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Coronavirus: quanti posti di lavoro salteranno

29 Aprile 2020 | Autore:
Coronavirus: quanti posti di lavoro salteranno

Il Governo aveva promesso che nessuno avrebbe perso l’occupazione, ma ora si corregge: centinaia migliaia di persone resteranno a casa.

Oggi, ci si preoccupa dell’emergenza sanitaria, ma guardando al domani (che per molti è già oggi) c’è un’altra emergenza che toglie il sonno a milioni di italiani: quale sarà il conto che passerà il coronavirus al mercato del lavoro e quanti posti salteranno per i danni economici provocati dalla pandemia.

Inutile dire che le parole pronunciare dal Governo quando è stato presentato il decreto Cura Italia (eravamo a metà marzo, sembra passata una vita) hanno perso valore. Allora ci siamo sentiti dire: «Nessuno perderà il lavoro per il coronavirus». Lo ha ribadito qualche giorno fa in Parlamento il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, quando ha parlato del Documento di economia e finanza. Sappiamo che non è vero.

È lo stesso Def ad ammettere che nel 2020 ci sarà un calo dell’occupazione del 2,1%. Tradotto in numeri assoluti, salteranno quasi 500mila posti di lavoro. Che potrebbero arrivare a quasi 600mila (con una diminuzione dell’occupazione, a questo punto, del 2,2%) se si considerano anche i lavoratori in nero. Ma la cifra sarà più precisa dall’estate in poi, perché quella appena riportata tiene conto dei primi tre mesi di cassa integrazione. Quando l’ammortizzatore sociale finirà, bisognerà fare i conti con la realtà: o il Governo decide di prorogarlo o l’emorragia di posti sarà molto più consistente. Serve ricordare che nella crisi scoppiata lo scorso decennio l’Italia perse un milione di posti in cinque anni. Ora ne perdiamo 500mila in un solo anno.

A proposito di cassa integrazione: sono oltre 7 milioni i lavoratori per i quali le aziende hanno chiesto questa soluzione. Ai quali, però, bisogna aggiungere quelli per cui è stata chiesta la cassa in deroga. Facendo due conti, e considerando che i dati delle Regioni sulle deroghe arrivano all’Inps con un certo ritardo, l’ammortizzatore sociale interessa un lavoratore su due, che si vede ridurre la retribuzione all’80% nel migliore dei casi. Ad esempio, chi prende uno stipendio di poco più di 1.300 euro può portare a casa circa 850 euro.

Lasciando da parte la cassa integrazione e gli altri ammortizzatori, nel 2020 il numero delle ore lavorate diminuirà di oltre il 6% rispetto all’anno precedente. E questo è un altro dato importante, perché non riguarda chi avrà perso il lavoro: si riferisce a chi riuscirà a mantenerlo ma dovrà accettare, in determinati settori, una modifica contrattuale per lavorare di meno. Il che, ovviamente, si tradurrà in un reddito più basso.

Il tasso di disoccupazione nel 2020 arriverà all’11,6% rispetto al 10% dello scorso anno. Si spera che nel 2021 scenda di circa mezzo punto percentuale.

Non vanno dimenticati gli oltre 4 milioni di autonomi, professionisti, collaboratori continuativi e stagionali e chi lavora soprattutto nei settori del turismo, della ristorazione e dei servizi alla persona (parrucchieri o estetiste, ad esempio). Per ora hanno la possibilità di incassare un bonus, ma la maggior parte di loro considera questo aiuto un semplice cerotto che non sarà in grado di tamponare la ferita aperta dalla chiusura obbligatoria per coronavirus. Il rischio è che molte saracinesche non vengano più rialzate.



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