Coronavirus e fase 2, dove portare i bambini da maggio


È preoccupazione comune, per chi ha famiglia: con i congedi parentali che non bastano e il ritorno al lavoro per molti, con la riapertura dal 4 del mese prossimo, a chi affidare i piccoli, senza scuola fino a settembre?
L’inizio della fase 2 non significa solo riapertura di molte attività economiche e, quindi, ritorno al lavoro per una fascia di popolazione. Con la scuola ancora chiusa, causa Coronavirus, e i nonni categoria a rischio, sono tanti i genitori che non sanno come organizzarsi con i figli piccoli. Ieri, la rubrica del Corriere della Sera, “La 27esima ora”, dedicava un’intera pagina alle angosce di mamme e papà che non hanno idea di come faranno dal 4 maggio in poi. Oggi, Repubblica prova a spiegare come potrà essere questo anticipo d’estate per i bambini, quindi per i loro genitori.
Il governo sta lavorando alla preparazione di due protocolli. Se ne stanno occupando, in particolar modo, i ministri di Istruzione, Lavoro, Salute e famiglia. Una volta pronti saranno indirizzati al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al comitato tecnico scientifico per eventuali aggiustamenti, dal punto di vista sanitario. I protocolli riguardano le aree gioco a norma di sicurezza, secondo la nuova normalità imposta dal Coronavirus, e i centri estivi. Proprio ieri si è riunita la task force composta dai tre dicasteri, più Società italiana di pediatria e Associazione nazionale comuni italiani (Anci), dal momento che i Comuni saranno direttamente coinvolti in modo massiccio, in termini di fattibilità di questo piano infanzia.
Si ragiona sui bambini e ragazzi in età da centro estivo, cioè quelli dai 3 ai 14 anni. I centri estivi riapriranno a giugno, ma tra le idee dell’esecutivo, come spiega l’articolo su Repubblica di Maria Novella De Luca, ci sarebbe quella di attrezzarne campi estivi appositi, prima del solito, già da maggio, per bambini che altrimenti, causa genitori al lavoro, resterebbero da soli. Ai piccoli potrebbe badare il personale comunale di nidi e altre strutture per l’infanzia, blindate per pandemia. Ovviamente, per essere a prova di Covid, i centri estivi dovranno essere puliti, sanificati e pensati secondo rigorosi accorgimenti: intanto potranno accogliere piccoli gruppi di bambini, sul presupposto di dover evitare assembramenti. Ad esempio: quattro bambini e un operatore. I Comuni metteranno a disposizione dei piccoli pullman, modello scuolabus, per andare a prendere i bimbi che non possano recarsi autonomamente al centro estivo, ma i posti saranno praticamente dimezzati, secondo la nuova concezione del trasporto pubblico locale nell’era Covid.
Per chi vi si recherà autonomamente è possibile che l’ingresso venga scaglionato. Sedi di questi nuovi centri estivi per necessità saranno palestre, parchi, cortili di scuole. Addio al pranzo tutti insieme: i bambini riceveranno pasti sigillati che dovranno consumare a distanza di sicurezza l’uno dall’altro. Un po’ triste, ma serve a proteggere la salute ben venga.
Resta comunque da sciogliere il nodo dei più piccoli: per i bambini da 0 a 3 anni, al momento, nulla è previsto.