Distribuzione delle dosi: le previsioni di AstraZeneca, multinazionale che sta lavorando con l’italiana Irbm alla terapia immunizzante contro il Coronavirus.
La tabella di marcia è la seguente: fine della sperimentazione entro novembre 2020, inizio della distribuzione a cavallo tra i due anni e in fase avanzata a marzo 2021. Questa, se tutto va bene, la tempistica per il vaccino di AstraZeneca, multinazionale americana che sta lavorando alla produzione del siero anti-Covid al fianco dell’Università di Oxford e dell’azienda italiana Irbm di Pomezia.
Il preparato artificiale, che si spera sia in grado di dare l’immunità dall’infezione che ha cambiato la vita del mondo, avrà copertura globale, assicurano da AstraZeneca. Le scadenze che il produttore si è dato sono vicine, ma intanto bisogna stringere i denti.
«Sarà un inverno duro e non possiamo pensare di tornare alla vita di prima», ha detto Josep Baselga, direttore dell’area Ricerca e sviluppo oncologico di AstraZeneca, in un’intervista alla radio catalana Rac1. Non è l’unico fronte su cui si concentra la multinazionale; mentre tutti vedono nel vaccino la fine dell’incubo, Baselga è invece convinto che «aiuterà, ma non è l’unica soluzione». Per questo AstraZeneca sta studiando anche un «trattamento con anticorpi monoclonali».
Per ora, tutto procede bene. «Non ci sono evidenze che facciano pensare a controindicazioni dal punto di vista delle età e delle patologie», conferma Piero Di Lorenzo, presidente e amministratore delegato di Irbm Pomezia, intervistato da Radio Cusano Campus.
A proposito di età, pochi giorni fa il Financial Times dava la notizia di una buona risposta immunitaria scatenata dal vaccino, in particolare in pazienti anziani, nell’ultima fase della sperimentazione. Di Lorenzo ne parla come di «un’indiscrezione perché sulla fase tre non è stato ancora pubblicato nulla, ma è vero che nella pubblicazione dei dati di fase 1 su Lancet era stato messo un accento proprio sulla capacità del candidato vaccino di immunizzare in maniera importante».
Sul punto, non commenta oltre. Preferisce spiegare cosa dovrebbe accadere concretamente, nei suoi piani e in quelli di chi sta lavorando al vaccino.
«Ci aspettiamo – prosegue il numero uno di Irbm – che alla fine di novembre possa essere conclusa la fase 3 della sperimentazione clinica, a quel punto la parola passerà alle agenzie regolatorie. I tempi che possono essere accorciati sono quelli della burocrazia, non quelli dei controlli scientifici: per questo il vaccino sarà sicuro. Nella migliore delle ipotesi prime 30 milioni di dosi all’Ue entro fine anno, se sarà dicembre o gennaio cambia poco».