Il capo dell’Authority esprime la sua posizione: i dati raccolti dovranno essere gestiti dall’autorità pubblica e cancellati a fine emergenza.
La nuova app Immuni scelta dal Commissario straordinario all’emergenza per tracciare i contatti degli italiani durante i loro spostamenti nella Fase 2 non è ancora partita ma sta già registrando numerose polemiche. Molti, infatti, si chiedono con preoccupazione chi gestirà i dati dei nostri spostamenti e le informazioni sensibili che riguardano la vita privata degli italiani.
Il sistema automatico sarà in grado di monitorare e registrare non solo i movimenti sul territorio ma anche, e soprattutto, i contatti interpersonali e, dunque, gli incontri di ciascuno con altri, in modo da tracciare una mappa con funzione di prevenzione dei contagi e di allarme nel caso di contatto ravvicinato con una persona sospetta positiva.
Le preoccupazioni si sono incrementate soprattutto dopo che il Commissario Arcuri, pur ribadendo il fatto che il suo uso sarà volontario e non obbligatorio, aveva lasciato balenare l’idea che non si potesse uscire di casa senza averla. Così, oggi, il Garante della Privacy, Antonello Soro, ha deciso di rilasciare un’intervista a ‘Circo Massimo’ su Radio Capital, riportata dall’Adnkronos, dove espone la sua posizione sull’argomento.
Non è un provvedimento formale ma esprime una linea chiara e precisa che, considerata l’autorità da cui arriva, sicuramente influenzerà i successivi percorsi per fissare le regole tecniche per l’introduzione e il funzionamento di questa app che altrimenti rischia di rimanere un oggetto misterioso di cui ancora non sono noti i meccanismi.
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L’app Immuni da sola non basta
Innanzitutto, il Garante chiarisce un punto essenziale: l’app da sola non basta a garantire il successo della prossima Fase 2. “Nessuno può illudersi che basta tracciare i contatti, serve poi il test diagnostico. Se non si fanno i tamponi immediatamente dopo aver individuato gli infetti, la app è inutile“.
Quali regole e condizioni
Il Commissario all’emergenza e gli altri esperti avevano anticipato che per essere efficace l’app avrebbe dovuto essere utilizzata almeno dal 60% degli italiani, auspicabilmente il 70%. Su questo aspetto Soro osserva che “il fondamento di questo sistema credo debba essere la fiducia. Perché sia raggiunta una percentuale molto alta di adesione, deve esserci la fiducia in questo sistema”.
Il Garante rileva che “la scelta condivisa di una tecnologia Bluetooth, che misura i contatti ravvicinati, va nella giusta direzione”. Però, avverte che “sarà bene che questo avvenga con la minore invasività possibile rispetto alla vita privata dei cittadini”, dice Soro ripetendo ancora che “conta molto la fiducia, altrimenti viene meno qualsiasi efficacia della strategia”, nel senso “che se viene percepito come un obbligo non gradito, un cittadino lascia lo smartphone a casa e va a passeggio”.
Chi gestirà la mappatura dei contatti
Per la mappatura dei contatti e degli eventuali contagiati, secondo il Garante della privacy occorre che “questa tecnologia sia diffusa nel Paese e che ce ne sia una, gestita in una regia dell’autorità pubblica che sia in grado di essere molto trasparente e controllabile”. Il soggetto che gestisce i dati tracciati dalla app Immuni, ribadisce Soro, “deve essere un’autorità pubblica, controllabile in ogni suo momento”.
Inoltre, “i dati devono essere utilizzati esclusivamente per la finalità di cui stiamo discutendo e una volta che si è esaurito il ciclo della mappatura devono essere cancellati“. Soro precisa che “la quantità d’informazioni personali raccolte saranno poche e semplicemente saranno utilizzate quando si dovesse verificare un contatto con una persona infetta, diversamente resteremo fuori dal sistema”.
Il sacrificio della privacy
Le attuali condizioni di emergenza giustificano un affievolimento della privacy dei cittadini? Su questo punto delicato, che riguarda l’eventuale e provvisorio sacrificio del diritto alla riservatezza per tutelare maggiormente il diritto alla salute, Soro sottolinea che “le linee guida da parte di tutti i garanti europei parlano chiaro, il principio cui si deve ispirare un procedimento come questo, contemplato da regolamento europeo in condizioni straordinarie, deve rispondere a requisiti di proporzionalità e ragionevolezza: il diritto alla privacy può subire delle limitazioni ma devono essere proporzionate”.