Valutazione del grave pregiudizio alla salute; situazione di intollerabilità della convivenza; danno morale.
Indice
- 1 Stato d’ansia, depressione e ricovero in ospedale
- 2 Malattia del lavoratore e svolgimento altre attività
- 3 Assenza del lavoratore per depressione
- 4 Incidente stradale e danno morale
- 5 Concessione della protezione umanitaria: richiedente affetto da depressione cronicizzata
- 6 L’attendibilità della vittima di violenza sessuale
- 7 Concessione della protezione umanitaria: depressione cronicizzata
- 8 Lesioni riportate nel sinistro stradale e depressione
- 9 Sindrome post traumatica associata a depressione e dipendenza da alcool
- 10 Separazione dei coniugi e stato di depressione
- 11 Vulnerabilità della persona offesa: depressione nevrotica
- 12 Liquidazione di un capitale per invalidità permanente
- 13 Affidamento condiviso: genitore affetto da depressione
- 14 Depressione maggiore: differimento dell’esecuzione della pena
Stato d’ansia, depressione e ricovero in ospedale
La depressione e lo stato di ansia non rendono meno gravosa la condotta dell’imputato che, in stato di ubriachezza, pretendendo di essere ricoverato, aveva danneggiato arredi vari e apparecchiature informatiche, minacciando e aggredendo addetti al pronto soccorso, incaricati di pubblico servizio, procurando anche lesioni un infermiere.
Cassazione penale sez. VI, 13/05/2021, n.30780
Malattia del lavoratore e svolgimento altre attività
La patologia impeditiva considerata dall’art. 2110 c.c., che, in deroga ai principi generali, riversa entro certi limiti sul datore di lavoro il rischio della temporanea impossibilità lavorativa, va intesa non come stato che comporti la impossibilità assoluta di svolgere qualsiasi attività, ma come stato impeditivo delle normali prestazioni lavorative del dipendente; di guisa che, nel caso di un lavoratore assente per malattia il quale sia stato sorpreso nello svolgimento di altre attività, spetta al dipendente, indubbiamente secondo il principio sulla distribuzione dell’onere della prova, dimostrare la compatibilità di dette attività con la malattia impeditiva della prestazione lavorativa, la mancanza di elementi idonei a far presumere l’inesistenza della malattia e quindi, una sua fraudolenta simulazione, e la loro inidoneità a pregiudicare il recupero delle normali energie psico-fisiche, restando peraltro la relativa valutazione riservata al giudice del merito all’esito di un accertamento da svolgersi non in astratto, ma in concreto, con giudizio ex ante (nella specie, la Corte ha ritenuto legittime le attività fisiche ricreative svolte durante il periodo di malattia dal lavoratore colpito da una lieve forma di depressione).
Cassazione civile sez. lav., 13/04/2021, n.9647
Assenza del lavoratore per depressione
In fattispecie di licenziamento di lavoratori affetti da depressione sorpresi a svolgere atti di lavoro a favore proprio o di terzi, è da considerare che il tipo di malattia da cui è affetto il lavoratore è di natura tale da non comportare la permanenza assoluta del lavoratore presso la propria abitazione né da precludergli lo svolgimento di attività e movimenti fisici di bassa intensità e durata o il dispiego di energie psichiche di rilievo. Di conseguenza non sussiste la giusta causa di licenziamento, né è riscontrabile nella condotta, lecita, del lavoratore un’ipotesi riconducibile a giustificato motivo soggettivo di licenziamento.
Corte appello Roma sez. lav., 21/05/2020, n.1072
Incidente stradale e danno morale
Va risarcito il danno morale subito dalla consorte estrinsecatosi nelle sofferenze morali causatele dal trauma derivatole dall’incidente stradale occorso al marito, dalla incertezza della prognosi relativa a quest’ultimo per le gravissime lesioni patite, da tutte le attività di assistenza morale e materiale prestate continuativamente al coniuge per i primi cento giorni nei quali l’infortunato accusava totale immobilizzazione, sofferenze concretizzantesi in ansia, depressione ed insonnia.
