La presidente della Commissione Ue rivela che le prime proposte concrete arriveranno entro la terza settimana di maggio. Ma sui contenuti c’è molta incertezza.
Recovery Fund: è un nome che dovremo imparare, perché così è stato chiamato il nuovo strumento di aiuti messo a punto ieri sera dal Consiglio Europeo, come ha annunciato a caldo il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, appena uscito dal summit dei 27 capi di Stato e di Governo dei Paesi membri dell’Unione.
In un breve videomessaggio, il premier Conte ha illustrato i nuovi fondi europei per la ripresa e ha sottolineato che sarà proprio il Recovery Fund a rendere la risposta dell’Europa “più solida, coordinata ed efficace”. Ma Conte, e neppure il Consiglio Europeo, hanno ancora spiegato in quali interventi si tradurrà questo fondo e quando arriveranno gli aiuti europei che esso è finalizzato a garantire.
A colmare il vuoto, almeno in parte, arriva la presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen. Infatti proprio la Commissione sarà incaricata dell’attuazione concreta del progetto di massima che è stato deciso dai leader.
In un intervento riportato dall’Adnkronos, von der Leyen ha dichiarato che la Commissione Europea lavorerà “il più velocemente possibile” per presentare una proposta concreta” sul Recovery Fund, ma “l’Mff (cioè il Quadro Finanziario Pluriennale dell’Unione europea, il bilancio settennale) dovrà essere un processo collegiale”.
Ancora riunioni e messe a punto, dunque, e il percorso si preannuncia non facile, ma probabilmente anche breve: “l’obiettivo è arrivare nel collegio dei commissari o la seconda o la terza settimana di maggio. Dipende dal progresso che faremo, in stretto dialogo con gli Stati membri”, assicura von der Leyen.
Le prospettive di un’intesa sembrano buone perché durante il Consiglio, spiega von der Leyen, “abbiamo riscontrato una generale apertura al fatto che dobbiamo trovare un equilibrio tra prestiti e trasferimenti” e che “è una buona idea avere il Recovery Program e l’Mff come pacchetto”, perché sono legati l’uno all’altro.
In concreto, si dovrà aumentare la soglia delle risorse proprie almeno al 2% del Reddito nazionale lordo complessivo dei Paesi dell’Unione nei primi due o tre anni del settennato 2021-27. Un risultato che sembra oggettivamente modesto ma, considerata la mentalità dominante in Europa, può essere considerato uno sforzo poderoso, pensando che ancora a febbraio, poco prima dell’esplodere dell’emergenza Coronavirus, in ambito europeo si discuteva di tagli e di decimali di punto e i Paesi nordici, Germania e Olanda in testa, cercavano ancora di abbassare l’asticella verso l’1%.
Ora, invece, Von Der Leyen afferma che “il bilancio dell’Ue è disegnato per la coesione e la convergenza. Sono contenta che gli Stati membri abbiano mostrato unità e che abbiano incoraggiato la Commissione ad esplorare strumenti finanziari innovativi”. Perciò è inevitabile che “il prossimo quadro finanziario dovrà adeguarsi alle nuove circostanze dopo la crisi provocata dalla pandemia. Dobbiamo aumentare la sua potenza di fuoco, per riuscire a generare gli investimenti che servono in tutta l’Unione Europea”.
La presidente della Commissione ha aggiunto che “proporremo che i soldi raccolti verranno canalizzati nell’Mff in un Recovery Program e concentrati in un certo numero di programmi che aiuteranno a combattere la crisi”.
“Sto parlando – ha spiegato – di un sostegno finanziario aumentato per l’investimento per le riforme negli Stati membri e per la coesione: qui è dove il grosso degli investimenti andrà. Ci saranno investimenti nel Green Deal europeo, nella transizione digitale e per una maggiore autonomia strategica” mentre “una parte più piccola andrà per aumentare i nostri strumenti comuni di risposta alla crisi. E poi ci sarà un pilastro per aumentare il nostro sostegno ai vicini e ai partner”.
Detto così, sembra un processo complicato, con i fondamentali ancora da stabilire ed anche piuttosto lungo nell’attuazione. Probabilmente per questo la Commissione pensa a quella che la stessa von der Leyen ha definito una “soluzione ponte” che consenta di anticipare al 2020 l’erogazione di fondi. Ma anche qui senza chiarirne gli aspetti.
Bisognerà fare bene, ma anche in fretta perché gli Stati colpiti dall’emergenza, tra cui in prima fila l’Italia, non potranno aspettare a lungo per garantire il sostegno economico necessario a lavoratori, famiglie e imprese.
“Vogliamo fare tutto molto rapidamente”, preme il presidente del Parlamento Europeo, l’italiano David Sassoli, che era stato il primo a dire sì ai Recovery Bond, dando una spinta decisiva al Consiglio Europeo per adottare la risoluzione che infine è stata varata ieri. Sassoli ora detta tempi stretti per l’attuazione: “La Commissione verrà in Parlamento il 5 maggio a presentare il piano, il 6 la presidente von der Leyen lo presenterà al collegio dei Commissari e poi naturalmente ci saranno alcune settimane per discutere con il Consiglio e i governi e far partire tutto entro il mese di giugno“.
Intanto von der Leyen insiste nella linea che ha esposto, in attuazione di quanto deciso dal Consiglio Europeo, e sembra che per ora non ci siano alternative a questa strada: “Sono convinta che ci sia un solo strumento che può darci la magnitudine necessaria e questo è il bilancio europeo, chiaramente legato al Fondo per la ripresa”, ha concluso.
Dall’Italia l’economista Carlo Cottarelli commenta così: “Si può vedere il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno. A me non sembra una cosa deludente. Il fatto che ci sia stata una conferma del ricorso al Recovery fund, e che in poche settimane l’Ue debba fare una proposta concreta mi sembra una buona notizia”.
Cottarelli però segnala che “tante cose ancora non si sanno, neanche quale sarà l’importo di questo fondo”. Perciò “c’è ancora tanto da costruire”, ma il passo avanti rispetto alla decisione dell’Eurogruppo della scorsa settimana “riguarda i tempi più stretti della Commissione per arrivare a una proposta concreta”.
È buio, infatti, anche sull’ammontare delle risorse: non c’è ancora nulla di deciso in via ufficiale, si ipotizza un intervento del valore di almeno un trilione di euro, e qui Cottarelli osserva che ” se la von der Leyen parla di miliardi di miliardi penso abbia qualcosa di concreto in mente”.
Dunque, ancora molte voci e ipotesi e ben poche certezze, con le dichiarazioni ufficiali che tacciono proprio sull’ammontare delle risorse da stanziare e sulla loro distribuzione. I passi in avanti sono lenti, anche se vanno nella giusta direzione, ma l’attuazione è davvero troppo lunga. Come ha detto la presidente della Commissione Ue, per avere qualcosa di concreto bisognerà attendere almeno la seconda o terza settimana di maggio. E probabilmente a quella data arriveranno non decisioni effettive ma soltanto proposte, ancora da deliberare, votare ed infine attuare perché i soldi finalmente arrivino dove sono necessari.