Covid: fissato il costo dei tamponi rapidi


Dal decreto Ristori 30 milioni di euro per fornire a medici e pediatri 2 milioni di test veloci da eseguire tra novembre e dicembre. Ma ci sono proteste.
Non più di 15 euro. Tanto deve costare fare un tampone antigenico rapido per sapere se si è stati contagiati dal Covid. Lo stabilisce il decreto Ristori, entrato in vigore ieri ed ora al Senato per il primo giro di discussioni e di eventuali modifiche in vista della sua conversione in legge (a meno che, visti i tempi ridotti, venga inserito direttamente nella legge di Bilancio).
Il decreto approvato mercoledì scorso garantisce l’arrivo entro dicembre di 2 milioni di tamponi rapidi che, come spiegato nella relazione tecnica allegata, prevedono «limitatamente al bimestre novembre-dicembre» oneri «pari a 30 milioni di euro».
Tuttavia, sulla somministrazione dei tamponi rapidi è in corso un’aspra polemica che potrebbe creare qualche problema operativo. Questi test, secondo un accordo appena siglato tra Governo e sindacati, dovrebbero essere effettuati dai medici di famiglia e dai pediatri nei loro studi o, se le condizioni non lo consentono, nelle aree attrezzate messe a disposizione dalle Asl. I beneficiari sono i cittadini che hanno avuto dei contatti stretti con persone positive al Covid ma asintomatiche, che devono essere visitati ma destano qualche sospetto di contagio e che hanno fatto 10 giorni di isolamento.
Tuttavia, questo accordo non ha avuto il consenso dei quattro sindacati interessati: solo due di loro ci hanno messo la firma. Il problema, secondo gli altri due sindacati, è che molti studi medici non sono idonei ad eseguire questo tipo di pratica perché di dimensioni ridotte, con una sola porta per entrare ed uscire e senza un’area dedicata che renda la procedura più sicura per medici e pediatri.