Il Comitato etico della Fondazione Veronesi spiega gli effetti delle terapie non convenzionali più diffuse.
Non curano la malattia ma possono indurre effetti benefici dal punto di vista psicologico nei pazienti, che si sentono meglio se li assumono. Sono i preparati con effetto placebo, inefficaci dal punto di vista strettamente farmacologico. Tra questi, secondo il Comitato etico della Fondazione Umberto Veronesi, rientrano i prodotti omeopatici.
Tre europei su quattro conoscono l’omeopatia. In Italia, 4 milioni 900mila connazionali dichiarano di aver utilizzato terapie non convenzionali nei 3 anni precedenti. Si tratta prevalentemente di donne, di persone con status socio-culturale elevato, residenti principalmente al Nord e al Centro.
Tra queste terapie, l’omeopatia è la più diffusa, utilizzata dal 4,1%. Ma per il Comitato etico della Fondazione Veronesi, l’omeopatia deve essere «indicata per quello che è, ossia una pseudo-terapia capace di indurre benefici solo attraverso l’effetto placebo».
In particolare – nella nota del comitato, diffusa dall’Adnkronos – si segnala «l’inadeguatezza» della Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio Ue, che classificano come «medicinali i prodotti omeopatici senza fornire le necessarie prove di efficacia. Questo accade nel caso in cui siano da assumere oralmente o esternamente; non compaiano indicazioni terapeutiche specifiche sull’etichetta del prodotto; siano sufficientemente diluiti».
«Questa normativa – sottolinea Carlo Alberto Redi, presidente del Comitato etico – rappresenta un’informazione scorretta ai danni dei consumatori e delle persone malate perché si può parlare di medicinale o rimedio solo per quelle terapie che hanno dimostrato sperimentalmente i propri profili di efficacia e sicurezza».
Gli effetti placebo e i benefici sintomatici
Nel caso dell’omeopatia, prosegue il Comitato etico della Fondazione Veronesi, «non è possibile parlare di rimedio efficace per trattare o curare qualsiasi malattia, condizione o sintomo. Tutti gli effetti positivi che sono mai stati attribuiti all’omeopatia sono infatti interamente spiegabili come effetti placebo, o come errori compiuti dagli sperimentatori nel tentativo di dimostrarne l’efficacia».
Il Comitato sottolinea due concetti base: «Resta fermo il diritto a scegliere per sé, per le persone maggiorenni, capaci di intendere e volere e debitamente informate. Ed è imprescindibile il dovere dei professionisti sanitari di informare i pazienti in modo veritiero rispetto ai rischi e benefici delle terapie o rimedi proposti».
Per il Comitato etico, «nel caso dei preparati omeopatici, questo implica il dovere di informare riguardo all’assenza di prove scientifiche a supporto dell’efficacia di tali prodotti: basti pensare che sono 25mila i medicinali omeopatici presenti sul mercato italiano e 30 milioni le confezioni di medicinali omeopatici vendute ogni anno».
La conclusione è che «grazie all’effetto placebo, è possibile che un preparato di per sé inefficace possa comunque indurre dei benefici sintomatici, i quali sono però usualmente modesti» per importanza e durata.