Dalle indagini sui redditi per il divorzio all’accertamento fiscale per evasione


Le indagini autorizzate dal giudice del divorzio sui conti legittimano anche l’accertamento dei ricavi in nero.
Per sfuggire alla moglie, si può cadere nelle reti della finanza.
Finisce male la storia di un uomo che, per non aver voluto riconoscere, alla ex moglie, un assegno proporzionato alle proprie condizioni economiche, ha visto avviare nei suoi confronti, proprio su autorizzazione del giudice del divorzio, un’indagine da cui la finanza ha appurato l’esistenza di redditi in nero. E così è scattato l’accertamento fiscale.
A riguardo, la Commissione tributaria regionale di Firenze [1] ha stabilito che è legittimo l’accertamento fiscale sui redditi in nero del contribuente avviato a seguito di un’indagine partita dal giudice del divorzio sui conti correnti bancari del coniuge obbligato.
Infatti le indagini autorizzate dal guide del divorzio sono proprio dirette a individuare attività non dichiarate e fiscalmente rilevanti: pertanto tutti i conseguenti accertamenti del fisco devono ritenersi legittimi.
note
[1] CTR Firenze, sent. n. 27/2013.