Riforma ammortizzatori sociali: cosa vuole fare il Governo


Potenziamento della formazione accanto al sostegno al reddito. Verso la proroga della cassa integrazione Covid per i settori in difficoltà.
Non solo sussidi, ma anche formazione. Viaggia su questo doppio binario la riforma degli ammortizzatori sociali che il Governo ha in mente di attuare nei prossimi mesi. Non basta, secondo l’Esecutivo, prendere atto del fatto che un’azienda è in difficoltà e pagare la cassa integrazione ai lavoratori fin quando si può: ci devono essere degli strumenti che, da una parte, mettano gli imprenditori nelle condizioni di uscire da una temporanea situazione di crisi e, dall’altra, che garantiscano il futuro dei lavoratori.
L’idea, secondo le prime indiscrezioni, è quella di mettere in piedi un sistema che si adegui alla gravità della situazione in cui versa l’azienda. Nel caso in cui, ad esempio, un’azienda sia in difficoltà momentanea e una nuova riorganizzazione interna possa aiutare la ripresa dell’attività, lo Stato interverrebbe, oltre che con un sussidio, con un processo di riqualificazione del personale, che in questo modo potrebbe mantenere il posto di lavoro. Se, invece, l’azienda si avvia verso la chiusura, allo strumento di sostegno al reddito verrebbe affiancato un altro tipo di percorso, vale a dire quello della formazione professionale del lavoratore in base alle sue capacità per aiutarlo a trovare un’occupazione altrove.
Sempre a proposito di ammortizzatori sociali, e a breve termine, il Governo pensa di mantenere la cassa integrazione Covid almeno fino alla fine dell’anno, con nove settimane a carico dello Stato ed altre nove con un contributo dell’azienda interessata. E si dice «almeno», perché non si esclude che il trattamento venga prorogato anche nel 2021 per i settori maggiormente colpiti dalla crisi provocata dal coronavirus, come quelli del turismo, delle fiere o del trasporto aereo.
Si attende, intanto, di capire se verrà confermata la proroga dello stato di emergenza dal 15 ottobre. In questo caso, si interverrebbe anche sullo smart working, che continuerebbe alle stesse attuali condizioni, e sull’eventuale prolungamento del divieto dei licenziamenti.