I favorevoli contestano il numero troppo basso di accessi consentiti. I contrari non mettono proprio il problema nella lista delle priorità e sono preoccupati.
La riapertura graduale degli stadi non piace a tutti. Anzi, c’è chi è proprio preoccupato. Il ritorno sugli spalti al massimo di mille tifosi spettatori, per il campionato di serie A, è stato annunciato due giorni fa dal Governo, a seguito di un incontro tra il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia e le Regioni. Fino al 7 ottobre, si lavorerà ad un piano condiviso.
Nel frattempo, le perplessità sono tante e ci si divide tra favorevoli e contrari senza soluzione di continuità. Solo che i favorevoli vorrebbero di più, mentre i contrari ritengono la riapertura evitabile.
Stamattina, il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina ha parlato di «segnale importante» ai microfoni di Radio Rai. Al tempo stesso, però, ha lasciato a intendere come il provvedimento non basti nemmeno a parlare di «riapertura graduale». «Il Paese sente l’esigenza di tornare alla normalità in tutti i settori – ha affermato Gravina – senza perdere di vista le regole di sicurezza. Ha bisogno di vivere emozioni e passioni. Mille spettatori sono davvero pochi, danno comunque un segnale importante, che deve essere esteso alla Serie B, alla C e ai dilettanti». Al massimo è un inizio, insomma.
Di tutt’altro avviso il coordinatore del Comitato tecnico scientifico (Cts) Agostino Miozzo, che proprio non contempla la riapertura degli stadi tra le priorità del momento. Lo ha dichiarato oggi, intervistato da Fiorenza Sarzanini del Corriere della Sera. «A chi preme per riaprire gli stadi vorrei ricordare le conseguenze drammatiche che ha avuto Atalanta-Valencia del 19 febbraio scorso. In questo momento abbiamo altre priorità, pensare di riempire gli spalti sarebbe una follia». Miozzo ritiene la riapertura un rischio, in termini di moltiplicazione dei contagi e diffusione del virus. Con tre ordini di problemi a renderla difficile.
«Il primo – spiega – è la vicinanza tra le persone, il momento in cui si esulta, quello in cui si protesta. Poi ci sono gli ingressi, quando ci si accalca alle biglietterie e ai varchi di accesso, e il deflusso. Aprire con più di mille spettatori è in questo particolare momento impensabile, il mondo del calcio è troppo importante per il nostro Paese, in previsione di una graduale apertura sarà necessario verificare gli effetti che questi eventi possono causare sulla curva e su quel maledetto indice di trasmissione Rt che a noi preme mantenere sotto controllo».
Tutti gli sforzi, in questo momento, secondo Miozzo, andrebbero indirizzati sulla riapertura in sicurezza delle scuole.