Veranda sul balcone: va chiesto il permesso al Comune


Il Consiglio di Stato ribadisce il vincolo: l’opera comporta un aumento della volumetria e una modifica del prospetto.
Per fare una veranda sul balcone serve il permesso di costruire. Lo ha ribadito il Consiglio di Stato con una recente sentenza [1] secondo cui l’opera comporta una variazione planovolumetrica ed architettonica dell’immobile in cui viene realizzata.
Il Consiglio di Stato conferma in questo modo quanto già stabilito in passato dalla giurisprudenza: la veranda è una struttura fissata in maniera stabile al pavimento e comporta la chiusura di una parte o di tutto il balcone. Di conseguenza, la volumetria aumenta (indipendentemente dal materiale utilizzato) ed il prospetto dell’edificio viene modificato. Da qui, l’esigenza di dover richiedere il permesso di costruire al Comune.
I giudici amministrativi ritengono che una veranda non possa essere ritenuta una pertinenza in quanto, chiudendo in tutto o in parte il balcone, ne viene fuori un nuovo locale che può essere utilizzato in maniera autonoma e che modifica la sagoma del fabbricato, il suo volume e la sua superficie. Secondo la sentenza, l’opera «ha un proprio impatto paesaggistico e, come tale, oltre ad esser un intervento ampliativo di ristrutturazione è pure un manufatto edilizio equivalente ai fini della doverosa autorizzazione paesaggistica».
La realizzazione di una veranda sul balcone senza il dovuto permesso di costruire può comportare un’incriminazione penale per il reato di abuso edilizio con conseguente ordine di demolizione dell’opera.
note
[1] Cons. Stato sent. n. 5446/2020 del 15.09.2020.