Separazione e divorzio: quali sono i contributi economici a cui ha diritto l’ex coniuge?
Tua moglie ha chiesto la separazione dopo anni di litigi e discussioni infinite. Tu non sei affatto d’accordo e le hai proposto di fare un viaggio insieme, ma lei è irremovibile e ha preso la sua decisione. Ora, però, sei preoccupato della situazione. Tua moglie non lavora e avete due bambini piccoli, rispettivamente di 5 e 8 anni. Il giudice, sicuramente, ti obbligherà a corrispondere un assegno periodico e dovrai trasferirti in un’altra casa in affitto.
In questo articolo faremo il punto della situazione su mantenimento e assegno divorzile: quale differenza? Spesso, infatti, si pensa erroneamente che si tratti della stessa cosa, in realtà sono due contributi economici differenti. Il primo è dovuto in caso di separazione, ossia durante la fase transitoria in cui i coniugi vengono autorizzati dal giudice a vivere in due abitazioni diverse, il secondo, invece, spetta quando il matrimonio è finito definitivamente. Ma scendiamo più nel dettaglio e cerchiamo di chiarire la questione una volta per tutte.
Indice
Cos’è il mantenimento?
Quando una coppia si separa, il coniuge economicamente più debole può aver diritto a ricevere un assegno periodico necessario per godere dello stesso tenore di vita che aveva durante il matrimonio. Se le parti non raggiungono un accordo in tal senso, devono rivolgersi al giudice, il quale dovrà decidere l’entità del contributo economico da corrispondere mensilmente. Tale somma di denaro è nota come assegno di mantenimento ed è finalizzato ad equiparare la sproporzione di reddito che viene a crearsi tra i coniugi dopo la separazione.
Facciamo un esempio.
Carlo e Ludovica hanno deciso di separarsi. Lui lavora come impiegato in banca, mentre lei è casalinga. Entrambi sono genitori del piccolo Andrea di 7 anni. All’udienza di separazione, il giudice pone a carico di Carlo l’obbligo di corrispondere un assegno mensile di 600 euro, di cui 200 alla moglie Ludovica e 300 euro al figlioletto Andrea.
Come puoi notare, il dovere di assistenza materiale non viene meno con la separazione che rappresenta una fase meramente transitoria. Tuttavia, il coniuge che necessita del contributo economico in questione deve farne richiesta nella domanda di separazione, non deve subire l’addebito (cioè la colpa per la fine del matrimonio) e, soprattutto, non deve avere redditi propri.
Per quanto riguarda il mantenimento dei figli, invece, il giudice deve prendere in considerazione:
- le attuali esigenze del figlio e il tenore di vita goduto durante la convivenza con i genitori;
- la permanenza del minore presso ciascun genitore;
- situazione reddituale sia del padre che della madre e la valenza economica dei compiti domestici e di cura assunti da ognuno.
Naturalmente, il coniuge obbligato al pagamento deve avere i mezzi economici adeguati a corrispondere l’assegno.
Cos’è l’assegno divorzile?
L’assegno di divorzio è una misura assistenziale che il giudice può riconoscere all’ex coniuge che dopo la fine del matrimonio non abbia i mezzi necessari per il proprio sostentamento né può procurarseli per ragioni oggettive. Pensa, ad esempio, alla moglie che non ha mai lavorato per dedicarsi alla casa e alla crescita dei figli.
L’assegno divorzile può essere corrisposto mensilmente oppure in un’unica soluzione (se ritenuta equa dal tribunale) con la conseguenza che, in quest’ultimo caso, l’ex coniuge beneficiario non potrà chiedere altri contributi in futuro.
Per calcolare l’ammontare dell’assegno si prendono in considerazione diversi parametri; in particolare:
- i motivi che hanno portato alla rottura definitiva tra marito e moglie;
- il contributo fornito da ciascun coniuge e i redditi personali;
- la durata del matrimonio;
- l’età del richiedente e le ragioni che non gli permettono di essere economicamente autosufficiente. Tale aspetto viene valutato in base al possesso di redditi o di cespiti patrimoniali mobiliari e/o immobiliari, alla capacità di lavoro e alla disponibilità di una abitazione.
Mantenimento e assegno divorzile: quale differenza?
Fatta una panoramica generale, vediamo adesso di tirare le somme sulle principali differenze sussistenti tra i due contributi economici in questione.
Ebbene, mentre l’assegno di mantenimento è disposto a seguito della separazione personale dei coniugi, quello divorzile viene fissato dal giudice con la pronuncia di divorzio che segna la fine definitiva del matrimonio. Lo scopo è chiaramente diverso: il mantenimento è finalizzato ad eliminare l’eventuale sproporzione di reddito esistente e ad assicurare alla parte economicamente più debole il medesimo tenore di vita goduto in costanza di matrimonio.
L’assegno divorzile, invece, prescinde dal tenore di vita in quanto si tratta di una misura assistenziale volta a garantire all’ex privo di mezzi una vita dignitosa. Ne consegue che se l’ex coniuge ha un reddito basso, ma riesce comunque a provvedere al proprio sostentamento allora non avrà diritto a percepire alcun assegno.
Ti faccio altri due esempi.
Benedetta e Marco sono una coppia di coniugi. Lei lavora part-time e percepisce uno stipendio di 500 euro, lui, invece, è dipendente di una multinazionale con una retribuzione netta mensile di 3500 euro. Decidono di separarsi e il giudice impone a Marco di corrispondere alla moglie un assegno di mantenimento di circa 1000 euro al mese.
Tiziano e Flavia si sposano e quest’ultima decide di lasciare il lavoro per dedicarsi alla crescita dei due figli. Dopo circa 20 anni di matrimonio, la coppia divorzia e Flavia si ritrova cinquantenne e senza un lavoro. Per tale ragione, il giudice le riconosce un assegno divorzile di 500 euro che Tiziano dovrà corrisponderle ogni mese.
Come puoi notare, nel primo esempio ciascuno coniuge mantiene più o meno il medesimo tenore di vita che aveva durante il matrimonio. Nel secondo esempio, invece, l’ex coniuge non indipendente dal punto di vista economico ha diritto solo ad un contributo che gli assicuri il necessario per vivere.