In caso di lavoro irregolare è bene sottoscrivere un accordo transattivo con il lavoratore quantomeno per ridurre i rischi.
Per molto tempo, hai tenuto una colf in casa senza un regolare contratto di lavoro. Il rapporto sta per volgere al termine e vuoi ridurre il rischio legato al lavoro nero. Ti chiedi cosa puoi fare a tale fine. Purtroppo, è ancora molto diffuso, nel nostro Paese, il lavoro nero, ossia, lo svolgimento di attività di lavoro senza un regolare contratto di assunzione.
Il lavoro irregolare determina numerosi rischi per il datore di lavoro e per il lavoratore. Infatti, lavorare in nero significa omettere del tutto di pagare agli enti previdenziali i contributi previdenziali, oltre che porre in essere numerose infrazioni amministrative.
Cosa si può fare, allora, per ridurre tali rischi? Può essere utile una conciliazione con la colf in nero? Senza dubbio la firma di un accordo conciliativo in una sede protetta con la lavoratrice può ridurre l’esposizione del datore di lavoro anche se non può annullare del tutto la possibilità di ricevere sanzioni.
Cos’è il lavoro nero?
A differenza di altri contratti, che possono essere sottoscritti dalle parti senza rispettare particolari formalità e senza dover inviare alcuna comunicazione alle autorità pubbliche, il contratto di lavoro è fortemente regolato dalla legge.
Quando si firma la lettera di assunzione, infatti, scattano una serie di obblighi a carico del datore di lavoro il quale deve:
- comunicare l’assunzione agli enti competenti;
- consegnare al lavoratore un documento che riepiloga le condizioni di impiego;
- consegnare al dipendente la busta paga mensile;
- effettuare, sulla retribuzione erogata, le trattenute di legge per pagare i contributi previdenziali e le tasse;
- rispettare, nella gestione del rapporto di lavoro, i diritti minimi inderogabili del lavoratore previsti dalla legge e dai contratti collettivi di settore (orario di lavoro, malattia, maternità, infortunio, norme sul licenziamento, mansioni, trasferimento, etc.).
In particolare, quando si assume una badante o una colf, il datore di lavoro deve osservare tutte le incombenze che abbiamo indicato e deve erogare alla lavoratrice uno stipendio almeno pari ai minimi salariali previsti dalla contrattazione collettiva di settore (Ccnl lavoro domestico).
Il lavoro irregolare, detto anche lavoro nero, consiste nell’assunzione di un lavoratore senza rispettare le regole. Il rapporto di lavoro si costituisce con un accordo verbale ma non c’è nulla di scritto e non viene effettuata nessuna comunicazione agli enti preposti.
Lavoro nero: quali rischi?
Il lavoro irregolare espone sia il datore di lavoro che il lavoratore a dei rischi molto rilevanti. Innanzitutto, c’è il rischio di sanzioni amministrative che sono previste per il datore di lavoro che omette di effettuare la comunicazione obbligatoria di assunzione e la consegna mensile della busta paga al lavoratore.
Inoltre, Inps ed Inail possono agire contro il datore di lavoro per il pagamento dei contributi previdenziali che sono stati omessi a causa della natura irregolare del rapporto di lavoro.
Le sanzioni possono arrivare sino a euro 36mila.
Oltre ai rischi connessi all’attività ispettiva dei poteri pubblici, il datore di lavoro rischia anche di ricevere una vertenza dal lavoratore che potrebbe chiedere il pagamento di tutte le differenze retributive che gli sarebbero spettate se fosse stato assunto regolarmente e se fossero state rispettare le norme di legge e del Ccnl.
Ad esempio, il lavoratore potrebbe chiedere, tra le altre cose, il pagamento di:
- trattamento di fine rapporto;
- maggiorazioni per lavoro straordinario o festivo;
- tredicesima e quattordicesima;
- indennità di malattia;
- ferie maturate e non godute.
Conciliazione colf in nero
Il rischio connesso all’aver avuto una colf in nero alle proprie dipendenze non può essere azzerato del tutto ma può essere ridotto sottoscrivendo una conciliazione in sede protetta con la colf in nero.
La legge [1], infatti, permette al lavoratore di rinunciare a diritti inderogabili di legge e di Ccnl di fronte ad apposite sedi protette che hanno la funzione di assistere il dipendente e di fargli comprendere pienamente ciò che sta firmando e gli effetti della conciliazione.
Quando il rapporto con la colf in nero si chiude, le parti possono dunque recarsi presso un conciliatore sindacale per firmare un accordo conciliativo con il quale la colf rinuncia a far valere qualsiasi diritto connesso all’intercorso rapporto di lavoro.
In questo modo, la colf non potrà fare causa al datore di lavoro. Quest’ultimo, tuttavia, resta sempre esposto al rischio di azioni nei suoi confronti da parte di Inps e Inail in quanto la conciliazione con la colf non produce alcun effetto nei confronti dei predetti enti di previdenza ed assistenza.
note
[1] Art. 2113 cod. civ.