Spesso, l’ambiente di lavoro è fonte di frustrazione e di disagio per il lavoratore.
Da un po’ di tempo hai notato che i tuoi colleghi hanno cambiato atteggiamento nei tuoi confronti. Vieni sistematicamente escluso dalle riunioni e, in pausa pranzo, sei costretto a mangiare da solo. La tua capacità professionale viene frequentemente sminuita. Ricevi rimproveri continui e gratuiti. Ti senti vessato ed isolato. Vuoi sapere cosa puoi fare per tutelare i tuoi diritti.
Non sempre l’ambiente di lavoro è fonte di soddisfazione e di successo per la persona. Spesso, infatti, nel mondo del lavoro, si innescano delle dinamiche relazionali patologiche tra superiori gerarchici e lavoratori oppure tra colleghi pari-ordinati. Ciò avviene, ad esempio, quando un lavoratore è oggetto di vessazioni e angherie sul posto di lavoro. Che cosa fare in questi casi? Come tutelarsi dalle vessazioni sul lavoro?
La legge pone a carico del datore di lavoro l’obbligo di assicurare ai lavoratori un ambiente di lavoro sano, scevro da rischi per la loro salute e sicurezza. Proprio per questo, se il lavoratore viene sistematicamente vessato e sviluppa un danno risarcibile, può chiedere il risarcimento al datore di lavoro.
Indice
Obbligo di sicurezza: cosa si intende?
Spesso, si pensa che i rischi derivanti dal luogo di lavoro siano solo gli infortuni e le malattie professionali.
Siamo, infatti, portati ad immaginare come rischiose e lesive della salute del lavoratore solo quelle attività che possono mettere in pericolo la salute fisica del dipendente. In realtà, l’ambiente di lavoro, spesso, non è solo fonte di rischi per la salute fisica del lavoratore ma anche per la sua salute psicologica.
Il datore di lavoro è considerato dalla legge il garante della salute e sicurezza dei dipendenti nei luoghi di lavoro [1]. Per questo, egli deve valutare tutti i rischi presenti nel luogo di lavoro e adottare tutte le misure necessarie per evitare che dall’ambiente di lavoro possano discendere delle lesioni della salute psico-fisica del dipendente.
Rientra tra questi obblighi anche la valutazione dei rischi ambientali e relazionali, come il rischio da stress lavoro-correlato e da mobbing.
Vessazioni sul lavoro: cosa fare?
Come abbiamo detto, spesso, la principale minaccia per la salute del dipendente non è determinata dal rischio di cadere o di farsi male sul lavoro ma deriva dai comportamenti assunti dai superiori gerarchici o dai colleghi che possono, attraverso vessazioni, angherie, insulti e sottovalutazione, arrecare un danno al lavoratore che ne è vittima.
In alcuni casi, le condotte poste in essere dal superiore gerarchico o dai colleghi assumono i caratteri del mobbing. Ciò avviene quando le vessazioni perdurano per un arco di tempo prolungato e sono finalizzate ad estromettere il dipendente dal contesto aziendale. In questi casi, il lavoratore può, innanzitutto, rivolgersi al datore di lavoro e far presente la problematica che sta vivendo, chiedendo che venga immediatamente cessata la pratica del mobbing a tutela della propria salute.
Vessazioni sul lavoro: il danno risarcibile
Se, tuttavia, il datore di lavoro non pone rimedio alla situazione prospettata dal dipendente si può ipotizzare una responsabilità risarcitoria in capo all’azienda.
Essere vittima di vessazioni e mobbing, infatti, può determinare una lesione permanente all’integrità psicofisica del dipendente (danno biologico).
Occorre, infatti, considerare che chi subisce un simile trattamento può sviluppare patologie fisiche come:
- colon irritabile;
- tachicardia e innalzamento della pressione arteriosa;
- problemi respiratori;
- problemi allo stomaco;
- patologie dermatologiche.
Inoltre, l’esposizione a vessazioni ed angherie produce patologie psico-sociali come:
- disturbi del panico;
- ansia;
- depressione;
- isolamento;
- insonnia.
Il lavoratore che abbia riportato un peggioramento del proprio stato di salute a causa delle vessazioni subite può rivolgersi ad un medico-legale e sottoporsi ad una perizia medico-legale volta a quantificare la percentuale di danno biologico subito.
Attraverso le tabelle redatte dai Tribunali di Roma e Milano è possibile quantificare economicamente la lesione subita. Infatti, attraverso tali tabelle, il danno biologico viene quantificato sotto il profilo economico attraverso criteri come:
- la percentuale di danno biologico;
- l’età anagrafica del danneggiato.
Se il datore di lavoro non ha adempiuto al suo obbligo di sicurezza e ha, di fatto, posto le condizioni affinché le condotte mobbizzanti potessero realizzarsi, il lavoratore potrà chiedere il risarcimento del danno all’azienda.
note
[1] Art. 2087 cod. civ.