Come si trasferisce l’infezione e quanto tempo vive il virus fuori dal corpo dell’ospite?
Nei giorni scorsi, è salita la polemica sull’uso dell’etilometro, da parte della polizia, che potrebbe aumentare il rischio di contagio del coronavirus visto che la metodologia dell’accertamento si basa proprio tramite il respiro. Sicché gli agenti eleveranno le multe per guida in stato di ebbrezza solo sulla base degli elementi sintomatici: incapacità di stare in piedi, di camminare diritto, alito vinoso e occhi rossi. Questo agevolerà la vita a chi è solito alzare il gomito: nel dubbio, infatti, non potranno essere applicate sanzioni penali, ma solo quelle amministrative.
Visto però che alle fobie non c’è mai limite, ora si è sollevato un ulteriore dubbio: il coronavirus si può diffondere anche con lo scambio di banconote? Una persona, bardata con l’apposita mascherina, può contrarre l’infezione accettando denaro da un infetto? Che resistenza ha il virus fuori dal corpo umano dell’oplite e per quanto sopravvive anche sulle superfici come, appunto, i soldi di carta?
Come spiegato stamane al Sole 24Ore da Massimo Andreoni, professore di Malattie Infettive all’Università Tor Vergata di Roma, «dimostrare che un virus cresce o è ancora vitale dopo alcuni giorni su una superficie non vuol dire che quel virus sia in grado di infettare, perché per essere infettivo il virus deve avere una determinata carica, deve essere presente in modo vitale. Il virus per replicare ha bisogno di cellule viventi quindi quando sta su una superficie, come è stato dimostrato per il coronavirus ma anche per tantissimi altri virus, possiamo ancora trovarlo presente, ma non più infettante. Quindi nel giro di poche ore le eventuali superfici perdono di infettività. E visto che l’infettività si trasferisce per esempio portando le mani alla bocca o toccando altre mucose, il consiglio è sempre quello di lavarsi bene le mani e di non metterle in bocca o sugli occhi».
La risposta sembra, quindi, essere affermativa: se una persona infetta tocca delle banconote e le porge a un’altra e quest’ultima, a sua volta, dopo aver incassato il denaro, pone le mani in bocca o sul naso può contagiarsi. Ma se i soldi restano nel portafogli e non c’è alcun contatto con le vie respiratorie, il virus dopo poco tempo muore.
È proprio di oggi, peraltro, la notizia del provvedimento della Banca d’Italia che impone il controllo a vista sulle banconote. Tutte le filiali delle banche e tutti gli uffici postali ubicati nelle regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna sono autorizzate all’effettuazione, ove ne ravvisino la necessità, di controlli manuali di autenticità ed idoneità delle banconote destinate ad alimentare i dispositivi automatici di distribuzione del contante, fino al perdurare dello stato di necessità e urgenza.
Il provvedimento, emanato il 24 febbraio 2020, fa seguito alle misure e alle raccomandazioni del Governo e delle altre Autorità con le quali sono state introdotte limitazioni alla mobilità di mezzi e di persone nelle aree colpite dal coronavirus e che, pertanto, fanno sì che l’approvvigionamento di banconote, da parte delle filiali di banche e degli uffici postali delle Regioni sopra menzionate, potrebbe non essere garantito.
Le attività di gestione del contante sono volte a preservare l’integrità e lo stato di conservazione delle banconote mediante:
- il controllo di autenticità, ossia l’individuazione di quelle sospette di falsità, con l’accertamento delle caratteristiche distintive e di sicurezza;
- il controllo di idoneità, ossia la verifica di quelle banconote che, per il loro stato di conservazione, sono idonee a essere reimmesse in circolazione sia in operazioni di sportello sia con l’alimentazione di dispositivi automatici di distribuzione del contante.