Il leader di Italia Viva elenca su Facebook le proposte per tenere in piedi l’Esecutivo: o ci ascoltano o facciamo un passo indietro.
Matteo Renzi torna sugli equilibri precari della maggioranza e, sulla sua pagina di Facebook, espone le sue nuove richieste per mantenere in piedi il Governo. Il leader di Italia Viva parte da questa riflessione: «Ho chiesto un incontro al premier. Nei giorni scorsi Conte si è rivolto con toni molto duri nei nostri confronti. E noi abbiamo risposto con decisione. E tuttavia ho fatto io il primo passo, vincendo l’orgoglio personale, perché la serietà viene prima delle ripicche personali. Ho chiesto di vederlo perché la partita si giochi in modo trasparente e diretto. E ho molto apprezzato il fatto che il premier abbia comunicato di voler recarsi poi in Parlamento per proporre in quella sede l’Agenda 2023. Bene così: trasparenza. Qui del resto non si gioca una partita personale, di simpatia o antipatia. Si gioca una partita politica, di contenuti».
Quindi, l’ex presidente del Consiglio avanza le sue richieste: «Ripeto ciò che sto dicendo da giorni, in tutte le sedi, pubbliche e private», scrive Renzi. «L’Italia vive una fase di difficoltà che nei prossimi mesi potrebbe peggiorare. Occorre una svolta. Non chiediamo nomine o sottosegretariati: chiediamo che ascoltino (anche) le nostre idee. Noi abbiamo messo sul tavolo quattro grandi temi. 1- Sblocchiamo con i commissari i cantieri fermati dalla burocrazia. 2- Eliminiamo o modifichiamo il reddito di cittadinanza che non funziona 3- Lavoriamo per una Giustizia Giusta, per i diritti e contro il populismo giustizialista. 4- Cambiamo le regole insieme per eleggere il Sindaco d’Italia dando cinque anni di stabilità al Governo».
E dalle richieste, alle minacce: «Se il premier riterrà che su queste cose si possa trovare un buon compromesso, noi ci saremo. Se il premier riterrà di respingere le nostre idee – avverte Renzi – faremo senza polemiche un passo indietro, magari a beneficio dei cosiddetti responsabili. Dentro o fuori non è una questione di tattica, ma di contenuti. Se sui contenuti siamo d’accordo, si sta dentro. Se sui contenuti siamo lontani, è giusto che tocchi ad altri. Con una parola: noi facciamo politica, non populismo», conclude.