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Trucchi per non pagare il mantenimento

15 Marzo 2022
Trucchi per non pagare il mantenimento

Come fare per non pagare o ridurre gli alimenti all’ex moglie: i metodi legali e quelli invece illegali usati spesso dai mariti. 

Un nostro lettore ci ha chiesto se esistono dei trucchi per non pagare il mantenimento. Benché non specificato nella domanda, sembra di capire che il riferimento sia al cosiddetto assegno di mantenimento che il coniuge con il reddito più alto deve versare all’ex dopo la separazione. 

Anche se, nella terminologia comune, si usa quasi sempre la parola «mantenimento» (o, ancor più impropriamente, «alimenti»), dopo il divorzio, l’assegno di mantenimento viene invece chiamato «assegno divorzile». 

I criteri di calcolo dell’assegno di mantenimento e di quello divorzile sono diversi, anche se i presupposti possono apparire identici. A seguito di due importanti interventi della Cassazione tra il 2017 e il 2018 sono stati apportati rilevanti cambiamenti alla disciplina successiva al divorzio. 

L’assegno di mantenimento – quello cioè che scatta dopo la separazione e che resta in piedi fino al divorzio, per essere poi sostituito dall’assegno divorzile – è rimasto sostanzialmente immutato nelle sue finalità: serve a garantire all’ex economicamente più svantaggiato un tenore di vita analogo a quello che aveva quando ancora era sposato (con conseguente spostamento del reddito più elevato, in modo da rendere sostanzialmente identiche le due posizioni ed eliminare ogni differenza). 

Al contrario, l’assegno divorzile (o «assegno di divorzio») serve solo a garantire l’autosufficienza e l’indipendenza economica del coniuge beneficiario, a prescindere dalle condizioni di reddito dell’ex tenuto a versarlo; la misura potrebbe, quindi, essere inferiore rispetto all’assegno di mantenimento. Tuttavia, sull’assegno divorzile pesa l’eventuale contributo offerto dalla donna al ménage domestico, nell’eventualità in cui il lavoro domestico protratto per molti anni l’abbia allontanata dal mondo del lavoro, rendendole impossibile – per sopraggiunti limiti di età – trovare un’altra occupazione.

Nonostante tali diversità, i trucchi per non pagare il mantenimento (mantenimento inteso in senso lato, quindi riferito anche all’assegno divorzile) sono rimasti sostanzialmente identici rispetto al passato. Il più delle volte, però, si tratta di metodi illegali che potrebbero facilmente cadere sotto l’accertamento del giudice e, quindi, risultare del tutto inutili in sede processuale. Senza contare il fatto che, anche laddove ci si riesca a sottrarre, da un punto di vista civilistico, al pignoramento dei beni per incapacità economica, c’è sempre la scure della condanna penale per violazione degli obblighi alimentari (condanna quasi sempre scontata se l’inadempimento riguarda l’assegno per i figli).

Tali comportamenti dunque vanno criticati non solo perché risultano a volte inutili, ma perché spesso, dall’altro lato della bilancia, ci sono bambini, costretti a vivere in condizioni di povertà a causa dell’egoismo di uno dei due coniugi.

Con l’esperienza di chi pratica la sezione “famiglia” del tribunale da decine di anni, abbiamo così voluto raccogliere, cogliendo la provocazione lanciataci dal lettore, le pratiche più comuni che vengono adottate da chi non vuole versare gli alimenti all’ex moglie, indicando anche come queste possono essere facilmente contrastate dai tribunali.

Non pagare il mantenimento facendosi licenziare

È un trucco vecchio quanto l’uomo: il coniuge condannato a pagare gli alimenti all’ex, d’accordo con il proprio datore di lavoro, si fa licenziare da questi per poi chiedere al tribunale un provvedimento di revisione dell’assegno di mantenimento. Il rapporto di lavoro ovviamente prosegue in nero, con indebito vantaggio fiscale anche per l’azienda.

La prima questione da valutare però, in ipotesi del genere, è che, se la coppia ha già divorziato, l’ex moglie può accampare diritti sul Tfr che viene liquidato dal datore all’ex dipendente all’atto della cessazione del rapporto. Tale diritto, però, non spetta se c’è stata solo la sentenza di separazione. 

In secondo luogo, l’assegno di mantenimento verrà parametrato all’assegno di disoccupazione eventualmente percepito dall’uomo. 

Gli svantaggi per l’ex marito sono poi notevoli. Innanzitutto, c’è il rischio di un procedimento penale qualora, in costanza di lavoro in nero, percepisca anche la Naspi; tale falsa dichiarazione all’Inps costituisce un falso che comporta un procedimento penale per truffa ai danni dello Stato.

In secondo luogo, a conti fatti, bisogna calcolare la perdita dei contributi che potrebbero pesare, a lungo andare, sulla pensione: un impoverimento dunque, sebbene traslato nel futuro, ci sarà sempre. 

Il fatto peraltro di essere senza lavoro non implica il venir meno degli obblighi familiari se il soggetto non dimostra che fa di tutto per trovare un’altra occupazione e che non ha altre disponibilità economiche con cui far fronte agli impegni alimentari per i figli e l’ex moglie. Sicché, il rischio di una ulteriore condanna penale è sempre dietro l’angolo. 

