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Pubblico impiego: rinnovo contratti verso lo sblocco

19 Febbraio 2020 | Autore:
Pubblico impiego: rinnovo contratti verso lo sblocco

Le risorse stanziate dal Governo per gli aumenti sono considerate insufficienti dai sindacati; ma il prossimo Def potrebbe integrarle. Sul tavolo anche lo sblocco della progressione economica orizzontale.

Ci sono 3,4 miliardi di euro sul tavolo, confermati dal ministro per la Pa Fabiana Dadone, ma i sindacati ne chiedono almeno 1,5 in più. Intanto il clima registrato oggi all’apertura del confronto tra Governo e sindacati in materia di pubblico impiego è sereno, per come ci informa l’agenzia stampa Adnkronos che ha seguito i lavori del tavolo tra Cgil, Cisl e Uil per i sindacati e il ministro Dadone, il viceministro Laura Castelli ed il sottosegretario Pier Paolo Baretta per il Governo.

Dadone ha introdotto i lavori all’insegna di “un’ottica costruttiva per avvicinarci alla fase della contrattazione“. I sindacati hanno riscontrato una “buona disponibilità al confronto” e “aperture” a discutere anche di risorse aggiuntive per i rinnovi contrattuali, senza le quali i rappresentanti dei lavoratori non sono disponibili ad aprire la trattativa.

È appunto il nodo delle risorse quello su cui gli interlocutori si concentrano: a parlare di una “ragguardevole dotazione finanziaria per il rinnovo dei contratti di 3,4 mld a regime” è stata proprio Fabiana Dadone, ma i sindacati giudicano questa cifra insufficiente.

Così durante l’incontro la Funzione pubblica ha ricordato il beneficio economico che deriva dal taglio del cuneo fiscale per i dipendenti pubblici – una media di 62,2 euro in più per 13 mensilità nelle buste paga di 2,5 milioni di lavoratori nei vari comparti del pubblico impiego – ma con il risultato di dare fuoco alle polveri e suscitare l’immediata reazione dei sindacati.

“Non si può chiedere al settore pubblico di rinunciare agli aumenti perché c’è un vantaggio nel cuneo fiscale”, ha replicato la Cgil. La Funzione pubblica ha quindi controreplicato spiegando che “i benefici del taglio del cuneo per i dipendenti pubblici non sono mai stati posti al tavolo sul memorandum come alternativi alla contrattazione”, ma “segnalano semplicemente la grande attenzione del Governo al lavoro nel suo complesso quale fattore produttivo”.

Sulla questione finanziaria la Cgil ha insistito:”Il Mef si è impegnato a valutare lo stanziamento di ulteriori risorse nel prossimo documento di economia e finanza. Tali annunci dovranno realizzarsi il prima possibile, per questo le categorie sono già in campo con le piattaforme di rinnovo dei contratti e con iniziative di mobilitazione” secondo quanto ha affermato la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti al termine dell’incontro.

“È stato un incontro interlocutorio”, commenta Ignazio Ganga, segretario confederale della Cisl sottolineando “la necessità di partire dalle esigenze poste dalle nostre federazioni su temi particolarmente delicati, il primo tra tutti come arrivare alla stipula dei prossimi contratti collettivi nazionali, sui quali riteniamo che l’ammontare delle risorse messe a disposizione non sia ancora adeguato rispetto alle necessità di ridare slancio al sistema pubblico del Paese”.

“Penso di aver colto, anche se non c’è stato un impegno da parte del Mef, almeno un’attenzione a considerare un possibile intervento economico aggiuntivo”, ha aggiunto il segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo.

Oltre al tema degli aumenti, rimane anche aperto il tema dello sblocco delle progressioni economiche orizzontali dei dipendenti pubblici (nella stessa fascia di appartenenza) in ben 1.600 amministrazioni pubbliche, ovvero gli scatti economici nell’ambito della contrattazione decentrata. Anche qui i sindacati hanno unitariamente chiesto al Governo di intervenire.



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