Coronavirus: il rebus degli aiuti europei


Oggi, il Consiglio Ue deve decidere su Mes ed eurobond. Merkel: no a perdite di tempo. Posizioni distanti in Italia. Salvini: valutiamo se restare nel club.
A poche ore dal Consiglio europeo che dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) approvare una forma di sostegno agli Stati membri per far fronte al disastro economico creato dal coronavirus, l’unica certezza è che non c’è nulla di certo. Le divergenze restano non solo tra i vari capi di Stato e di Governo ma anche all’interno dei singoli Paesi. Come in Italia, tanto per non andare troppo lontano, dove il premier Giuseppe Conte non esclude un accordo sul Mes, Matteo Renzi è convinto che il Consiglio andrà benino, Renato Brunetta (Forza Italia) assicura che sarà un buco nell’acqua e Matteo Salvini ipotizza che la soluzione migliore sarebbe valutare un’eventuale uscita dall’Europa.
Certo, i presupposti per giungere ad un accordo questa sera non sono dei migliori. Tanto per augurare buona giornata a tutti, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha tracciato questa mattina davanti al Parlamento di Berlino come unica strada possibile quella che porta al Meccanismo europeo di stabilità, escludendo quella degli eurobond. Il perché è subito spiegato: se anche si pensasse di farli (ed è già una notizia il fatto che non abbia sparato un secco «nein»), la decisione «dovrebbe essere ratificata da tutti i parlamenti e ci vorrebbero anni».
La posizione della Merkel, dunque, appare questa: possiamo pure approvare questa sera di mettere in comune i debiti, ma se poi i soldi arrivano troppo tardi non dite che non ve l’avevo detto. La cancelliera tedesca, dunque, sconsiglia delle perdite di tempo e invoca di nuovo la terna di sigle a lei più gradite, ovvero: Mes, Bei e Sure. Tradotto: l’ombrello del Meccanismo europeo di stabilità per assicurare i fondi alla Sanità e alla prevenzione, la garanzia di fondi e liquidità per le imprese attraverso la Banca europea per gli investimenti e la nuova formula di cassa integrazione e assicurazione per i lavoratori a rischio chiamata Sure, cioè «sicuro». In pratica, tutto quello che finora era stato accordato.
Merkel si è detta disponibile a mettere più soldi sul piatto per aiutare in modo più massiccio l’Unione europea a uscire dalla crisi da coronavirus: «Dovremmo essere pronti, in uno spirito di solidarietà, a fare per un limitato periodo di tempo contributi molto diversi ossia considerevolmente più alti, al bilancio europeo, perché vogliamo che tutti gli stati membri possano riprendersi economicamente». A quale prezzo per gli altri, lo dirà il tempo.
La linea della Germania verrà facilmente condivisa da altri Paesi del Nord Europa, Olanda in testa.
La posizione dell’Italia è stata espressa da Giuseppe Conte qualche giorno fa in Parlamento ed anche questa mattina al Quirinale, dove il premier ha incontrato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, proprio in vista del vertice di oggi. Conte non esclude il ricorso al Mes (che potrebbe costargli una parte dei consensi del Movimento 5 Stelle), come nemmeno esclude che si possa arrivare all’emissione degli eurobond. Con Mattarella, ha condiviso l’auspicio che al Consiglio europeo si concretizzi quella solidarietà di cui parlava Angela Merkel e che dovrebbe portare alla ripartenza economica e sociale anche dell’Italia.
Conte, peraltro, ha incassato nuovamente il sì del capo di Forza Italia, Silvio Berlusconi, all’approvazione del Fondo salva-Stati. «Non capisco come si possa dire di no», ha spiegato l’ex Cavaliere, «ma non si tratterà di un appoggio esterno al Governo», ha tenuto a precisare.
Rimane, comunque, tutto in bilico, compresa la proposta della Spagna – seppur ben accolta a Bruxelles – di creare un Fondo da oltre un miliardo e mezzo di euro da cui distribuire senza debito tra gli Stati membri per la ripartenza. Le posizioni restano distanti, al punto che l’ex parlamentare europeo ed economista Renato Brunetta vede «quasi impossibile che nella riunione di oggi possa essere trovato un accordo su tutte queste questioni. Molto probabile, invece – sostiene il deputato forzista – che ci sarà bisogno di altri due Consigli europei, uno interlocutorio a maggio, per poi formalizzare tutto il pacchetto e la relativa strategia nel Consiglio Europeo della seconda metà di giugno».
Più ottimista Matteo Renzi, secondo cui «il Consiglio europeo di oggi finirà benino. Oggi troveranno un compromesso positivo all’europea. Europa – commenta il leader di Italia Viva – ha commesso degli errori in partenza, non c’è dubbio, ma non è vero che non ha fatto nulla. La partita ce l’abbiamo in mano noi italiani».
E proprio gli italiani dovrebbero valutare se giocarsela da soli abbandonando la squadra con sede a Bruxelles. Almeno secondo Matteo Salvini, che questa mattina ha lanciato l’ennesimo sasso nella stessa direzione: «Dal 1980 a oggi – ha spiegato il capo della Lega – sono 140 i miliardi pagati dagli italiani in più all’Europa rispetto a quelli che tornano indietro. Se ho pagato 140 miliardi per iscrivermi a questo club e, quando ho bisogno, gli altri soci mi dicono che per te c’è poco e nulla – conclude Salvini – allora bisogna ripensare le regole di questa associazione e anche l’appartenenza a questa associazione».
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