Alcuni istituti privati stanno cercando di organizzarsi per tempo, in previsione di un nuovo lockdown: ai genitori chiedono di pagare la retta integralmente anche in caso di sospensione delle lezioni.
Le chiamano «clausole Covid»: sostanzialmente, si tratta di far pagare per intero ai genitori la retta della scuola dell’infanzia, primaria o secondaria privata anche qualora chiuda per un’improvvisa escalation dei contagi. Chi non accetta non ha altra scelta che ritirare il proprio figlio e mandarlo in un altro istituto.
Tante le segnalazioni arrivate all’Unione nazionale dei consumatori, tutte da istituti scolastici privati. L’associazione definisce il fatto come «molto grave». «La cosiddetta clausola Covid – si legge sul portale dell’associazione – ha suscitato naturalmente parecchi malumori perché mette le famiglie, già duramente provate dalla crisi, il lockdown e il clima di incertezza, in grave difficoltà. Senza contare che costituisce un pericoloso precedente che potrebbe essere emulato da altre realtà come le palestre, le scuole di musica, di lingue o di cucina che potrebbero tentare di riservarsi il diritto di richiedere il canone anche in caso di sospensione delle attività».
Secondo il presidente Massimiliano Dona, si tratta di una clausola priva di valore dal punto di vista legale, quindi illegittima: «Le regole del diritto prevedono che se un fornitore non sia più in grado di offrire la prestazione, questi abbia l’onere di rimborsare (in tutto o in parte) il pagamento ricevuto», sostiene Dona.
Le scuole, quindi, non potrebbero reclamare la retta per intero, anche se i genitori hanno firmato la clausola Covid. Secondo l’Unione nazionale consumatori, che sta valutando la strada di eventuali azioni legali, la quota potrebbe essere rimodulata nel caso in cui le lezioni proseguissero nella modalità della didattica a distanza.
Intanto, comunque, dato che al momento non è previsto un nuovo lockdown, il genitore che abbia sottoscritto un tale accordo deve continuare a mandare i figli a scuola tranquillamente, senza preoccuparsi. Se il problema dovesse porsi, perché i contagi tornerebbero a salire al punto tale da blindarci di nuovo, l’Unione nazionale consumatori ritiene che «la clausola vessatoria non avrà effetto. Il cliente può averla firmata anche 50 volte, ma se viene accertato lo squilibrio, il contratto rimane valido a eccezione dell’articolo che contiene le condizioni a sfavore del consumatore». Legittimo, invece, chiedere un pagamento calmierato per la continuazione delle attività scolastiche da remoto, se davvero dovesse esserci un nuovo lockdown.