Così l’Inps chiederà i soldi ai furbetti


Come verranno recuperate le prestazioni pagate a chi non ne aveva il diritto: dalla compensazione, alla nota di debito, alle trattenute.
L’Inps ha spiegato come intende muoversi per recuperare le prestazioni diverse dalla pensione erogate a chi non ne aveva diritto. È il caso, ad esempio, di chi ha percepito la Naspi o il reddito di cittadinanza pur non essendo in possesso dei requisiti necessari. Sono i cosiddetti «indebiti non pensionistici» relativi, cioè, alle prestazioni a sostegno del reddito.
Il primo passo sarà quello della compensazione impropria, nel caso in cui chi ha percepito il sussidio abbia un credito nei confronti dell’Istituto per arretrati della prestazione non dovuta. L’Inps non farà altro che effettuare un conguaglio tra quello che il percettore pretende e quello che deve, previa comunicazione al diretto interessato.
Altra mossa prevista dall’Inps è quella di inviare a chi ha indebitamente incassato il sussidio una nota di debito che riporta la motivazione della contestazione e la diffida a restituire la somma entro 30 giorni dalla notifica della comunicazione. In caso di condotta indebita, dovranno essere pagati anche gli interessi legali. Il pagamento dovrà avvenire in un’unica soluzione.
Se, trascorso quel periodo, il versamento non è stato fatto, parte il recupero dell’indebito procedendo in quest’ordine a:
- la trattenuta sulle prestazioni in corso entro i limiti di un quinto della prestazione, da calcolare sul totale dei trattamenti in godimento, al lordo delle ritenute fiscale (una sorta di pignoramento di un quinto, insomma);
- il pagamento mediante rimessa in denaro, che prevede la rateizzazione, su domanda dell’interessato, per valori superiori a 100 euro.
In caso di rateizzazione, il meccanismo seguirà questi criteri, le rate mensili devono essere superiori a 60 euro, tranne eventualmente quella finale.
La durata del piano non deve superare:
- i 24 mesi per gli indebiti di condotta, cioè quelli dovuti a comportamenti intenzionali, commissivi oppure omissivi che hanno dato luogo alla prestazione indebita;
- i 36 mesi per gli indebiti civili, vale a dire quelli generati da altri motivi, come la mancanza di requisiti del titolare della prestazione;
- i 72 mesi per gli indebiti propri, cioè quelli i cui motivi sono relativi alle modalità di calcolo e di erogazione della prestazione.
Nei primi due casi, la rateizzazione viene riconosciuta solo di fronte a una documentata situazione socioeconomica dell’interessato. Vengono applicati, oltre agli interessi legali decorrenti dalle date di effettuazione dei singoli pagamenti, anche gli interessi legali di dilazione.
Una domanda su un caso concreto. Una impresa individuale chiude e non riesce a corrispondere il Tfr ai propri ex dipendenti. Questi fanno ricorso al fondo di garanzia INPS che interviene e salda il Tfr. Nel contempo la titolare dell’impresa va in pensione e percepisce un assegno mensile di circa €930 netti. L’INPS attiva un pignoramento diretto sulla pensione della parte eccedente il minimo vitale e non del solo 1/5 di esso. Citando il regolamento degli indebiti che non c’entra nulla e in violazione del punto 8 della sentenza corte costituzionale 502/2006. Esiste una regola per casi simili?
E l’Inps che ha preso i soldi ingiustamente,come si procede??
Insomma, come quasi sempre, “chi ha avuto, ha avuto e chi ha dato, ha dato”. Che cosa leva l’INPS a chi non ha nulla da farsi togliere?