada possibile per intervenire immediatamente, evitando disagi a cittadini e imprese. E ora a lavoro – conclude – per portare a casa una riforma epocale”.

Su tutto questo i sindacati sono moderatamente soddisfatti: «Si comincia finalmente a ridurre le tasse a partire da chi le paga – dice il segretario Cgil, Maurizio Landini – e cioè dai lavoratori dipendenti, è un fatto sicuramente importante. Ma è solo un primo passo, perché serve una vera riforma fiscale che abbassi le tasse ai pensionati, a tutto il lavoro dipendente, che ragioni sulla riduzione dell’Iva e che rafforzi ancor di più la lotta all’evasione fiscale». «Attendiamo da parte del Governo misure a favore della riduzione del fisco sulle pensioni e a sostegno dei lavoratori più fragili che, proprio perché nell’area dell’incapienza, non potranno ottenere i benefici del decreto in questione. L’intervento sul cuneo rappresenta l’inizio di un percorso verso una riforma fiscale complessiva come più volte chiesto», aggiunge la leader della Cisl, Annamaria Furlan.

Dunque i 16 milioni di lavoratori dipendenti vedranno presto, grazie alla riduzione del cuneo fiscale e ai correlativi aumenti in busta paga già stabiliti, un alleggerimento della pressione fiscale che sarà tangibile già dal 1° luglio prossimo, ma occorrerà molto di più per eliminare le incertezze degli attuali aumenti, che sono solo temporanei, eliminare le equità esistenti nel sistema tributario e raggiungere l’obiettivo della vera e complessiva riforma Irpef che ora sta muovendo appena i primi passi e su un sentiero che non è ancora stato tracciato.



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