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Coronavirus e inquinamento, qual è il legame

29 Aprile 2020
Coronavirus e inquinamento, qual è il legame

Un nuovo approfondimento sul tema a cura degli esperti dell’Istituto superiore di sanità.

Abbiamo già parlato delle riflessioni che si stanno facendo sul rapporto tra Coronavirus e inquinamento (leggi l’articolo: il Coronavirus e il legame con l’agricoltura). È sotto il sole come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, le regioni d’Italia dove il virus ha attecchito maggiormente, siano anche le stesse con le maggiori concentrazioni di inquinanti atmosferici. C’è anche da dire, però, che non si tratta delle sole aree al mondo inquinate/industrializzate e che molte altre, loro pari per urbanizzazione e concentrazione di fabbriche/attività inquinanti, non abbiano avuto la stessa quantità di malati di Covid-19.

Certezze e incertezze

Su questo tema, oggi, è uscito un approfondimento a cura di Maria Eleonora Soggiu e Gaetano Settimo del dipartimento Ambiente e Salute dell’Istituto superiore di sanità (Iss). Un lavoro che ha l’onestà intellettuale di dire da subito che non abbiamo risposte univoche, ora come ora: “la complessità del fenomeno, insieme alla parziale conoscenza di alcuni fattori che possono giocare o aver giocato un ruolo nella trasmissione e diffusione dell’infezione Sars-Cov-2, rendono al momento molto incerta una valutazione di associazione diretta tra elevati livelli di inquinamento atmosferico e la diffusione dell’epidemia Covid-19, o del suo ruolo di amplificazione dell’infezione – dicono dall’Iss -. Uno studio potrà essere svolto solo quando l’epidemia e l’emergenza saranno terminate e potranno essere disponibili tutte le conoscenze sulle variabili/fattori utili ad analizzare il fenomeno”.

Tuttavia alcuni dati possono essere messi in fila. E una certezza l’abbiamo: quella che l’inquinamento abbia conseguenze sulla salute umana. Come sottolinea l’Iss: “L’esposizione a inquinamento atmosferico indoor e outdoor e in particolare al materiale particellare Pm (Pm10, Pm2,5), agli ossidi di azoto (No e No2), nonché all’ozono (O3), può determinare un insieme di effetti sanitari avversi ampiamente descritti nella letteratura scientifica accreditata. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) stima nel 2016, globalmente, circa 7 milioni di morti premature all’anno, con il 91% di queste a carico dei Paesi a basso-medio reddito e relative alle popolazioni delle aree del sud asiatico, dell’area sub sahariana e dell’America latina. Per la popolazione europea sono state stimate circa 550mila morti premature”.

Le malattie più comuni causate dall’inquinamento

L’Iss spiega quali sono gli effetti più comuni sulla salute, dovuti all’inquinamento. Può comportare soprattutto “aumento delle malattie non trasmissibili, che includono principalmente malattie croniche del sistema cardiocircolatorio quali le malattie ischemiche del cuore (infarto miocardico, ictus cerebrale), quelle dell’apparato respiratorio, come l’asma, la broncopneumopatia cronica ostruttiva (bpco), che porta a una maggiore predisposizione alle infezioni respiratorie, e il cancro del polmone per esposizioni sul lungo periodo. Più recentemente – continua il paper di Maria Eleonora Soggiu e Gaetano Settimo – all’esposizione cronica all’inquinamento atmosferico e al Pm2,5 si associano patologie quali il diabete, un ritardo nello sviluppo neurologico dei bambini, così come effetti neurologici degenerativi nella popolazione adulta/anziana. Gli effetti a breve termine sono supportati da molti studi e riguardano una ridotta capacità polmonare, aggravamento e complicanze dell’asma, e, per l’esposizione durante la gestazione, un basso peso alla nascita del bambino“.

L’inquinamento ha una parte di responsabilità nell’insorgenza dei tumori. “L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) – spiegano dall’Iss – nel 2013 ha definito l’inquinamento atmosferico, il Pm in particolare, cancerogeno di classe 1 per l’uomo. Il Pm, sia quello emesso direttamente nell’aria, che quello prodotto durante i processi di conversione gas-particelle, è una miscela complessa di inquinanti organici e inorganici”.

In generale, come precisa l’Istituto, “vivere in aree urbane dove l’inquinamento atmosferico è elevato incide sullo stato di salute della popolazione”. L’ultimo report dell’Agenzia ambientale europea (Eea), dell’anno scorso, fornisce un dato: 600mila morti premature in Italia per esposizione a Pm2,5.

I più fragili ed esposti

Sono i più piccoli, secondo l’analisi degli esperti dell’Iss, tra i più vulnerabili a questo tipo di danni per la salute umana, anche se lo sviluppo di patologie come quelle provocate dall’inquinamento si salda anche ad altri fattori che incidono complessivamente, come la predisposizione genetica, i fattori socioeconomici, l’età, la durata e l’intensità dell’esposizione.

“Molti studi – secondo l’Iss – evidenziano che i bambini, e più in generale la popolazione di età inferiore ai 14 anni, è la più suscettibile agli effetti sanitari acuti delle infezioni alle basse vie respiratorie”.



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