La proposta di introdurre premi e sanzioni in tema di sicurezza sul lavoro e prevenzione infortuni sconta le critiche delle associazioni imprenditoriali.
È uno dei temi più caldi, del momento e a ben vedere di sempre, quello della sicurezza sul lavoro. Ma è diventato incandescente ora che il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha lanciato l’idea di una “patente a punti” per misurare gli infortuni nelle imprese edili. L’intento è quello di rendere più stringenti le norme, e per questa via ridurre il rischio di incidenti ed infortuni sul lavoro.
Per questo l’obiettivo attrae i sindacati ma accentua la loro divisione dalle imprese. Un accordo sul punto appare molto distante. All’esito dell’incontro di ieri tra Governo, sindacati e imprese si è discusso sui meccanismi di premialità proposti dal ministro del Lavoro per le imprese virtuose e delle sanzioni previste per quelle che violeranno i livelli di salute, sicurezza e prevenzione previsti dalla nuova legge in arrivo.
Intanto, in attesa degli altri round previsti in agenda – il 13 febbraio ci sarà sarà il tavolo istituzionale sulla formazione con le Regioni, mentre il 24 e 26 febbraio si parlerà di qualificazione e vigilanza – le imprese già reagiscono attraverso i comunicati delle loro associazioni, riportati dall’agenzia stampa Adnkronos.
“La patente a punti non è il sistema giusto per contrastare le gravi irregolarità, sui cui si deve agire per mezzo dei controlli e della vigilanza”, spiega Barbara Gatto della Cna, la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa. No anche da Confartigianato, contraria contraria da sempre all’istituzione di una ‘patente a punti’ per le imprese dell’edilizia.
Secondo Confartigianato “il meccanismo della patente a punti previsto dal Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro si presta ad alterare il libero mercato nel settore delle costruzioni, favorendo i grandi general contractors a svantaggio delle piccole imprese. Se questo è l’intento del Governo allora è sulla strada giusta”.
“Così non solo non si aumentano i livelli di sicurezza sui luoghi di lavoro, ma – prosegue l’associazione degli artigiani – si duplicano oneri ed adempimenti amministrativi rispetto a quelli già esistenti. Si tratterebbe di un evidente esempio di gold plating, così è chiamato il caso in cui le norme dell’Unione europea vengono ‘aggravate’ dalle autorità italiane“.
Occorre un sistema di promozione ed incentivi, non di sanzioni, dice l’Unasf (Unione nazionale sicurezza e formazione aderente a Conflavoro Pmi) che commenta: ”La patente a punti per la sicurezza sul lavoro? Attenzione a non ammassare soltanto nuove difficoltà burocratiche sulla schiena delle piccole aziende, senza dare loro in cambio il sostegno necessario a cambiare rotta. La cultura della prevenzione va promossa coi fatti e con gli incentivi, non con le sanzioni”.
”Sembra un sistema di punizioni più che di incentivi. E difatti – commenta il presidente Unasf, Enzo Capobianco – invece di lavorare a un miglioramento generale della prevenzione, si finisce sempre per penalizzare le realtà imprenditoriali di dimensioni più ridotte con aggravi di costi e burocrazia. Perché, di certo, la mannaia delle sanzioni di questa patente a punti, se mai si farà, cadrà sui soliti noti. Ma la sicurezza sul lavoro è un’altra cosa, servono più sgravi fiscali alle aziende, maggiore informazione, meno costi burocratici. Quello che serve è una patente di incentivi, se di patente vogliamo parlare”, precisa Capobianco.