Il Movimento non ha ancora trovato un gruppo parlamentare a cui iscriversi e adesso si spiega anche perché i Verdi hanno detto «no grazie».
Niente: il Movimento 5 Stelle un’alleanza in Europa, al momento, non ce l’ha. E questo è un problema, se si vuole contare qualcosa dentro al Parlamento di Bruxelles. Le elezioni, ormai, sono lontane nel tempo: la nuova legislatura è iniziata a maggio 2019, ma per i grillini continua ancora la ricerca di un gruppo politico con cui fare quadrato all’emiciclo Ue.
Oggi, l’Adnkronos ha pubblicato stralci di un documento in cui si spiega perché i Verdi europei non hanno accettato il matrimonio con i Cinque Stelle: colpa del loro deficit di democrazia interno. Un aspetto che sta molto a cuore agli ambientalisti europei, che non si interessano solo di cambiamento climatico e difesa del pianeta.
«Per noi è molto importante la democrazia interna alle forze politiche – ha spiegato all’agenzia di stampa la verde Ue Alexandra Geese – abbiamo fatto un’indagine su come funziona il M5S e siamo giunti alla conclusione che la democrazia interna al M5S non è sufficiente o abbastanza trasparente».
A non piacere ai Verdi europei è soprattutto il sistema decisionale pentastellato, forgiato sulla piattaforma Rousseau. «Non ci convinceva per una serie di motivi, a partire dalle obiezioni sollevate dal Garante per la Privacy e dal ruolo poco chiaro di Casaleggio. Tutto ciò ha pesato sulla decisione di non accoglierli nel gruppo».
Quindi, che si fa? Come prosegue la ricerca a cinque stelle di un posto al sole in Europa? Si è parlato, in questi giorni, di trattative con i macroniani di Renew e il Pse. Nessuna novità, per ora. Intanto, però, c’è aria di crisi e tensione palpabile dentro l’M5S Europa. Tant’è che una deputata, intervistata dal Corriere della Sera, ha ventilato l’ipotesi scissione. Rischio più che concreto anche sul suolo nazionale (per approfondire leggi qui: M5S nella bufera, verso la scissione).