Come il coronavirus danneggerà gli investitori in titoli di Stato


Il crollo delle Borse penalizza anche i bond nazionali, come i Btp, che con la corsa all’acquisto rendono meno. Così i beni rifugio non sono più un porto sicuro.
La Borsa italiana va a picco per il coronavirus: ieri, ha perso più del 5% in un solo giorno (-5,43%), azzerando i guadagni messi a segno da inizio anno. È stata la peggiore seduta negli ultimi 4 anni. La propagazione del contagio spaventa gli investitori, e le preoccupazioni qualche fondamento ce l’hanno: siamo infatti il terzo Paese del mondo per numero di contagi, dopo la Cina e la Corea.
Se pensi che la questione non ti riguarda perché non hai investimenti azionari e sei nel tranquillo porto dei titoli di Stato, non stai considerando tutta la situazione: dovresti invece preoccuparti. Nell’economia globalizzata tutto è collegato e i fenomeni si influenzano reciprocamente, al punto che diventa difficile stabilire distinguere la causa dall’effetto. Ma i fenomeni che accadono sono misurabili e da qui si può intravedere quel che succede.
Ieri ad esempio, contemporaneamente al crollo della Borsa, l’oro è salito, tornando a vedere i massimi del 2013, ed è cresciuto di 10 punti base (+7,9%) anche lo spread, il differenziale tra i nostri titoli di Stato e quelli tedeschi. E qui inizi a vedere che la faccenda ti riguarda più da vicino di quanto sembrasse a prima vista, perché andiamo ad esaminare forme di investimento considerate “sicure” e immuni da rischi.
Il fatto è che quando le azioni scottano, cioè vengono considerate pericolose – come accade oggi per il coronavirus che deprime i profitti delle industrie e del commercio in tutti i settori – gli investitori le mollano all’improvviso. Vale sempre e dovunque il motto della “zampa di lepre”: i mercati si spaventano facilmente, e così ai primi segnali negativi si scatenano le vendite.
Succede in tutte le parti del mondo, in Italia come negli Usa; le quotazioni vanno a picco quando ci sono molti venditori e pochi compratori e così il prezzo di scambio scende. Anche Wall Street ieri ha lasciato sul terreno oltre il 3% e tutte le borse europee hanno registrato perdite analoghe.
Ma allora cosa conviene fare in questa burrasca mondiale per mantenere a galla il guscio dei nostri risparmi tra le ondate di panico e ottenere rendimenti accettabili per i nostri piccoli capitali da investire o già investiti? La risposta sembra facile: per impiegare al meglio i capitali ci si indirizza verso le forme di investimento ritenute più solide e meno rischiose, come l’oro ed i titoli di Stato. Ma il rovescio della medaglia è che in questo periodo i titoli di Stato non sono più un valido rifugio. Non sono cioè una valida alternativa di investimento alle borse affossate. C’è un pericolo in agguato dietro l’angolo.
Infatti, se è vero, come abbiamo visto, che il coronavirus ha portato al crollo delle borse, è probabile che questo sposterà molti capitali dall’azionario ai bond, scatenando una corsa all’acquisto dei beni rifugio, e i titoli di Stato lo sono per eccellenza.
Ma se tutti comprano all’improvviso Bot e Btp, il loro prezzo inevitabilmente sale, e dunque i rendimenti si abbassano, per la legge inesorabile della domanda e dell’offerta che vale anche in questo settore. Perciò, sarà possibile che le aste dei prossimi titoli di Stato chiuderanno a un tasso negativo. Forse, bisognerà addirittura pagare per investire; non è uno scenario improbabile in un mondo finanziario che già vede tassi sottozero per i Bot e vicini allo zero per i Btp delle durate più brevi.
Inoltre, nel prevedibile prossimo spostamento delle masse di capitali non ci saranno solo le famiglie italiane, ma anche e soprattutto gli investitori istituzionali, che muovono il grosso del settore. Gli Stati Uniti d’America, che anticipano spesso le tendenze mondiali, già hanno iniziato a vedere la discesa dei prezzi delle loro obbligazioni: proprio ieri il rendimento dei T-Bond americani a 30 anni di durata ha toccato i minimi storici (per la cronaca, l’1,89%, una cifra non entusiasmante, se rapportata ai magri tassi italiani ed europei; non va di lusso neanche oltreoceano).
Dunque, se le borse calano, i titoli di Stato non vanno meglio; anzi, abbassando senza motivo il profilo di rischio si potrebbero compromettere interessanti opportunità di guadagno alla ripresa. Gli investitori che si muovono in gregge abbandonando le borse nei periodi bui ci rimettono quasi sempre, nel lungo periodo. Difficile comunque ottenere rendimenti alternativi semplicemente cambiando settore, soprattutto quando le tendenze negative si sono già manifestate.
I salvadanai finanziari, ormai, sono tutti vasi comunicanti e si influenzano reciprocamente. Non vige più l’antica regola che quando le azioni scendono le obbligazioni salgono. Così il premio dei risparmi tarda ad arrivare e non è neppure garantito. Infatti se hai già i titoli di Stato nel tuo portafoglio rischi di rimetterci se li venderai prima della loro naturale scadenza, perché nel frattempo il loro prezzo oscilla e le quotazioni di scambio sul mercato si sono già deprezzate rispetto all’epoca del loro acquisto; meglio, dunque, conservarli, a meno che tu non abbia un bisogno immediato. Ma se hai intenzione di acquistarne altri, non pensare di guadagnare dalle nuove emissioni in arrivo nelle prossime aste del Tesoro: a meno che non cambi lo scenario, il prezzo di acquisto sarà più alto del solito a causa dell’incremento della domanda; li comprerai a caro prezzo e, perciò, il rendimento sarà basso.
Il leggendario Warren Buffet, considerato il miglior investitore di tutti i tempi, dice che le obbligazioni – comunemente presentate come rendimenti privi di rischi – ora sono diventate «rischi privi di rendimento». Però ci ha dato anche un utile consiglio: nelle scelte di investimento, non farsi mai condizionare dall’emotività e da eventi momentanei. E anche il coronavirus è un fenomeno transitorio, che non durerà per sempre, per quanto adesso ci coinvolga in tutte le scelte di vita. Ma quando si tratta di soldi da investire occorre ragionare a mente fredda, con razionalità; evitando scelte affrettate e le chimere dei guadagni facili o dei porti sicuri.
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