Come fa la polizia a mettere le cimici


Dispositivi per intercettazioni ambientali: quando possono essere utilizzati? Quando la polizia può procedere ad effettuare intercettazioni?
Film e telefilm americani ci hanno abituato ad agenti segreti che, mentre sono tranquillamente seduti a bere un drink, con un’abile mossa piazzano un piccolo dispositivo sotto al tavolino e poi vanno via sorridenti. Quel minuscolo aggeggio è quello che, in gergo, viene definita “cimice”, cioè un dispositivo utile a captare suoni e voci provenienti dal luogo ove è stata installata. Devi sapere, però, che solamente la polizia può effettuare un’intercettazione ambientale, e solamente dietro autorizzazione del giudice. Con questo articolo ti spiegherò come fa la polizia a mettere le cimici.
Contrariamente a quanto si possa pensare, effettuare un’intercettazione ambientale o telefonica è cosa davvero complessa, molto più di quanto le produzioni hollywoodiane vogliano farci credere: come ti illustrerò nei prossimi paragrafi, si può procedere a un’intercettazione solamente in presenza di determinati gravi crimini e soltanto con l’apparecchiatura che è a disposizione della polizia giudiziaria. Inoltre, non si può procedere ad alcuna intercettazione senza il consenso del magistrato. Se l’argomento ti interessa, prosegui nella lettura: vedremo insieme come fa la polizia a installare le cimici per le intercettazioni.
Indice
Polizia: per quali reati può intercettare?
Prima di spiegare come fa la polizia a mettere le cimici, devo necessariamente spiegarti la procedura che porta gli organi inquirenti a poter effettuare un’intercettazione, telefonica o ambientale che sia.
Innanzitutto, perché si possa procedere a un’intercettazione bisogna che sussistano gravi indizi concernenti alcuni particolari reati:
- delitti non colposi per i quali è prevista la pena dell’ergastolo o della reclusione superiore nel massimo a cinque anni;
- delitti contro la Pubblica Amministrazione per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni;
- delitti concernenti sostanze stupefacenti o psicotrope;
- delitti concernenti le armi e le sostanze esplosive;
- delitti di contrabbando;
- reati di minaccia, usura, abusiva attività finanziaria, abuso di informazioni privilegiate, manipolazione del mercato, molestia o disturbo alle persone col mezzo del telefono;
- delitti di pedopornografia e adescamento di minorenni;
- delitti di commercio di sostanze alimentari nocive; contraffazione, alterazione o uso di marchi o segni distintivi ovvero di brevetti, modelli o disegni; introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi; frode nell’esercizio del commercio; vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine; contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari;
- delitto di stalking;
- delitti legati alla criminalità organizzata di stampo mafioso [1].
Quando l’intercettazione deve avvenire presso la residenza o il domicilio privato di una persona, l’intercettazione è consentita solo se vi è fondato motivo di ritenere che in quel luogo sia in atto l’attività criminosa.
Intercettazioni: qual è la procedura?
Poiché ogni tipo di intercettazione è lesiva della privacy altrui e, soprattutto, della riservatezza delle comunicazioni, si può procedere ad ascoltare le conversazioni tra altre persone solamente quando lo preveda la legge e dietro autorizzazione dell’autorità giudiziaria.
Per la precisione, il codice di procedura penale dice che la richiesta delle intercettazioni deve provenire dal pubblico ministero, il quale chiede al giudice per le indagini preliminari l’autorizzazione a disporre le operazioni necessarie.
L’autorizzazione è concessa con decreto motivato soltanto se vi sono gravi indizi di reato e l’intercettazione è assolutamente indispensabile ai fini della prosecuzione delle indagini [2].
Nei casi di urgenza, quando vi è ragione di credere che dal ritardo possa derivare grave pregiudizio alle indagini, il pubblico ministero dispone l’intercettazione con decreto motivato, che va comunicato immediatamente e comunque non oltre le ventiquattro ore al g.i.p.; questi, entro quarantotto ore dal provvedimento, decide sulla convalida.
