Tra le intenzioni del Governo ci sarebbe anche quella di imporre il download del programma ai cittadini.
Non si è parlato dell’app Immuni, all’ultima conferenza stampa in diretta nazionale di Giuseppe Conte, convocata domenica sera per illustrare le ultime restrizioni per arginare la pandemia di Coronavirus. Il Dpcm fresco di presentazione, però, ne parla eccome, in due punti diversi del provvedimento.
In primis, il testo prevede che l’uso dell’applicazione diventi obbligatorio per le Aziende sanitarie locali. È messo nero su bianco nel decreto, che prescrive all’operatore sanitario di caricare il codice chiave in presenza di un caso di positività. Il che può essere fatto soltanto attraverso l’app Immuni.
Concretamente, quando dal tampone eseguito dal personale Asl si scopre che un utente che ha l’app Immuni è positivo e accetta di darne notizia, si carica nel sistema centrale di Immuni il codice che l’applicazione genera. L’onere è dell’operatore sanitario del Dipartimento di prevenzione delle Asl, chiamate anche Usl o Ats in alcune regioni. Non è una vera e propria novità: ne parlava già una circolare del ministero della Salute risalente a maggio.
Il cambiamento vero, invece, se corrispondesse a realtà quanto riporta oggi il quotidiano La Stampa, sarebbe l’obbligo di scaricare l’app per i cittadini. Pare che l’Esecutivo sarebbe orientato su questa strada, ma c’è almeno un problema: a fronte dei circa nove milioni di italiani che sono attualmente dotati di Immuni, ancora in tanti, anche volendo, non possono scaricarla.
Per esempio, chi ha un iPhone 6 o uno smartphone Apple più vecchio del 2015 non può eseguire l’aggiornamento necessario al download dell’app: bloccati in partenza. Quindi, se fosse vera l’introduzione dell’obbligo, come si potrebbe risolvere l’impasse tecnologica? Non è chiaro. Potrebbe essere incentivato l’acquisto di cellulari di ultima generazione o messa a disposizione un’altra versione dell’app. Resterebbe comunque la difficoltà di monitorare il rispetto dell’obbligo.