Conto corrente cointestato genitore figlio unico


Come funziona un rapporto bancario in comune, a chi appartengono le somme depositate e come ci si regola in fase di successione ereditaria.
Il conto corrente bancario prevede che il correntista possa depositare le somme di sua appartenenza presso l’istituto con il quale ha sottoscritto questo contratto. Quindi, attraverso tale strumento, l’intestatario può governare, ad esempio, i pagamenti inerenti alla famiglia (addebito delle utenze, imputazione della rata dell’auto, ecc) così come gli incassi relativi alla propria attività lavorativa. A volte, però capita che gli intestatari siano due. Un padre anziano, infatti, potrebbe avere l’esigenza di un aiuto nella gestione del proprio denaro. Per questo motivo, potrebbe decidere di costituire un rapporto bancario in comune con il figlio. Ecco perché, in questo articolo, parleremo del caso del conto corrente cointestato tra genitore e figlio unico.
In verità, è assai frequente l’apertura di un rapporto bancario con più titolari e sono vari i motivi per cui le parti interessate decidono in tal senso. Pertanto, sembra opportuno rispondere alle seguenti domande. Come si caratterizza l’operatività di un conto corrente cointestato? A chi appartengono le somme depositate? Cosa accade alla morte del genitore cointestatario? Non ti resta che proseguire nella lettura per trovare le risposte.
Indice
Conto corrente cointestato: l’operatività
Nelle modalità con le quali si opera sul conto, la cointestazione di un rapporto bancario si può distinguere in vari modi:
- a firma congiunta. In questo caso, i titolari non possono, ad esempio, eseguire un bonifico o prelevare allo sportello senza l’autorizzazione di tutti i correntisti;
- a firma disgiunta. In tale ipotesi, gli intestatari possono prelevare dal conto senza alcuna autorizzazione degli altri e senza che la banca possa opporre alcun ostacolo. Si può, infatti, prevedere che entro un certo limite o valore, l’operazione possa essere disposta da ciascun titolare, senza la firma dell’altro.
C’è da dire che la circostanza più frequente è quella del rapporto in comune a firma disgiunta. In tale condizione, infatti, è possibile godere appieno dei vantaggi della cointestazione. Questa, infatti, viene utilizzata dalla coppia sposata per gestire in autonomia il patrimonio liquido familiare. Oppure, l’apertura di un conto cointestato viene adottata dal genitore anziano che ha necessità di essere aiutato dal figlio unico per i pagamenti e i prelievi. In queste, come nelle altre ipotesi, ci si chiede, però a chi appartengano le somme depositate.
Conto corrente cointestato: di chi sono i soldi?
La regola ricavabile dalla legge in materia, dice che le somme depositate su un conto corrente cointestato appartengono in parti uguali ai vari titolari, salva la prova contraria. Si tratta, evidentemente, di un precetto che è applicabile nei rapporti interni tra i vari titolari. Ragion per cui, se uno dei correntisti è in grado di dimostrare che il denaro depositato era di sua esclusiva provenienza e che il suo versamento non era caratterizzato dal desiderio di donare le somme in questione, questi potrà pretenderne la restituzione qualora sia stato indebitamente prelevato dall’altro cointestatario. Il principio appena descritto è molto importante.
Un coniuge ha incrementato, in via esclusiva, il rapporto bancario in comune attraverso l’accredito costante del proprio stipendio. Al momento della separazione legale con il partner, potrà ottenere il giusto riconoscimento sul saldo presente sul conto.
Nell’ipotesi appena riportata, il soggetto interessato ha la possibilità di superare la presunzione di contitolarità sul denaro presente sul conto. Per farlo, occorre dimostrare che le somme costituenti il saldo del rapporto non appartenevano, in parti uguali, ai cointestatari. Ciò può avvenire, ad esempio, verificando con l’estratto la provenienza delle entrate.
Conto corrente cointestato: cosa accade alla morte del genitore?
La morte del genitore cointestatario di un conto a firma disgiunta determina l’apertura della successione sul saldo presente, ma anche l’eventuale ricalcolo delle operazioni eseguite in pendenza del rapporto bancario. Potrebbe trattarsi, infatti, di un conto alimentato unicamente dal genitore defunto e aperto da quest’ultimo soltanto per essere aiutato dal figlio e non certo con l’intenzione di donargli le somme versate. Se ciò dovese corrispondere al tuo caso e sei un altro erede (ad esempio, il coniuge superstite oppure un altro figlio):
- puoi pretendere che l’intero saldo del conto, e non solo il 50%, sia diviso secondo le quote previste dalla legge tra i vari eredi;
- puoi agire in restituzione nei confronti del cointestatario, se dimostri che questi ha prelevato delle somme evidentemente non proprie. In tal caso, infatti, le avrebbe sottratte indebitamente a un saldo a lui non appartenente, ma sul quale aveva la facoltà di operare.
Conto cointestato con il figlio unico erede e morte del genitore
La presenza di un unico figlio, accompagnata dalla mancanza di un altro erede necessario come il coniuge superstite o di un testamento che lascia parte dell’eredità ad un lontano parente, semplifica enormemente la vicenda in esame. In tal caso, infatti, il figlio, contitolare del rapporto bancario, sarà l’unico erede del saldo del conto cointestato col padre o la madre; il fatto che lo stesso sia stato alimentato esclusivamente dal proprio genitore, non avrà alcuna rilevanza.
Pertanto, al figlio non resterà che prelevare l’importo in esame o attraverso il bancomat oppure disponendo un bonifico o, qualora la banca avesse bloccato il 50% del saldo, all’esito ed esibizione della dichiarazione di successione.