Senza contare che la moglie potrebbe chiedere un accertamento da parte della polizia tributaria, per verificare se l’ex percepisce redditi in nero. Ne conseguirà poi un accertamento fiscale per nulla piacevole.

Non pagare il mantenimento facendosi ridurre lo stipendio

Consapevole dei rischi che corre chi si fa licenziare o si dimette dal lavoro, c’è anche chi – sempre in combutta con il datore – chiede una riduzione della busta paga (ad esempio, trasformando un full time in part time), per farsi versare una parte della retribuzione in nero. 

Una soluzione del genere però non risolve del tutto il problema con l’ex moglie. Innanzitutto perché, da un lato, c’è sempre una diminuzione effettiva di ricchezza in termini di contributi e, quindi, di pensione. In secondo luogo, perché l’altro coniuge potrebbe chiedere, anche in questo caso, un accertamento tramite la polizia tributaria. Quest’ultima può essere delegata dal giudice ad accertare le effettive condizioni economiche del soggetto (e a nessuno piace avere la finanza alle calcagna).

Si consideri poi che il giudice potrebbe, anche senza il ricorso alla polizia tributaria, ricostruire il reddito del coniuge tenendo conto del suo stile di vita, del costo dell’affitto, delle rate del mutuo, delle bollette delle utenze, di foto di eventuali viaggi o cene pubblicate sui social.

In ultimo, occorre considerare i rischi fiscali con l’Agenzia delle Entrate che, un giorno, potrebbe accorgersi di una disponibilità economica superiore al reddito dichiarato e così avviare un accertamento tramite redditometro. 

Non pagare il mantenimento riducendo il patrimonio

Qualche consulente immobiliare suggerisce all’ex marito, che abbia in serbo l’intenzione di chiedere una riduzione del mantenimento all’ex moglie, di cedere i propri beni immobili intestandoli a prestanome o società fiduciarie (trust). Anche questi atti però lasciano il tempo che trovano: nel giro di cinque anni, infatti, è possibile avviare una revocatoria in modo da recuperare il bene e dimostrare l’intestazione fittizia dello stesso. 

Non pagare il mantenimento facendo annullare il matrimonio

Se il matrimonio viene dichiarato nullo – tanto dal tribunale ordinario quanto dalla Sacra Rota (in questo secondo caso, con successiva “conferma” del tribunale ordinario) – il matrimonio non produce alcun effetto, neanche per il passato. In tali ipotesi quindi non è possibile chiedere l’assegno di mantenimento all’ex coniuge. La nullità infatti dell’atto di matrimonio elimina ogni rapporto tra coniugi.

Per maggiori informazioni su questa procedura leggi Matrimonio annullato: chi paga il mantenimento.

Non pagare il mantenimento: cosa fare prima della causa 

Esistono anche dei trucchi legali per non pagare il mantenimento: si tratta cioè di valorizzare tutta quella serie di elementi previsti dalla legge come causa di esclusione dell’assegno all’ex. Eccoli qui di seguito riassunti.

Addebito all’ex coniuge

Se il giudice, nel corso della separazione, accerta che la responsabilità per la fine del matrimonio è da attribuire ad uno dei due coniugi per aver violato uno o più doveri del matrimonio, attribuisce a questi la “colpa” e dichiara il cosiddetto addebito. Chi subisce l’addebito non può più chiedere il mantenimento. 

Si subisce l’addebito quando, ad esempio, si tradisce (sempre che il tradimento non sia conseguenza di una crisi già in atto e fondata su ragioni differenti), ci si allontana dalla casa senza una valida ragione e con l’intenzione di non voler più ritornarvi, quando si è violenti o si viene meno ai doveri di assistenza morale del coniuge.

Coniuge giovane e con capacità lavorativa

La giurisprudenza ha ormai escluso che un coniuge ancora molto giovane e formato possa chiedere il mantenimento atteso che le sue condizioni gli consentono di non essere un peso parassitario sull’ex. 

L’eventuale incapacità a trovare una occupazione va dimostrata con elementi certi come l’invio di cv, l’iscrizione all’ufficio per l’impiego, la partecipazione a bandi e concorsi, le richieste di assunzione, ecc.

Convivenza con un’altra persona

Chi va a convivere stabilmente con un’altra persona perde il diritto all’assegno di mantenimento. Spetta al coniuge tenuto a versare l’assegno dimostrare tale circostanza (leggi Come dimostrare che l’ex coniuge convive).

Dimostrare che l’ex guadagna in nero

Le stesse argomentazioni che abbiamo fatto con riferimento al coniuge tenuto a versare il mantenimento valgono anche per quello che invece lo chiede. Sicché, anche in tale ipotesi, il giudice può ricostruire il suo effettivo tenore di vita da tutti gli elementi che vengono prodotti in giudizio o delegare le indagini alla polizia tributaria. 

Altri metodi per non pagare l’assegno di mantenimento 

In questa breve guida abbiamo affrontato i trucchi, gli escamotage, usati spesso per scarsa informazione e conoscenza legale. Accanto ad essi abbiamo visto che esistono anche dei mezzi legali. Se vuoi approfondire questo discorso, leggi Come fare per non pagare l’assegno di mantenimento.


note

Autore immagine: it.depositphotos.com


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