Configurabilità del delitto di ricettazione; prova della conoscenza della illiceità della provenienza del bene.
Indice
L’incauto acquisto
Il reato di ricettazione di una carta di circolazione non può essere derubricato nella fattispecie contravvenzionale dell’incauto acquisto, atteso che la condotta ha ad oggetto non un bene acquistato da un privato, bensì un documento rilasciato da un autorità.
Tribunale Napoli sez. I, 30/10/2014, n.13483
La dimostrazione nel tradens della malafede
In materia di ricettazione, l’elemento psicologico può ricavarsi anche da elementi indiretti, purché attraverso la loro coordinazione logica ed organica emerga un quadro accusatorio tale da consentire l’inequivocabile dimostrazione nel tradens della malafede; ovvero, tale consapevolezza può essere desunta anche dagli elementi presuntivi considerati dall’art. 712 c.p. in tema di incauto acquisto, a condizione che tali elementi fattuali siano tali ed idonei ad ingenerare, in una persona di media levatura intellettuale e secondo la comune esperienza la certezza che non possa trattarsi di cose legittimamente possedute da chi le ha nella propria materiale disponibilità.
Tribunale S.Maria Capua V. sez. I, 06/08/2014, n.2217
Quando deve escludersi l’ipotesi di incauto acquisto?
In tema di ricettazione, deve escludersi l’ipotesi di incauto acquisto laddove la modalità di presentazione degli oggetti, quali capi di abbigliamento e telefoni cellulari, sia tale da poter escludere che il soggetto agente ignorasse la provenienza illecita, quantomeno a titolo di dolo eventuale quale mera accettazione del rischio.
Corte appello L’Aquila, 03/03/2011, n.541
Provenienza illecita del bene ricevuto
Pur richiedendosi per la configurabilità del delitto di ricettazione la consapevolezza della provenienza illecita del bene ricevuto, non è però indispensabile che tale consapevolezza si estenda alla precisa e completa conoscenza delle circostanze di tempo, di modo e di luogo del reato presupposto; la prova dell’elemento soggettivo del reato può trarsi anche da fattori indiretti, qualora la loro coordinazione logica sia tale da consentire l’inequivoca dimostrazione della malafede: in tal senso, la consapevolezza della provenienza illecita può desumersi anche dalla qualità delle cose, nonché dagli altri elementi considerati dall’art. 712 c.p. in tema di incauto acquisto, purché i sospetti sulla res siano così gravi e univoci da generare in qualsiasi persona di media levatura intellettuale, e secondo la comune esperienza, la certezza che non possa trattarsi di cose legittimamente detenute da chi le offre.
Cassazione penale sez. II, 20/03/2009, n.24825
Consapevolezza dell’illecita provenienza
Per la configurabilità dell’elemento soggettivo del delitto di ricettazione è necessaria e sufficiente la consapevolezza della provenienza illecita del bene ricevuto, senza che tale consapevolezza si estenda necessariamente alla precisa e completa conoscenza delle circostanze di tempo, di modo e di luogo del reato presupposto.
La prova dell’elemento soggettivo può trarsi anche da fattori indiretti, qualora la loro coordinazione logica sia tale da consentire l’inequivoca dimostrazione della malafede. In tal senso, la consapevolezza della provenienza illecita può desumersi anche dalla qualità delle cose, nonché dagli altri elementi considerati dall’art. 712 c.p. In tema di incauto acquisto, purché i sospetti sulla “res” siano così gravi ed univoci da generare in qualsiasi persona di media levatura intellettuale e secondo la comune esperienza, la certezza della provenienza illecita di quanto ricevuto.
Tribunale Milano sez. XI, 19/03/2008
In materia di tutela del diritto di autore sulle opere dell’ingegno, come già chiarito dalle Sezioni Unite (sentenza 20 dicembre 2005, M.), le condotte di detenzione a fini di commercio e di immissione in commercio, previste dall’art. 171 ter l. 22 aprile 1941 n. 633, come modificato dalla l. 18 agosto 2000 n. 248, non potevano concorrere, per specialità, in ragione della prevalenza dell’illecito amministrativo previsto dall’art. 16 l. n. 248 del 2000, con i reati di ricettazione (art. 648 c.p.) ovvero di incauto acquisto (art. 712 c.p.): e ciò in tutti i casi di acquisto e ricezione dei beni in questione, anche se l’acquisto fosse stato destinato al commercio.
Ciò, peraltro, vale solo per i fatti commessi anteriormente all’ulteriore intervento di modifica della l. n. 633 del 1941, realizzato con il d.lg. 9 aprile 2003 n. 68, che ha abrogato l’art. 16 l. n. 248 del 2000 e l’ha sostituito con il nuovo testo dell’art. 174 ter l. n. 633 del 1941: conseguendone, a partire da tale modifica, che la prevalenza dell’illecito amministrativo, ora previsto dal citato art. 174 ter, si è ridotta ai soli casi di acquisto e ricezione per uso personale.