Corte appello L’Aquila, 25/11/2019, n.1934
Concessione della protezione umanitaria: richiedente affetto da depressione cronicizzata
In materia di concessione della protezione umanitaria, il giudice deve valutare il grave pregiudizio alla salute che può derivare al richiedente in caso di rientro nel Paese di origine, quando egli sia un soggetto vulnerabile, tra questi rientrando, ai sensi dell’art. 2, comma 11, lett. h-bis, del d.lgs. n. 25 del 2008, anche le persone affette da gravi malattie o da disturbi mentali. (Nella specie, la Corte ha cassato con rinvio perché il Tribunale non aveva valutato il rischio di danno alla salute del ricorrente, cittadino ghanese affetto da depressione cronicizzata, nel caso di rientro nel Paese di origine, né aveva accertato se la terapia farmacologica e psicologica necessaria potesse essergli somministrata nel paese di origine).
Cassazione civile sez. I, 10/07/2019, n.18541
L’attendibilità della vittima di violenza sessuale
In tema di violenza sessuale, lo stato di depressione della persona offesa non può essere preso in considerazione al fine di escludere la sua attendibilità alla luce della sua versione accusatoria, ampiamente riscontrata dai rilievi biologici.
Cassazione penale sez. III, 21/05/2019, n.42518
Concessione della protezione umanitaria: depressione cronicizzata
In materia di concessione della protezione umanitaria, il giudice deve valutare il grave pregiudizio alla salute che può derivare al richiedente in caso di rientro nel Paese di origine, quando egli sia un soggetto vulnerabile, tra questi rientrando, ai sensi dell’art. 2, comma 11, lett. h-bis, del d.lgs. n. 25 del 2008, anche le persone affette da gravi malattie o da disturbi mentali.
(Nella specie, la Corte ha cassato con rinvio perché il Tribunale non aveva valutato il rischio di danno alla salute del ricorrente, cittadino ghanese affetto da depressione cronicizzata, nel caso di rientro nel Paese di origine, né aveva accertato se la terapia farmacologica e psicologica necessaria potesse essergli somministrata nel paese di origine).
Cassazione civile sez. I, 10/07/2019, n.18541
Lesioni riportate nel sinistro stradale e depressione
Dalle lesioni riportate nel sinistro è derivata all’appellante una invalidità permanente stimata dal c.t.u. nel 60% per la quale le tabelle di liquidazione applicate dal primo Giudice permettono una personalizzazione fino al 25%.
Il fatto che si tratti di una giovane donna sottoposta a nove interventi chirurgici, che ha subito la parziale amputazione della gamba sinistra risultando così colpita anche nella principale attività di svago (il ballo) con presumibile gravissima sofferenza psico -fisica sfociata, come rileva il c.t.u., in depressione cronica di grado medio, induce a ritenere congrua l’applicazione della massima percentuale di personalizzazione del danno non patrimoniale prevista dalle applicate tabelle di liquidazione. Infondato, invece, è il motivo d’appello concernente il danno patrimoniale correlato alla compromissione della capacità di lavoro domestico.
Corte appello Bologna sez. II, 19/01/2018, n.196
Sindrome post traumatica associata a depressione e dipendenza da alcool
La sindrome post traumatica associata ad una depressione maggiore e ad una dipendenza da alcool comporta l’incapacità d’intendere e volere con conseguente assoluzione per mancanza di imputabilità. (Nel caso di specie. si trattava del reato conseguente alla violazione di una misura di prevenzione).
