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Renzi vota con l’opposizione e il Governo trema

14 Febbraio 2020 | Autore:

L’uscita di Italia Viva dalla maggioranza è sempre più vicina, ma Conte ha un piano per la tenuta del governo: sostituire i renziani con altre forze in arrivo.

Sta succedendo qualcosa di speciale, ben diverso dalle divergenze e tensioni che caratterizzano sempre la vita politica. Italia Viva, il partito di Matteo Renzi – uscito dal Pd ma nelle parole fedele all’attuale Governo – che si stacca dalla maggioranza e vota insieme all’opposizione; poi le due ministre renziane, Bellanova e Bonetti, che disertano la riunione del Consiglio dei ministri. «Riterrò le assenti ingiustificate», ha annunciato il premier Conte appena appresa la notizia; «Non sei il preside», gli ribatte Renzi.

Sembra una classe scolastica indisciplinata, con qualche alunno ribelle e il professore che rimprovera e fatica a mantenere l’ordine. Dopo la riunione di ieri sera – che si tiene lo stesso, nonostante le assenze, e nella quale il Governo approva la bozza di riforma della giustizia proposta dal ministro Bonafede, così come in mattinata era passato al voto il lodo sulla prescrizione –   Conte parla di «opposizione maleducata» e dice: «Italia Viva chiarisca cosa intende fare»; proprio come in classe si chiede conto agli allievi indisciplinati e che non seguono le lezioni “quali intenzioni hanno”.

Ora la vera battaglia è tra Conte e Renzi, l’attuale premier e l’ex premier. L’assenza delle ministre di Italia Viva e il voto espresso già in due occasioni contro la maggioranza sono sintomi di qualcosa di più profondo, un malessere più ampio che ha portato ad una aperta spaccatura e potrebbe sfociare prestissimo in una crisi di governo. L’insofferenza manifestata da Renzi è ormai plateale, appare troppo grande per essere colmata e va ben al di là della singola questione sulla prescrizione votata ieri mattina in Commissione o della riforma del processo penale votata ieri sera in Consiglio dei ministri.

Renzi ieri in una lunga diretta Facebook ha spiegato una linea diversa e opposta da quella di Conte, ha detto di non voler accettare «il matrimonio tra Pd e M5S», ha spiegato di «non voler cedere alle minacce» e ha dichiarato di voler «proseguire la battaglia». E se i sondaggi lo accusano di cercare visibilità (lo pensa il 77% degli italiani) lui replica di guardare comunque «all’interesse del paese».

Intanto, mentre il segretario del Pd Nicola Zingaretti avvertiva «Se finisce il governo si vota», Conte e le forze di maggioranza già pensano a come rimpiazzare Italia Viva e così ottenere i numeri necessari per approvare i provvedimenti in arrivo, specialmente al Senato dove la maggioranza è più sottile ed il sostegno dei renziani è ancora determinante. Così Conte nel pomeriggio telefona al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – che gli concede via libera: «Faccia quello che si sente», gli ha risposto il capo dello Stato.

Così scatta il piano di emergenza (forse già preparato in anticipo): c’è una rete di sicurezza, e, secondo le prime indiscrezioni, sono in arrivo forze disponibili dal Gruppo Misto e da Forza Italia per fornire sostegno. Alla conta dei numeri, sarebbero 15 senatori pronti a sostituire i 17 di Italia Viva, e basterebbero a garantire la tenuta del governo, senza più la necessità di aprire una crisi dalle conseguenze incerte.

Intanto, certo è che un’altra defezione di Italia Viva in una qualsiasi nuova occasione spaccherebbe definitivamente la maggioranza: potrà essere il prossimo voto sul frastagliato decreto Milleproroghe, o quello sul decreto intercettazioni, già in calendario la prossima settimana e sul quale il governo ha già posto il voto di fiducia. Sarebbe la prova decisiva per far uscire Renzi allo scoperto, e delineare una nuova maggioranza senza Italia Viva, che già ha fatto capire di trovarsi più a suo agio all’opposizione.



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