Cassazione penale sez. II, 20/05/2008, n.35239
Ricettazione e incauto acquisto: il criterio distintivo
Il criterio distintivo tra la ricettazione e l’incauto acquisto deve ricercarsi nell’elemento psicologico, nel senso che si configura il primo reato, sotto il profilo del dolo eventuale, ogniqualvolta l’agente si è posto il quesito circa la legittima provenienza della “res” risolvendolo nel senso dell’indifferenza della soluzione; mentre si configura la fattispecie contravvenzionale quando il soggetto ha agito con negligenza, nel senso che, pur sussistendo oggettivamente il dovere di sospettare circa l’illecita provenienza dell’oggetto, egli non si è posto il problema e ha, quindi, colposamente realizzato la condotta vietata.
In sostanza, nel delitto di ricettazione è ravvisabile il dolo eventuale quando la situazione fattuale – nella valutazione operata dal giudice di merito in conformità alle regole della logica e dell’esperienza – sia tale da far ragionevolmente ritenere che non vi sia stata una semplice mancanza di diligenza nel verificare la provenienza della “res”, ma una consapevole accettazione del rischio che la cosa acquistata o ricevuta fosse di provenienza illecita.
Cassazione penale sez. II, 22/01/2008, n.5996
Rilievi critici rispetto alle ragioni di fatto e diritto
L’appello è inammissibile per difetto di specificità dei motivi quando non risultano esplicitamente enunciati e argomentati i rilievi critici rispetto alle ragioni di fatto o di diritto poste a fondamento della decisione impugnata, fermo restando che tale onere di specificità, a carico dell’impugnante, è direttamente proporzionale alla specificità con cui le predette ragioni sono state esposte nel provvedimento impugnato.
(Fattispecie in cui la Corte ha confermato la declaratoria di inammissibilità dell’appello presentato avverso sentenza di condanna per ricettazione, con il quale l’appellante si era limitato a richiamare la disciplina generale sull’errore e sull’incauto acquisto, senza specificare per quali motivi tali principi fossero applicabili al caso, a prospettare, senza argomentarne le ragioni, l’individuazione di un diverso “tempus commissi delicti” e, infine, a richiedere le attenuanti della lieve entità e le generiche, già riconosciute dal giudice di primo grado).
Cassazione penale sez. II, 19/11/2019, n.51531
Adesione psichica al fatto di reato
Incorre nell’imputazione per il reato di ricettazione il prevenuto che abbia acquistato o comunque ricevuto, allo scopo di trarne profitto, da persona non identificata, un telefono cellulare di accertata provenienza furtiva. Il reato di ricettazione si differenzia dall’incauto acquisto per il diverso grado di adesione psichica al fatto di reato, più intenso nel dolo eventuale della ricettazione che non nel semplice sospetto dell’incauto acquisto.
Ebbene, il dolo della ricettazione è integrato non solo dalla certezza dell’illiceità della cosa, ma anche dalla consapevole accettazione di tale concreta possibilità, e dunque si pone a un livello di maggiore adesione alla fattispecie tipica rispetto al semplice sospetto, il quale, invece, potendo suscitare nell’agente un atteggiamento di semplice disattenzione o noncuranza, costituisce elemento tipico dell’incauto acquisto.
Corte appello Cagliari sez. I, 01/10/2018, n.819
Possesso di motociclo risultante rubato
Per la configurabilità del reato di ricettazione, deve ritenersi che sul piano psicologico soggettivo non sia necessaria la sussistenza di un dolo diretto, ovvero la piena consapevolezza della provenienza illecita del bene, essendo sufficiente anche la presenza di un dolo eventuale, ravvisabile ogniqualvolta l’acquirente si ponga un interrogativo sull’illecita provenienza del bene oggetto di acquisto, ben potendola immaginare, e ne accetti il rischio di derivazione illecita.
Al contrario, rientra nella fattispecie di incauto acquisto l’ipotesi del soggetto che non si sia posto un interrogativo sulla provenienza illecita del bene, nonostante l’avesse sospettato. Nel caso di specie, è stato condannato per ricettazione un ragazzo che era stato rinvenuto in possesso di un motociclo risultante rubato, essendo indifferente per la configurabilità del reato la provenienza di tale disponibilità.
Tribunale Firenze sez. I, 08/04/2016, n.2249
L’omessa o non attendibile indicazione della provenienza del bene ricevuto
Ai fini della configurabilità del delitto di ricettazione la mancata giustificazione del spossesso di una cosa proveniente da delitto costituisce prova della conoscenza della illiceità della provenienza” , nel caso di specie sarebbe stato quindi preciso onere dell’imputato fornire una giustificazione.
Nel caso in esame l’imputato non solo non ha fornito una giustificazione, ma ha sempre mantenuto il silenzio senza indicare alcun elemento utile che potesse far comprendere attraverso quali modalità ne fosse giungo in possesso. Le ipotesi alternative come l’incauto acquisto avanzate solo in sede di impugnazione e mai dall’imputato, sono rimaste mere ipotesi del tutto svincolate da qualunque dato concreto e, in quanto tali, infondate.
Corte appello Cagliari sez. I, 17/02/2016, n.115