Inizia il confronto tra Governo e sindacati: si parte dalle pensioni di garanzia per i giovani. I sindacati chiedono assegni di almeno 1.000 euro al mese.
Si aprirà domani 3 febbraio il primo dei tavoli operativi sulla riforma delle pensioni come previsto dal calendario dei lavori stabilito d’intesa tra Governo e sindacati. Si occuperà della pensione di garanzia per i giovani, che, secondo le anticipazioni del ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, cercherà di dare loro “assegni dignitosi” e “un futuro contributivo”; si baserà, infatti, totalmente sul metodo contributivo.
La partita – che vede i due prossimi round, sempre nel mese di febbraio, nella separazione tra previdenza e assistenza e i lavori considerati gravosi, dunque con possibilità di uscita anticipata – non si preannuncia semplice: l’intesa di massima con i sindacati Cgil, Cisl e Uil riguarda solo il metodo di concertazione partecipata con il Governo, ma non anche i contenuti della riforma da delineare entro marzo.
Il nodo maggiore è quello dell’equità dell’intervento che basi il ‘ricalcolo‘ delle pensioni di chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996, dunque con un regime totalmente contributivo, sul numero di anni di presenza sul mercato del lavoro e di contributi effettivamente versati; ma i sindacati chiedono che ciò avvenga valorizzando sia i periodi di discontinuità lavorativa, sia quelli dedicati alla formazione o al lavoro di cura familiare, e riconoscendo valore anche ai periodi di basse retribuzioni.
L’obiettivo – spiegano all’agenzia stampa Adnkronos i sindacati alla vigilia dell’incontro – è quello di “garantire ad un giovane entrato nel mondo del lavoro dopo il ’96 un assegno commisurato sì ai contributi versati ma integrato, ad esempio, da una contribuzione figurativa con cui potrà scegliere dai 62 anni in poi se e quando andare in pensione, considerando che con 40 anni di permanenza attiva seppur precaria nel mercato del lavoro il ricalcolo potrà assicurare un assegno di pensione da almeno 1.000 euro al mese”.
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