Il Governo impugna la decisione della Regione Marche, ma il suo presidente reagisce e attacca Conte. Intanto nel territorio si registra il primo caso di coronavirus.
Scuole chiuse anche oggi in Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Trentino-Alto Adige e Friuli Venezia Giulia; ma c’è un’altra Regione che sfida il Governo, o se si vuole vedere la vicenda a parti ribaltate, è il Governo a contrastare nel suo specifico caso l’iniziativa di tenere chiuse le scuole di ogni ordine e grado.
Si tratta della Regione Marche, dove il governatore Luca Ceriscioli ha emanato un’ordinanza di chiusura delle scuole di ogni ordine e grado nel suo territorio fino al 4 marzo, ma il Governo ha deciso di impugnarla.
Ora, per come ci informa l’agenzia stampa Adnkronos, il presidente della Regione Marche reagisce e dichiara: ”Il Governo impugna la nostra decisione di chiudere le scuole? Sarà l’occasione per vedere chi ha fatto bene, noi o il Governo che si oppone. Io non faccio alcun passo indietro anzi l’impugnazione sarà utile per tutti, per la salute dei marchigiani e aiuterà il Governo a tenere comportamenti più coerenti”
Nessuna marcia indietro, dunque, ma anzi un contrattacco aperto e diretto, che Ceriscioli rivolge innanzitutto al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e spiega così: ”Conte dice non c’è ragione di chiudere le scuole ma quando mi ha telefonato mi ha parlato di un coordinamento nazionale per avere regole uniformi. La mattina dopo eravamo tutti noi Presidenti di Regione in collegamento con il Presidente del Consiglio ma direttive omogenee non ci sono state date. La Liguria e il Friuli Venezia Giulia hanno preso decisioni analoghe alla nostra quando c’erano casi alle loro porte”.
Il braccio di ferro si allarga quindi dalla decisione di chiusura delle scuole alla gestione dell’emergenza coronavirus, e tocca anche la delicata questione della “potestà concorrente” tra Stato e Regioni prevista dalla Costituzione in materie come la tutela della salute, dove lo Stato ha il compito di emanare le direttive fondamentali e la Regione quello di emanare le normative di dettaglio; cioè adottando le concrete decisioni che, come in questo caso, vengono respinte dal Governo.
Oggi il premier Conte si dichiara “sorpreso” della decisione della Regione Marche e osserva che “In questo momento non fa bene, se ognuno va per conto suo si crea confusione generale nel Paese”. Reagisce anche il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli: “Credo che sia stato un gravissimo errore decentrare la sanità” e aggiunge: “credo che questa emergenza in Italia valga una grande riflessione sul sistema sanitario e sull’organizzazione regionale del Sistema sanitario nazionale. Penso che questa sia un’occasione per ricominciare a discuterne, perché trovo che spezzettare la sanità pubblica in venti regioni, in venti competenze esclusive, sia probabilmente non adeguato ad affrontare emergenze di questo tipo”.
Intanto l’Adnkronos informa che c’è il primo caso di coronavirus anche nelle Marche: attualmente le persone contagiate in tutta Italia hanno raggiunto il numero di 374, secondo il monitoraggio aggiornato reso dalla Protezione civile.
In serata interviene il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, che in una nota dichiara: “Chi rappresenta lo Stato, ad ogni livello istituzionale, dovrebbe avere sempre un alto senso delle istituzioni.
Il presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, nonostante l’accordo condiviso tra Stato e Regioni sull’emanazione di un’ordinanza tipo per le aree ‘no cluster’ ha preferito seguire una strada autonoma non confortata da alcuna evidenza scientifica“. Nel ribadire le scelte del Governo, il ministro prosegue: “Il presidente Ceriscioli ha voluto portare avanti autonomamente, e senza il supporto di alcuna motivazione scientifica, un’ordinanza che viola più principi e non garantisce ai cittadini marchigiani alcuna certezza che avrebbero, invece, se la Regione adottasse l’ordinanza tipo condivisa da tutti. Tale condotta amministrativa porta con sé conseguenze gravi, per questo motivo abbiamo voluto agire in maniera tempestiva, invocando la tutela dell’autorità giurisdizionale competente”.