È fin dalla prima ora uno dei farmaci più studiati nella lotta al Covid-19. Gli Stati Uniti hanno importanti novità sull’impiego di questo medicinale.
È uno dei primi difficili nomi di farmaci che abbiamo iniziato a memorizzare dall’inizio della pandemia di Coronavirus. Gli Stati Uniti hanno annunciato di avere novità positive sul remdesivir, l’antivirale che si sta analizzando per capire se possa avere una qualche utilità nel curare o alleviare gli effetti del Covid-19. Li renderanno noti, per l’Italia, in tarda serata, in un’apposita conferenza stampa. E sarà proprio il virologo americano di origini italiane Antony Fauci a comunicarli. Ce lo dice un articolo dell’agenzia di stampa Adnkronos, a firma di Barbara Di Chiara.
Fauci è direttore del National institute of allergy and infectious diseases (Niaid). Una delle figure più autorevoli cui Trump si sta affidando per vincere la sfida americana – e globale – contro il Covid-19. Dall’Adnkrnos apprendiamo che l’ipotesi che circola è che, alla luce di questi dati, l’Agenzia regolatoria americana Food and Drug Administration (Fda) possa dare immediatamente il via libera all’uso di emergenza di remdesivir per il trattamento di Covid19 negli Stati Uniti.
Si tratta di dati provenienti dal trial Niaid, in pubblicazione su Lancet, condotto appunto dallo stesso istituto diretto da Fauci, in cui il farmaco ha raggiunto l’endpoint primario, cioè l’obiettivo principale che i ricercatori si erano prefissati di verificare.
L’azienda ha anche annunciato che in un altro studio (Simple), un regime terapeutico più breve (5 giorni contro 10) si è dimostrato ugualmente efficace nel miglioramento dei sintomi nei pazienti ricoverati con forma grave di Covid-19: ne emerge che più della metà dei pazienti, in entrambi i gruppi di trattamento, sono stati dimessi dall’ospedale entro il quattordicesimo giorno e che al quattordicesimo giorno, il 64,5% dei pazienti nel gruppo di trattamento di 5 giorni e il 53,8% dei pazienti nel gruppo di trattamento di 10 giorni, hanno raggiunto il recupero clinico. Insomma, il medicinale sembra fare il suo dovere.
“Questi dati sono incoraggianti – afferma Aruna Subramanian della Stanford University School of Medicine, uno dei principali autori dello studio Simple, in una nota diffusa da Gilead – in quanto indicano che i pazienti che hanno ricevuto un regime più breve di cinque giorni di remdesivir hanno riscontrato un miglioramento clinico simile a quello dei pazienti che hanno ricevuto un trattamento di dieci giorni. Sebbene siano ancora necessari dati aggiuntivi, questi risultati mostrano che la terapia può essere ottimizzata” e potenzialmente estesa a un numero maggiore di pazienti, “se sarà dimostrata sicura ed efficace”.