Covid: quanti asintomatici nel mondo


Un nuovo studio rivela che circa il 20% dei contagiati non manifesta sintomi tipici; la trasmissione presintomatica influisce sulla diffusione dell’epidemia.
In tempi di Coronavirus abbiamo imparato a fare i conti con una nuova e piuttosto sfuggente categoria di persone: gli asintomatici. È difficile riconoscerli proprio perché non presentano i sintomi tipici della malattia, come tosse, dolori e febbre. Eppure è importante individuarli perché gli esperti affermano che anch’essi sono in grado di trasmettere l’infezione di Covid-19.
Adesso, un nuovo studio scientifico, riportato in anteprima dalla nostra agenzia stampa Adnkronos Salute, ci dice che la percentuale dei “veri” asintomatici ammonta a circa il 20% dei contagiati, dunque uno su cinque degli infetti. E ci aiuta a capire che la trasmissione presintomatica del Sars-Cov2 può contribuire in modo significativo all’epidemia.
Il team di scienziati che ha calcolato questo dato appartiene all’Università di Berna, in Svizzera, e il lavoro è stato pubblicato sulla rivista ‘Plos Medicine’. L’indagine si basa sull’analisi dei dati di 79 studi già effettuati in precedenza e ha cercato di rispondere alla fatidica domanda: quanti sono gli asintomatici nel mondo?
È risultato che gli infetti inconsapevoli di esserlo sono una minoranza, ma non poi così piccola: il Covid-19 dà segni della sua presenza nella maggior parte delle persone che vengono a contatto con il virus ed infettate, ma gli asintomatici ‘autentici’ possono rappresentare circa il 20% dei contagiati, secondo i calcoli svolti dagli autori.
Gli esperti hanno tenuto presente il fatto che lo spettro completo dei sintomi e la distribuzione della gravità di Covid-19 «restano ancora non perfettamente chiari»: esiste, cioè, un quadro molto complesso e variegato, con alcune persone che «possono manifestare infezioni gravi che provocano polmonite virale, sindrome da distress respiratorio acuto e morte», mentre molte altre rimangono, invece, completamente asintomatiche oppure sviluppano «sintomi lievi e aspecifici»: sono i cosiddetti pausintomatici.
Per comprendere meglio il fenomeno e arrivare a stabilire le percentuali degli asintomatici sul totale – su cui ad oggi c’è disaccordo fra gli scienziati – i ricercatori svizzeri hanno sottoposto ad una «revisione sistematica» la letteratura scientifica prodotta tra marzo e giugno 2020. I 79 studi analizzati riportano dati empirici su 6.616 persone: al termine del lavoro, 1.287 di queste sono state definite asintomatiche.
Analizzando questi dati, gli esperti hanno stimato la percentuale di contagiati che non hanno mai sviluppato sintomi. Si è arrivati a constatare che «ogni persona infetta da Sars-CoV-2 è inizialmente asintomatica» ed in seguito la proporzione che svilupperà sintomi è stimata intorno all’80%.
«I risultati di questa revisione sistematica delle pubblicazioni di inizio pandemia suggeriscono che la maggior parte dei casi di Sars-CoV-2 non sono asintomatici durante il corso dell’infezione», segnalano gli esperti.
Tutto questo comporta – evidenziano gli autori – che «la trasmissione presintomatica può contribuire in modo significativo» allo sviluppo dell’epidemia di Covid-19. Questa affermazione è di grande valore poiché – osservano gli studiosi – «stime accurate delle vere infezioni asintomatiche e di quelle presintomatiche sono fondamentali per comprendere la trasmissione di Sars-CoV-2 a livello di popolazione e affinché si adottino strategie di salute pubblica adeguatamente personalizzate».
Così gli scienziati forniscono alcune indicazioni: la ricerca futura, suggeriscono, «dovrebbe includere studi longitudinali prospettici che documentino lo stato dei sintomi. È inoltre necessaria una migliore accuratezza dei test sierologici per ridurre il numero di falsi negativi». Ma in ogni caso – avvertono – per combattere la trasmissione del virus «continueranno a essere necessarie misure di prevenzione combinate, con una migliore igiene delle mani e delle vie respiratorie, un’attività di test e tracciamento, strategie di isolamento e distanziamento sociale».
La gente viaggia tranquillamente e non si mette neppure in autoisolamento con il rischio di infettare amici e parenti… Alcuni miei amici sono andati con le famiglie fuori regione. Poi, al loro rientro, invece, si sono fatti il tampone e sono risultati positivi…erano asintomatici. Ma dico io, era proprio necessario andare a farsi la vacanza fuori? Altri sono andati all’estero proprio negli stati in cui c’era l’allarme covid…Ritengo che si tratti di gente davvero irresponsabile