Il sindaco di Taranto minaccia la cessazione delle attività se gli stabilimenti non elimineranno le emissioni ambientali nocive. L’Ilva impugnerà il provvedimento.
Mentre sono in corso le trattative con ArcelorMittal per arrivare a un accordo risolutivo prima della prossima udienza fissata davanti al Tribunale di Milano per il 7 marzo, arriva l’ultimatum del sindaco di Taranto, che, con un’ordinanza, impone alla società che gestisce lo stabilimento ex Ilva di eliminare le emissioni nocive.
Il sindaco concede un termine massimo di 30 giorni per farlo, altrimenti disporrà – entro e non oltre 60 giorni – ”le procedure di fermata dei seguenti impianti: altiforni, cokerie, agglomerazione, acciaierie”.
L’ordinanza è già stata trasmessa a Arcelor Mittal Italia, a Ilva spa in amministrazione straordinaria e al ministero dell’Ambiente. Ora però i commissari dell’ex Ilva sono intenzionati ad impugnarla, per come ci comunica l’agenzia stampa Adnkronos.
“Fermi restando gli accertamenti che saranno effettuati sulla natura e la provenienza delle emissioni su cui si fonda il provvedimento”, afferma Ilva spa in amministrazione straordinaria in una nota “ritiene illegittima, inappropriata e sproporzionata l’ordinanza che incide sull’esercizio di uno stabilimento d’interesse strategico nazionale e su interessi che devono trovare la loro composizione e il loro bilanciamento attraverso l’appropriato uso degli strumenti ordinari. Ilva in As si riserva quindi di impugnare l’ordinanza dinanzi alle autorità competenti”.
L’Ilva spa in amministrazione straordinaria sostiene che il provvedimento”interviene in un momento in cui ci si sta prodigando per l’auspicata riconversione dello stabilimento nell’ambito del generale progetto per la città di Taranto, a favore della quale, com’è noto, il Governo profonde numerose energie”.