Tribunale Perugia, 18/05/2016, n.1233
Separazione dei coniugi e stato di depressione
Ai sensi dell’art. 151 cod. civ. la separazione dei coniugi deve trovare causa e giustificazione in una situazione di intollerabilità della convivenza, intesa come fatto psicologico squisitamente individuale, riferibile alla formazione culturale, alla sensibilità e al contesto interno della vita dei coniugi, purché oggettivamente apprezzabile e giuridicamente controllabile; a tal fine non è necessario che sussista una situazione di conflitto riconducibile alla volontà di entrambi i coniugi, ben potendo la frattura dipendere da una condizione di disaffezione al matrimonio di una sola delle parti, che renda incompatibile la convivenza e che sia verificabile in base ai fatti obiettivi emersi, ivi compreso il comportamento processuale, con particolare riferimento alle risultanze del tentativo di conciliazione, a prescindere da qualsivoglia elemento di addebitabilità.
(Nella specie, la S.C. ha confermato la decisione di merito che aveva escluso ogni addebito alla moglie, dando conto dello stato di depressione in cui ella era piombata, sfociato in un tentativo di suicidio, così ampiamente motivando sull’intollerabilità della convivenza coniugale).
Cassazione civile sez. I, 29/04/2015, n.8713
Vulnerabilità della persona offesa: depressione nevrotica
In tema di estorsione, la connotazione di una condotta come minacciosa e la sua idoneità ad integrare l’elemento strutturale del reato vanno valutate in relazione a concrete circostanze oggettive, quali la personalità sopraffattrice dell’agente, le circostanze ambientali in cui lo stesso opera, l’ingiustizia della pretesa e le particolari condizioni soggettive della vittima, poiché più marcata è la vulnerabilità di quest’ultima, maggiore è la potenzialità coercitiva di comportamenti anche “velatamente” minacciosi.
(Nella specie, la S.C. ha ritenuto immune da censure la decisione della Corte d’appello che aveva valorizzato, in ordine alla capacità intimidatoria delle lettere inviata dall’imputata, la particolare vulnerabilità della persona offesa, descritta nella sentenza di primo grado come in condizioni di «depressione nevrotica, disturbo della personalità borderline e abuso alcolico»).
Cassazione penale sez. II, 18/11/2015, n.2702
Liquidazione di un capitale per invalidità permanente
In assenza di un diretto rapporto di causalità tra l’invalidità e la cessazione del rapporto, la Cassa di Previdenza non è tenuta a versare il capitale per invalidità permanente (nella specie una lavoratrice, colpita da una grave forma di depressione e già beneficiaria di assegno di invalidità erogato dall’Inps, aveva richiesto alla propria cassa di previdenza la liquidazione di un capitale per invalidità permanente. La Corte ha respinto tale richiesta in quanto non vi era causalità diretta tra l’invalidità e la cessazione del rapporto, che era stato risolto consensualmente, atteso che l’invalidità non costituiva causa, ma esclusivamente un motivo che aveva portato alla conclusione del rapporto).
Cassazione civile sez. lav., 15/10/2012, n.17618
Affidamento condiviso: genitore affetto da depressione
Costituisce ragione ostativa all’applicazione dell’affidamento condiviso l’essere uno dei genitori affetto da problemi di depressione legati all’uso di sostanze alcoliche, considerato che tale condizione patologica comporta, fino a che non sia definitivamente superata, una carenza sul piano genitoriale, consistente nell’evidente anteposizione delle proprie esigenze personali (di riabilitazione psicofisica) rispetto ai bisogni dei figli di una presenza genitoriale nel pieno delle proprie funzioni.
Corte appello Brescia, 18/11/2011
Depressione maggiore: differimento dell’esecuzione della pena
Il differimento dell’esecuzione della pena per malattia psichiatrica è consentito unicamente allorché quest’ultima si risolva anche in malattia fisica. (Fattispecie concernente un caso di depressione maggiore, nel quale, anche per le cure disponibili in ambiente carcerario, si è esclusa la possibilità di rinvio dell’esecuzione).
