Covid: dove e quando può scattare il lockdown


Oggi, dovrebbe chiudersi la discussione sul Dpcm, in arrivo stasera o al massimo domani. A rischio Lombardia e Piemonte. Ancora nessun accordo sul coprifuoco.
La partita decisiva si gioca oggi. Dal nuovo vertice con i capi delegazione convocato da Giuseppe Conte e da quello previsto con i governatori usciranno i dettagli del Dpcm anti-Covid che il premier firmerà tra questa sera (più probabilmente) o al massimo domani. Un ruolo fondamentale ce l’avrà il monitoraggio dei dati sui contagi che la Protezione civile metterà nel pomeriggio sul tavolo del ministero della Salute: se non ci sarà un segnale di flessione, si adotteranno misure rigide a livello nazionale e drastiche in alcune regioni.
Roberto Speranza, spalleggiato dal Pd, vorrebbe introdurre delle zone rosse in diversi punti del Paese già da questa sera, ma i presidenti delle Regioni ed una parte del Governo preferirebbero attendere il report settimanale di venerdì sull’andamento della pandemia.
In base al discorso che ieri il premier ha rivolto al Parlamento, e tenendo conto della possibilità di chiudere le zone con l’indice Rt di trasmissibilità del Covid più alto, sono soprattutto due i territori che rischiano il lockdown: Lombardia e Piemonte. Entrambe le regioni hanno l’Rt sopra quota 2, il che le collocherebbe nel più critico dei tre livelli di intervento citati da Conte. Ma anche la Calabria è a rischio. La situazione più complicata resta quella lombarda. I medici milanesi hanno chiesto la chiusura immediata e totale della città, vista l’enorme pressione a cui è sottoposto il sistema sanitario locale. Ma sia il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, sia il governatore lombardo, Attilio Fontana, non ritengono sia necessario il lockdown né per il capoluogo né per la regione. Anche questo nodo verrà sciolto nelle prossime ore.
Quello che appare più sicuro è che la Lombardia sarà una delle regioni in cui verranno chiusi i confini con il nuovo Dpcm. Lo stesso si attende per Piemonte e Calabria, ma non è detto che altri territori non debbano restare isolati. Per entrare e uscire da queste regioni ci vorrà l’autocertificazione e un valido motivo di lavoro, di salute o di emergenza.
L’altro punto controverso che dovrà essere deciso oggi è quello che riguarda il coprifuoco. Ed anche in questo caso le idee sono alquanto confuse nella maggioranza. Conte, appoggiato da Italia Viva, vorrebbe evitare «forzature non necessarie», e quindi sarebbe dell’idea di obbligare gli italiani a non uscire di casa dopo le 22 o le 23. L’ala dura del Governo, però (il ministro Speranza e il Pd) puntano sull’anticipo dell’orario: le 18, massimo le 20. «Farlo dopo – dicono – non ha alcun senso». Come a dire: se si vuole togliere la gente dalle strade, bisogna farlo quando di gente ce n’è, non quando ormai stanno andando quasi tutti a letto. Per ora, è stata trovata la mediazione del coprifuoco alle 21. Ma non è detto che sia l’ultima versione di un Dpcm che mai come questa volta ci ha messo così tanto a vedere la luce.