Una task force di esperti con compiti di salvaguardia dei siti ambientali protetti dall’Unesco. I primi 22 sono già al lavoro e provengono tutti dall’Ispra.
Nuova iniziativa del ministro dell’Ambiente, Sergio Costa: nei parchi italiani, nelle riserve e nelle altre aree protette arrivano i caschi verdi. Lo ha annunciato oggi, al momento dell’incontro con i caschi verdi italiani per la firma del Protocollo di collaborazione, come ci informa l’agenzia stampa Adnkronos.
Ma chi sono i caschi verdi? Lo spiega così il ministro Costa: “sono la interposizione di pace ambientale: esperti di varie materie, dall’ingegnere ambientale al biologo e il naturalista, ma anche il laureato in lettere che conosce dell’Unesco particolari condizioni che si integrano con la natura, e l’archietto del paesaggio, che insieme lavorino in squadra per poter presentare un piano di gestione di una tutela nuova degli scrigni della natura. E’ una cosa mai fatta al mondo. Io sono andato personalmente a negoziarlo dalla direttrice generale dell’Unesco a Parigi che è rimasta molto colpita da questa idea”.
Si tratta dunque di esperti in discipline ambientali, alcuni dei quali sono già inseriti in alcune aree e impegnati in progetti: “Abbiamo i primi 22 super esperti, di varie discipline, che già lavorano insieme a sette progetti tra cui la Riserva della Biosfera del Cilento, Vallo di Diano e Alburni; la Riserva della Biosfera in Sila; la Riserva della Biosfera della Collina del Po; l’Etna patrimonio mondiale naturale; il patrimonio culturale del sito di Elea-Velia al parco nazionale del Cilento; i geoparchi…” .
Il compito della nuova task force di questi esperti qualificati sarà quello di garantire la salvaguardia e la valorizzazione dei siti Unesco. I caschi verdi forniranno supporto nelle aree protette e nei territori italiani riconosciuti in ambito internazionale. “I 22 esperti – continua Costa – provengono dall’Ispra, ma non ci fermiamo solo a Ispra, stiamo interpellando le università, il Cnr, il Cufa” e “tutti coloro che volontariamente, ma in servizio, intendono aderire mettendosi al fianco degli enti gestori per dare loro quel supplemento di esperienza che serve per tutelare al meglio gli scrigni della natura”.
“Ma vogliamo andare oltre – aggiunge il ministro Costa -presteremo i nostri caschi verdi anche a tutti quei Paesi, soprattutto quelli più in difficoltà, come quelli dell’Africa Centrale, della fascia subsahariana del Sahel, le piccole isole del Pacifico e alcuni Paesi asiatici, che già ce li hanno chiesti. Noi pagheremo tutte le spese perché l’intento è di salvaguardare la natura, in Italia e nel mondo. Siamo i primi al mondo a farlo”.
“Oggi la legge c’è e abbiamo convinto il mondo parlamentare e quello dell’associazionismo”, aggiunge Costa ricordando la “battaglia importante fatta quando nel Decreto Clima ho chiesto al parlamento di approvare in particolare l’articolo sui caschi verdi”.