Cassazione penale sez. I, 10/11/2010, n.41542
Buongiorno a tutti voi della legge per tutti… I miei superiori si comportano in un modo a dir poco vergnoso. Cercano ogni occasione per deridermi…A partire dal mio accento fino alle mie acconciature… Poi, cattiverie e dispetti, che loro giustificano come “non sai stare agli scherzi”, sii meno pesante, un po’ di ironia… A me tutto questo crea disagio. Io non so come rispondere perché si tratta di gente che mi comanda e non vorrei che essendo scontroso poi riversano più lavoro su di me e mi accusano di comportamenti che non ho per licenziarmi…Come posso fare? Questo mi ha portato ad odiare ogni maledetto giorno i cui vado lì. situazioni queste che mi creano ansia e mi fanno deprimere al solo pensiero…
In base all’articolo 2087 Cod. civ., il datore di lavoro ha l’obbligo di adottare tutte le misure e gli accorgimenti atti a garantire la salute e l’integrità psico-fisica dei propri dipendenti: il mobbing può ben configurarsi, dunque, come una violazione delle tutele dovute in materia di salute e sicurezza sul lavoro.Il datore di lavoro è responsabile per i comportamenti “mobbizzanti”:da lui realizzati in modo doloso, con la specifica intenzione di discriminare e vessare il lavoratore, sino ad esercitare nei suoi confronti una vera e propria forma di violenza morale;posti in essere da un altro lavoratore suo dipendente, perché il datore ha il dovere di reprimere, prevenire e scoraggiare il mobbing.In ogni caso, la vittima deve provare il nesso di collegamento tra il danno e la condotta del datore, anche se si tratta di una semplice omissione.Il datore di lavoro è responsabile della depressione del lavoratore? Perché sorga una responsabilità, la depressione deve dipendere unicamente dal lavoro e non da altre cause; inoltre, la responsabilità sorge quando non sono rispettate le norme ed i contratti collettivi, in merito all’adozione delle misure volte a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei dipendenti.
Ad esempio, se il lavoratore ha la mansione di commesso o receptionist ed è depresso e non riesce a sostenere i rapporti interpersonali, l’azienda non può evitare che venga a contatto con la clientela, anche se questo peggiora la sua patologia. In questo caso, quindi, le mansioni e gli elementi stressanti dell’attività lavorativa possono essere considerati come semplice fattore di rischio ordinario e generico, senza costituire causa di servizio: il dipendente non può accusare il datore di lavoro di mobbing e far causa all’azienda, ma soltanto chiedere di essere spostato a mansioni diverse e compatibili col proprio stato di salute. Al contrario, se lo stato depressivo è dovuto a stress prolungato, causato da condotte mobbizzanti (turni massacranti, carichi di lavoro eccessivi…), il lavoratore può senz’altro far causa all’azienda e pretendere il risarcimento del danno, oltre al rispetto della normativa in materia di orario di lavoro e di tutela dell’integrità fisica e morale.
Prima di incaricare un avvocato per avviare una causa per mobbing, è importante valutare se hai o meno le prove del tuo diritto. Devi cioè poter dimostrare:di essere stato vittima di comportamenti mobbizzanti: di essere stato ad esempio assegnato a mansioni inferiori o privato degli incarichi che hai sempre svolto; di essere stato ingiustificatamente rimproverato o umiliato davanti a colleghi e/o clienti; di essere stato isolato dai colleghi che questa condotta mobbizzante ti ha danneggiato sul piano professionale e personale: ad esempio ti ha impedito di progredire nella carriera, ha impoverito il tuo bagaglio di conoscenze professionali; ha determinato uno stato di depressione, ansia, certificato o certificabile dal tuo medico o psichiatra; di esserti recato presso un centro specializzato in medicina del lavoro istituito in uno dei principali ospedali della tua città, o presso lo SPISAL (che generalmente si trova presso le ASL del territorio) ed essere dunque in possesso di una relazione medica che attesti che ti trovi in una condizione di stress, depressione o malessere derivanti dall’ambiente in cui lavori.Per dimostrare il mobbing, la prova principale è quella dei testimoni. Quindi, prima di iniziare il giudizio è bene contattare tutte le persone al corrente del comportamento tenuto dal datore nei tuoi confronti (colleghi, ex coleghi, clienti, utenti, fornitori), verificando se queste siano disponibili a presentarsi in tribunale e a rispondere alle domande del giudice.Sono importanti, in aggiunta alle testimonianze, anche delle prove documentali: ad esempio i certificati medici che attestano il tuo stato di salute, le prescrizioni di visite e terapie, le relazioni dello SPISAL o del medico del lavoro, ecc.
