Un auto-necrologio, si potrebbe dire. Lo aveva scritto il maestro per annunciare la sua morte. Nel suo commiato, la grandezza di un gigante che non voleva essere di peso.
Non voleva disturbare. Come se fosse possibile. Ennio Morricone se ne va lasciandoci con in testa quei suoi capolavori senza tempo, leggendario sottofondo di scene scolpite nella storia del cinema: da Noodles che dice di essere andato a letto presto per anni, in C’era una volta in America, all’arrivo alla stazione di Flagstone dell’ex prostituta Jill McBain, su una musica ultraterrena come Claudia Cardinale in C’era una volta il West. Da quando, poco dopo le 2 del mattino, si è sparsa la voce che il maestro non c’era più (leggi l’articolo: È morto Ennio Morricone), è stato un tributo continuo al compositore che tante volte ci ha fatto emozionare.
Omaggiato dalla politica e dallo spettacolo
Per il capo dello Stato Sergio Mattarella, se n’è andato «un artista insigne e geniale», un «musicista insieme raffinato e popolare».
Le sue «note memorabili – ha scritto su Twitter il presidente del Consiglio Giuseppe Conte – rimarranno indelebili nella storia della musica e del cinema». Lo piangono i colleghi, i musicisti, tutto il mondo dello spettacolo.
«Non trovo altre parole, solo un grazie per sempre», lo saluta Elisa, che con lui aveva lavorato a quel magistrale frammento di colonna sonora di Django – Unchained, di Quentin Tarantino, intitolato «Ancora qui».
Il produttore Aurelio De Laurentiis sottolinea come ci abbia lasciato «un pezzo del cinema mondiale». «Un eroe della bellezza. Un elegante, umile genio», lo ricorda Lapo Elkann.
E l’avvocato Giorgio Assumma, legale della famiglia Morricone, nel comunicare che i funerali saranno in forma privata e senza preavviso, fatica a contenere l’emozione, parlando dell’amicizia che lo legava al maestro: «Era fatta di poche parole e pochi sguardi, ma è stata un’amicizia intensa – ha detto l’avvocato all’Adnkronos -. Questa notte ho perduto parte della mia vita perché ho avvertito il senso della solitudine. Per me era uno di quei personaggi che si immaginano eterni. E io mio sono consolato pensando che la sua gloria nelle braccia del Signore sarà eterna e pacifica. Solo così si può colmare il vuoto».
Il necrologio per se stesso
L’ultima emozione regalata da Morricone è nelle sue ultime parole: un necrologio scritto dal compositore stesso, nei giorni difficili del ricovero al campus Bio-Medico di Roma, dopo il ricovero per la rottura del femore. Ve le riproponiamo qui, certi della loro intensità.
«Io, Ennio Morricone, sono morto. Lo annuncio così a tutti gli amici che mi sono stati sempre vicino e anche a quelli un po’ lontani, che saluto con grande affetto. Impossibile nominarli tutti. C’è solo una ragione che mi spinge a salutare tutti così e ad avere un funerale in forma privata: non voglio disturbare.
Saluto con tanto affetto Ines, Laura, Sara, Enzo e Norbert, per aver condiviso con me e la mia famiglia gran parte della mia vita. Voglio ricordare con amore le mie sorelle Adriana, Maria e Franca e i loro cari e far sapere loro quanto gli ho voluto bene. Un saluto pieno, intenso e profondo ai miei figli Marco, Alessandra, Andrea e Giovanni, mia nuora Monica, e ai miei nipoti Francesca, Valentina, Francesco e Luca. Spero che comprendano quanto li ho amati.
Per ultima Maria (ma non ultima). A lei rinnovo l’amore straordinario che ci ha tenuti insieme e che mi dispiace abbandonare. A lei il più doloroso addio».