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Legalizzazione cannabis: la nuova proposta e le reazioni

18 Giugno 2020 | Autore:
Legalizzazione cannabis: la nuova proposta e le reazioni

«È tempo di legalizzarla», scrivono a Conte 100 parlamentari del M5S. «Danneggia il cervello», replica il farmacologo Garattini. Ma l’uso terapeutico è già ammesso.

Fa discutere l’iniziativa di oltre 100 parlamentari, quasi tutti del Movimento 5 Stelle, che hanno scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte per aprire il dibattito sulla legalizzazione della cannabis. I proponenti sottolineano che «le politiche repressive in materia si sono dimostrate del tutto inefficaci rispetto agli obiettivi che intendevano perseguire» e rilevano come la cannabis legale sia «già realtà in molti Stati nel mondo: Stati Uniti, Canada, Uruguay e Spagna, solo per citarne alcuni».

Per i fautori della proposta ci sarebbe anche un notevole beneficio economico: «Secondo gli studi del Prof. Marco Rossi dell’Università della Sapienza», si legge nella lettera, «la regolamentazione della cannabis genererebbe un beneficio per le casse dello Stato di 10 miliardi di euro: 2 miliardi derivanti dai risparmi dall’applicazione della normativa di repressione e 8 miliardi di nuovo gettito fiscale», oltre ai risparmi «legati alla diminuzione dei reati, con il conseguente alleggerimento del lavoro dei tribunali e un generale miglioramento del sistema penitenziario, sia per gli operatori che per i detenuti».

Tra i firmatari della lettera, compaiono nomi di spicco, come il deputato Michele Sodano, il sottosegretario all’Economia Alessio Villarosa, la senatrice ed ex ministro per il Sud Barbara Lezzi, il presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera Giuseppe Brescia, la presidente della Commissione Affari Sociali di Montecitorio Lucia Lorefice. Hanno sottoscritto la missiva anche esponenti del Gruppo Misto, ex parlamentari pentastellati come la senatrice Paola Nugnes e il deputato Antonio Tasso.

«Si prenda in esame all’interno degli Stati generali l’annoso problema dell’insufficiente produzione di cannabis per fini terapeutici e della filiera della canapa industriale, pronta a giocare un grande ruolo nella transizione ecologica dell’economia italiana e infine la necessità di rivedere la legislazione sulla cannabis, per restituire al circuito della legalità e dell’economia una pratica che nel mondo sempre più ha intrapreso un percorso di legalizzazione», ha dichiarato il deputato M5S Leonardo Penna appellandosi al premier Giuseppe Conte.

Il presidente del Consiglio non ha finora risposto e nel programma dei lavori degli Stati generali dell’economia il tema non risulta inserito, ma arrivano numerose reazioni alla proposta di legalizzazione. Oltre alle critiche provenienti dall’opposizione («La droga legalizzata sarebbe un veleno ulteriore», dichiara il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri), adesso nel dibattito interviene il farmacologo Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano: «Danneggia il cervello», dice oggi in un’intervista pubblicata su La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino e riportata dall’agenzia stampa Adnkronos.

Per Garattini, il dibattito riaperto da un gruppo di parlamentari sulla legalizzazione della cannabis è «un pessimo segnale», perché «astenersi dalle droghe rientra nei principi della prevenzione. I giovani che consumano cannabis hanno problemi cognitivi, deficit di concentrazione, faticano a studiare, sviluppano un senso di distacco dal contesto sociale in cui vivono».

Il farmacologo evidenzia che «dati oggettivi indicano, a distanza di 15 anni dal consumo, un incremento dei disturbi mentali, emergono sintomi depressivi, ansia, finanche la schizofrenia. La cannabis – sostiene Garattini – va considerata una porta di entrata anche per altri tipi di droghe, inizi e non sai come andrà a finire».

Poi, facendo riferimento alle misure anti-Covid-19, lancia una frecciata: «Abbiamo assestato un duro colpo ai giovani tenendo chiuse le scuole, mettendo l’istruzione per ultima. Si aprono discoteche, ma le università sono ferme. Vogliamo aggiungere la disponibilità delle droghe? Occorre dare consapevolezza che droghe, tabacco e alcol rovinano la nostra esistenza».

Ma i firmatari sostengono che il principio attivo andrebbe anzi utilizzato più diffusamente come farmaco: si tratta del tema noto come uso terapeutico della cannabis. Nella lettera dei 100 parlamentari si legge che aumentare la produzione di cannabis medica «garantirebbe ai pazienti il pieno godimento di un diritto costituzionale fondamentale come il diritto alla salute». Su questo punto Garattini replica così: «Questo è un altro ragionamento fuori luogo. Sarebbe come dire che siccome la morfina si dimostra utile contro il dolore dobbiamo renderla disponibile a tutti».

Il presidente dell’Istituto Mario Negri sottolinea che «la cannabis viene già prescritta per lenire il dolore, gli effetti collaterali della chemioterapia, la spasticità nei pazienti che hanno la sclerosi multipla o altre neuropatie simili. La produce l’Istituto chimico farmaceutico militare di Firenze, con distribuzione in farmacia. Insomma è una terapia somministrabile sotto la responsabilità del medico, anche se mancano approvazioni specifiche da parte delle autorità regolatorie». E conclude: «Quindi, niente fai da te o altri espedienti per aggirare la legge».



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1 Commento

  1. Un buon motivo per non votare piu5s e mi pento d averlo votato in passato.(tolto questo non più nessun altro cui votare)vaffa stavolta lo dico io

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