Io e il mio ex marito vivevamo fino a poco tempo fa una situazione insostenibile. Lui mi rivolgeva continue offese, mi umiliava, mi insultava. mi diceva che non ero buona a nula, neppure a fare la casalinga….mi faceva pesare ogni cosa che facevo o non facevo…poi, si lamentava quando gli chiedevo i soldi per la spesa e al tempo stesso si lamentava se non compravo le cose che a lui piacciano..insomma, un continuo lamento petulante che mi ossessionava e mi faceva sentire inadatta e insodisfatta… mi sentivo di valere meno di zero… quindi, un bel giorno ho raccontato la mia storia ad una persona che lavora in un centro antiviolenza e mi ha convinta ad avviare le pratiche per la separazione… effettivamente mi stava logorando
Molte volte gli adolescenti sanno essere cattivi… Insegno in una scuola alle superiori. Ora, la situazione con questo coronavirus è totalemente cambiata, anche perché i ragazzi seguono le lezioni da casa e sono anche sotto il controllo dei genitori…Ma prima, sono arrivata a dover parlare con il preside che mi ha supplicato di non sporgere denuncia ed evitare questioni che potessero complicare le cose… Ed io, per stima verso i suoi confronti e per rispetto di tutti gli altri studenti educati ho evitato…ma devo dire che ci sono ragazzi che al giorno d’oggi non sanno comprendere la differenza tra giusto e sbagliato e sono maleducati… ragazzi forse troppo abituati a stare sui social e vedere scene di violenza o di “schezetti” su internet come dicono loro che superano la normale sopportazione. Stavo per cadere in depressione, ma per fortuna poi abbiamo trovato una soluzione quando hanno capito che mi stavano portano all’esasperazione…
Purtroppo non conosciamo l’origine vera della depressione. esistono tante concause che possono portare una persona ad essere depressa. Problemi a casa, maltrattementi, violenze, traumi, altre patologie, aborto, mobbing, stalking, ecc…. Insomma, l’importante credo sia affidarsi ad un serio professionista e seguire un percorso terapeutico se ci si rende conto che non è semplice tristezza. C’è chi arriva al suicidio per depressione. Un padre di famiglia che lavorava nella mia città è arivato al suicidio. Una donna che sembrava avere tutto, marito e figli amorevoli e una vita agiata, è arrivata a suicidarsi. Perché tutto questo? Ecco magari tante dinamiche non ce le spiegheremo mai se queste persone vengono lasciate sole a se stesse e apparentemente sembrano tranquille
C’è chi oltre a soffrire di depressione soffre di altri problemi mentali… Una mia amica ha perso da poco il suo bambino.. Mi sento inutile, non so come aiutarla. le scrivo spesso dei messaggi per farle sentire la mia vicinanza, ma lei ovviamente è caduta in un vortice di solitudine e depressione. Poi, questo periodo di isolamento sociale non l’ha aiutata affatto…Insomma, ci sono casi di depressione gravi che possono scaturire dopo tutte le brutte situazioni che ci presenta la vita…
Una persona che conosco è caduta in un vortice di depressione. Non vuole più uscire di casa, non sorride più da una vita, ha sempre pensieri negativi davvero preoccupanti, ha lasciato il fidanzato senza alcuna ragione (lo dico perché continua a parlarmene in continuazione), poi non vuole più svolgere alcuna attività che prima faceva con piacere. Ha riversato le sue preoccupazioni sul cibo… Ha superato il quintale… Ho provato a spronarla e incoraggiarla a parlare con uno psicoterapeuta e un dietologo, ma non ne vuole sapere nulla… La mente umana fa brutti scherzi a volte