Se il decreto del pubblico ministero non viene convalidato nel termine stabilito, l’intercettazione non può essere proseguita e i risultati di essa non possono essere utilizzati.
Il decreto del pubblico ministero che dispone l’intercettazione indica le modalità e la durata delle operazioni; quest’ultima non può superare i quindici giorni, ma può essere prorogata dal giudice con decreto motivato per periodi successivi di quindici giorni, sempre in presenza dei requisiti di gravità indiziaria e di assoluta necessità della misura.
Polizia: come si fa un’intercettazione?
Contrariamente a quanto si possa pensare, le operazioni di intercettazione sono anch’esse assistite da diverse garanzie. Innanzitutto, secondo la legge è lo stesso p.m. a procedere personalmente alle operazioni; egli può, tuttavia, avvalersi di un ufficiale di polizia giudiziaria. Le comunicazioni intercettate sono registrate e delle operazioni è redatto verbale [3].
Le operazioni possono essere compiute esclusivamente per mezzo degli impianti presenti presso la Procura della Repubblica; quando questi dispositivi risultano insufficienti o inidonei ed esistono eccezionali ragioni di urgenza, il pubblico ministero può disporre il compimento delle operazioni mediante impianti di pubblico servizio o in dotazione alla polizia giudiziaria.
Se, invece, si procede a intercettazione di comunicazioni informatiche o telematiche, il magistrato del pubblico ministero può disporre che le operazioni siano compiute anche mediante impianti appartenenti a privati.
I risultati delle intercettazioni non possono essere utilizzati in procedimenti diversi da quelli nei quali sono stati disposti, salvo che risultino indispensabili per l’accertamento dei delitti più gravi [4]. I verbali e le registrazioni sono conservati integralmente presso il p.m. che ha disposto l’intercettazione fino a quando la sentenza non diventa definitiva. Tuttavia gli interessati, quando la documentazione non è necessaria per il procedimento, possono chiederne la distruzione al gip [5].
Cimici: come fa la polizia a metterle?
Le cimici sono dispositivi elettronici in grado di effettuare un’intercettazione ambientale, per tale dovendosi intendere la captazione delle conversazioni che avvengono tra persone non presenti in un determinato luogo.
Per via delle loro ridottissime dimensioni, le cimici possono essere facilmente occultate ovunque: nel sedile di un’auto, nell’imbottitura del divano, sotto una sedia, ecc.
Come fa la polizia a mettere le cimici? In genere, la polizia sfrutta determinate occasioni per poter procedere a nascondere una cimice all’interno di un determinato posto: ad esempio, in occasione di una perquisizione domiciliare, la polizia potrebbe approfittarne per occultare la cimice in un cassetto. Stesso dicasi nel caso di perquisizione all’interno di un’auto.
Per installare una cimice la polizia può servirsi anche di agenti in borghese, i quali entrano nei luoghi d’interesse per le indagini e lasciano una microspia a insaputa dei terzi.
Ovviamente, la polizia che mette una cimice è stata preventivamente autorizzata dall’autorità giudiziaria: durante una perquisizione qualsiasi non potrebbe decidere di piazzare una microspia ambientale senza che il magistrato ne sappia nulla.
note
[1] Art. 266 cod. proc. pen.
[2] Art. 267 cod. proc. pen.
[3] Art. 268 cod. proc. pen.
[4] Art. 270 cod. proc. pen.
[5] Art. 269 cod. proc. pen.
Autore immagine: Canva.com
Articolo molto interessante, ma sottace il fatto che, da una trentina di annni a questa parte, qualsiasi malintenzionato può acquistare dispositivi, anche economici, in libera vendita alla luce del Sole, sia sui marketplaces sia su siti specializzati, in grado di violare la privacy di chiunque, senza bisogno di autorizzazioni.
I delinquenti non hanno bisogno di autorizzazione, chiedete agli inquilini del piano di sopra…