Coronavirus: il nuovo studio sulla perdita di gusto e olfatto


Covid-19: come capire il significato clinico dell’anosmia e ageusia? Una ricerca per capire come identificare rapidamente la possibilità di contagio da parte del virus.
In quali casi e con quanta frequenza i malati di Coronavirus perdono gusto e olfatto? A rigurdo, è stato avviato un progetto a cura dell’associazione internazionale Global Consortium for Chemosensory Research, che insieme alla Sissa (Scuola Internazionale superiore di studi avanzati) di Trieste e alle istituzioni di 50 Paesi nel mondo (dalla Nuova Zelanda al Giappone, dall’Africa agli Stati Uniti e Sud America) stanno cercando di comprendere diversi aspetti dell’azione del virus sull’organismo e del contagio.
Anna Menini della Sissa ha spiegato che “Tutti abbiamo l’esperienza della perdita di olfatto e gusto quando siamo raffreddati. Da quanto si è visto finora però, nei pazienti COVID-19 la perdita di olfatto e gusto si presenta in maniera del tutto peculiare. E vogliamo saperne di più”.
Grazie a questo studio si cercherà di comprendere meglio le origini della perdita dell’olfatto e del gusto e capire quanto siano frequenti nei pazienti Covid-19. L’intento di questo studio è anche scoprire se questi sintomi possano rappresentare dei potenziali segnali di allarme per identificare la malattia anche in assenza di altre manifestazioni cliniche del virus.
Un contributo utile potrebbe arrivare da coloro che, negli ultimi tempi, hanno oppure hanno avuto una malattia respiratoria, raffreddore, influenza o Covid-19. In che modo? Rispondendo ad un questionario in forma anonima disponibile in 14 lingue (destinato ad arrivare a 30) presente sul sito Global Consortium for Chemosensory Research. I dati raccolti in tutto il mondo saranno poi utilizzati dagli esperti per un’analisi approfondita; dopodiché, verranno resi pubblici.