Certa gente ancora sottovaluta la depressione… Non ci si frende conto che questo disturbo va trattato seriamente perché le conseguenze possono essere tragiche… Una mia vecchia amica mi annunciava intenzioni suicide… Io stavo sempre al telefono con lei, anche quando ero impegnata per studio cercavo di esserle vicina e non lasciarla sola… Ho avuto davvero paura che potesse fare qualche gesto irrecuperabile… Vivevo l’ansia di chi è disarmato e sta dall’altra parte del telefono anche perché eravamo ragazzine e non potevo prendere l’auto e correre da lei quando aveva bisogno, né potevo disturbare i miei che lavoravano lontano da casa… Poi, ho avvisato la madre di questo suo malessere pregandole di non dirle mai nulla…lei ha cercato di starle più vicina e per fortuna aiutandola tutte insieme poi ne è uscita…
Il mio ex fidanzato soffriva di depressione… Io cercavo di andargli incontro, di capire alcuni suoi atteggiamenti, cercavo di colmare gli spazi vuoti nella sua vita…ma era perennemente triste… Poi, ho capito che in aggiunta alla depressione c’era anche un suo forte narcisismo patologico, un grande egoismo e forse era il caso di parlarne con uno specialista, anche perché stava portando anche me all’esasperazione e mi faceva sentire perennemente incompleta, insicura, sbagliata…
Ora sono tutti depressi. Appena c’è qualcosa che non va nella propria vita e non si sa come affrontarla, le gente dice: lasciami stare sono depresso/a. Ma suvvia… Alzatevi le maniche e se aveste un po’ di senso di responsabilità in più e meno egoismo e foste meno egocentrici forse troppi grilli per la testa non li avreste. Prima di scannarmi, badate che non mi sto rivolgendo a chi davvero soffre di depressione ed ha problemi seri, ma a chi gioca sull’esistenza di questo problema serio per giustificare la sua incompetenza, le sue azioni sbagliate, il suo menefreghismo, la sua vagabondaggine e voglia di pesare sulle spalle degli altri. E’ a loro che dico di non scherzare su chi effettivamente ha questa patologia
Scusate ma vorrei chiedere il vostro aiuto, sperando che avrete la possibilità di rispondermi… Lavoro nella pubblica amministrazione. Ed uno potrebbe dire: buon per te, hai un posto statale, stipendio fisso, nessun pensiero… Non è proprio così… Vivo in un ambiente lavorativo che, ad oggi, per me è insostenibile. Sono depresso…e mobizzato… Ora, vi chiedo a voi esperti, come posso tutelarmi? Non ce la faccio più. In attesa di una vostra risposta vi ringrazio…
Il dipendente che subisce il mobbing può richiedere:
il risarcimento del danno biologico, ossia del danno alla sua integrità psico-fisica: deve essere considerata, nello specifico, la menomazione all’integrità fisica e psicologica della vittima affetta da depressione, che si riflette su tutte le sue attività e capacità, compresa quella lavorativa generica;
il risarcimento del danno esistenziale o danno alla vita di relazione e sociale: tramite le condotte mobbizzanti è infatti violato il diritto alla salute, tutelato dalla Costituzione;
il risarcimento del danno morale, ossia del danno alla sfera emotiva subìto a causa degli illegittimi comportamenti del datore di lavoro, dei superiori o dei colleghi: secondo il prevalente orientamento della giurisprudenza, però, il danno morale può essere risarcito solo se il fatto illegittimo è reato;
il risarcimento del danno patrimoniale, connesso alle conseguenze economiche derivanti dal mobbing: spese per le cure mediche per depressione, per le consulenze psicologiche, etc.